10. Volevano tenermi lontana

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La pioggia manifestava il suo stato interiore. Ferma sul confine del sentiero, Cinque non faceva altro che mordicchiarsi le labbra e rimuginare sulla sua decisione.

Aveva lasciato passare un paio di giorni, osservando il comportamento di Madre e delle sorelle per sviluppare una strategia. Scoprire dove tenevano Garrett non era stato difficile e il problema maggiore restava la costante presenza di Uno alle sue spalle; non voleva lasciarla in pace, come se si aspettasse che Cinque avrebbe fatto qualcosa di sbagliato da un momento all'altro.

Così aveva aspettato, agendo come suo solito per smettere di attirare l'attenzione delle altre sorelle.

Avevano portato Otto nel buco nella terra dove era rinchiuso il mezzo elfo e dopo poco ne era uscita guarita, le ustioni solo flebili segni sulla pelle. Tre ne era rimasta entusiasta e non faceva altro che correre avanti e indietro con nuove erbe tra le mani, sparendo per ore nel buco.

Madre doveva aver in mente qualcosa, era ovvio, e Cinque avrebbe scommesso che il suo intento era quello di sfruttare a pieno le conoscenze di Garrett. Inoltre, tenere prigioniero qualcuno in grado di curare all'istante ogni tipo di ferita sarebbe stato molto utile per le battaglie future.

Ferma nella sua posizione di sentinella, Cinque si era ormai persa a fissare la pioggia fitta che batteva inesorabile sulla via di terra battuta. Si erano formate parecchie pozzanghere e il cielo scuro veniva rischiarato a intervalli da lampi e fulmini; più di una volta i tuoni vicini l'avevano fatta sobbalzare e uno in particolare sembrò parlarle.

Cosa ci faceva ancora lì?

Finalmente l'avevano lasciata da sola e doveva approfittarne.

A controllare il confine e proteggere l'albero di Ventitré ora c'erano il triplo delle ninfe e lei era stata mandata a fare da sentinella, come al solito. Se avesse lasciato la sua posizione non se ne sarebbe accorto nessuno, fermo restando che avrebbe dovuto tornare a Casa stando attentissima a non farsi scorgere dalle sorelle.

Andarsene, però, avrebbe voluto dire lasciare solo Venti a fare la guardia al sentiero e se fossero arrivati altri uomini per invadere la foresta ci sarebbero state meno possibilità di scorgerli e avvertire le ninfe più indietro.

Un fulmine cadde verso est, rischiarando per un breve secondo l'ambiente. Fu guidata dal rombo del suo tuono che Cinque decise di muoversi, senza più remore: quel giorno non sarebbe arrivato nessuno, ne era certa. Gli uomini avevano di sicuro capito che la foresta era un territorio ostile e mai si sarebbero avventurati in essa con quella scarsa visibilità e con quel tempo orribile.

Era la sua occasione, non poteva sprecarla.

Fece un giro largo evitando gli alberi su cui si muoveva di solito per fare avanti e indietro e giunse nei pressi di Casa con ancora la pioggia che tamburellava violenta sulla terra, anche se il temporale si era spostato.

Non c'era nessuno all'esterno e Cinque ipotizzò che Madre si fosse chiusa nell'abitazione che aveva lei stessa malleato tra gli alberi, facendo muovere rami e radici a suo piacimento. Lei era una donna, non una ninfa, e non possedeva la loro stessa vista o resistenza alle intemperie; in effetti era strano quel suo odio viscerale nei confronti degli uomini, dato che ormai Cinque aveva capito che lei faceva parte di quella razza.

Scosse la testa e aguzzò le orecchie per superare il suono ritmico dell'acqua in cerca di qualsiasi rumore non naturale. Appurato quanto lì intorno fosse tutto tranquillo, Cinque uscì dal suo nascondiglio e sgattaiolò verso la prigione di Garrett, scavata qualche metro dietro l'abitazione di Madre.

Era brava a non farsi vedere e il cuore martellava fermo e costante mentre i sensi restavano vigili; fu grazie a essi che si accorse che c'era movimento nel buco a terra e non riuscì a nascondersi in tempo, poiché la chioma fiorata di Tre spuntò dalla scala di corde e i grandi occhi gialli si piantarono nei suoi.

CinqueWhere stories live. Discover now