Epilogo - La fine

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«Dobbiamo andare.»

«No!»

«Cinque, è morto.»

«Non è vero! Garrett, svegliati!»

«Cinque...»

«Voi andatevene! Io non posso abbandonarlo.»

«Si è sacrificato per te, lo ha fatto per niente?»

«No...»

«E allora muoviti!»

«No! Non toccarmi!»

«...»

«Smettila! No! Garrett, Garrett! Non lasciarmi, non lasciarmi!»


«Non lasciarmi...»

Sussurrò, osservando con occhi annacquati la vita che proseguiva sotto di lei. Le scie che percorrevano le guance avevano ormai costruito dei canali: alcuni scendevano al mento per poi abbandonarsi all'ignoto, altri terminavano agli angoli delle labbra.

Quel sapore amaro era insopportabile.

Immobile seduta sull'alto ramo di pino che aveva scelto come angolo sicuro, Cinque se ne stava con le gambe a penzoloni e le braccia a cingersi il petto in solitudine, lo sguardo in basso a osservare senza realmente vedere le sue sorelle sopravvissute che si affaccendavano per preparare quel luogo alla notte.

Dallo scontro ne erano uscite vive solo tre, oltre a lei e Uno; considerando anche quelle che erano fuggite in precedenza, da ventidue erano diventate dodici.

Passando i polpastrelli sui segni dell'edera che le aveva lasciato Uno sulle braccia nel trascinarla via da Garrett, Cinque deglutì e tirò su col naso.

Il suo comportamento era stupido e inutile, eppure ogni movimento, ogni respiro le provocava un dolore lancinante nel profondo del torace.

Aveva percepito la morte di ogni sorella, aveva sentito sulla sua pelle la sofferenza di Uno e di Ventitré mentre bruciavano, ma più di tutto era stata inglobata dal vuoto quando il suo legame col mezzo elfo si era spezzato. La loro unione sarebbe dovuta perdurare negli anni, avrebbe dovuto insegnare alla terra e alla gente che tutto era possibile.

Ti amo, le aveva detto col suo ultimo respiro. Ti amo.

Nonostante lei faticasse a comprendere a pieno il significato di quelle parole, l'emozione era reale e bruciava com'era bruciata la foresta.

Ancora sembrava bruciare, adesso che i timidi raggi del tramonto disegnavano fasci di luce destreggiandosi tra gli aghi di pino, colpendo il suolo con un tepore che avrebbe dovuto essere amico.

Nessun calore avrebbe mai più potuto alleviare l'anima di Cinque.

Ci avevano messo solo un giorno di cammino verso ovest per rincontrarsi con Tre e le altre; come promesso, le stavano aspettando. Cinque aveva sperato che rivedere la sorella maggiore avrebbe potuto aiutarla, ma non era stato così. Si era limitata a seguire le altre in silenzio, fissando il basso mentre nella testa riviveva ancora e ancora tutto ciò che era successo in quella mattina di fuoco e dolore.

Il suo stupido tentativo di fermare Madre, la sua inutilità nel proteggerla contro quel colosso d'acciaio, la ferita, il suolo, il buio e poi di nuovo il sollievo e la luce; il volto preoccupato di Uno e l'ultimo dialogo con Garrett. Il suo corpo immobile nel fumo e nella pioggia, il sorriso sulle labbra e gli occhi verdi spenti nel fissare il cielo invisibile.

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