14.

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Rachel

Erano le sei del pomeriggio quando tornai in ospedale. Ero tornata a casa per cambiarmi, per ritornare da Alex con una mise più comoda e non con una gonna di pelle color caramello, una camicia di seta beige e piedi nudi. Jeans e maglietta erano più che sufficienti.

Non appena arrivai al quarto piano, tutti erano lì, anche i miei genitori. Mia madre non riusciva a smettere di piangere, mio padre tratteneva tutte le emozioni che in quel momento e in una situazione del genere un genitore lasciava trasparire e invece lui, conoscendolo bene, cercava di dare forza a Marina e ad Andreas, che prima di all'ora non avevo visto così assente. In fondo, per Luke e Rosalyn Carter, Alex era come se fosse loro figlio e ogni lacrima per il Tenente Logan pesava tanto nel loro cuore.
Mentre mi dirigevo davanti la porta della stanza dove si trovava Alex, Anne mi venne all'incontro, seguita da Alan.
«Piccolina, vai via?» chiesi. «Alan» sorrisi.

«Ciao Rachel» il giocatore di basket abbozzò un sorriso stanco e posò una mano sul fianco di Anne.

«M-mamma mi ha obbligata a tornare a casa per un po' e riposare» gli occhi gonfi continuavano ad essere pieni di lacrime e non potei fare a meno di notare come Alan la stringeva a lui, come il suo corpo gli faceva da scudo e come era rimasto accanto a lei e alla famiglia per Alex. Era un ragazzo dolce, protettivo, bello e stravedeva per la sua ragazza. Da quando seppi che Anne stava con lui, non la vidi mai senza Alan. Erano indivisibili e speravo tanto che la distanza, per via della partenza del moro a Stanford, non rovinasse nulla tra di loro.

«Ti farà bene amore e non hai voluto mangiare» disse dolcemente Alan, baciandole i capelli e lei si voltò per guardarlo «solo un paio di ore, promesso» sorrise ancora.

«Sì, ha ragione» intrecciai la sua mano fredda alla mia e liberò un sospiro «riposatevi entrambi, okay?»

Anne non controbatté, seguendo Alan per il corridoio e li guardai entrare nell'ascensore. Per quanto forte quella ragazzina potesse essere, solo il pensiero di poter perdere suo fratello -che, quella volta poteva accadere veramente- la divorava. Mi chiesi se io alla sua età, sarei riuscita a reggere una situazione del genere, o aspettare Alex con il cuore alla gola a ogni missione, se io e lui fossimo stati insieme. Non ero forte quanto lei a quell'età, sarei andata perennemente nel panico e avrei pianto ogni giorno per la sua mancanza.

Eppure, una ragazza forte l'aveva fatto per dieci anni. Era stata accanto a quel ragazzo biondo dagli occhi ghiaccio e iperprotettivo dal nome Ethan. Quando mi raccontò di lui, avevo capito che tipo di uomo era il Sergente Capo Smith. Avrebbe perso la vita per chi amava ed era questo che aveva unito quei due ragazzi conosciuti un giorno nei Seal.
Lily di certo sapeva come affrontare tutto e per quanto la dolce Kaylee sarebbe stata per sempre al mio fianco, non poteva capirmi però...mi avrebbe consolata, come sempre aveva fatto.

«Rachel!» mi voltai all'improvviso, sentendo la voce della mia migliore amica che proveniva dalla fine del corridoio, proprio dove c'erano le scale. Si mise a correre e in un battito di ciglia, ci stringemmo a vicenda. «Scusami! Scusami se sono arrivata solo adesso, ma...» mi guardò con i sensi di colpa che divoravano i suoi occhi.

«Ma niente...» le presi il viso tra le mani «c'è tua sorella in città.»

«Lo so ma...» sbuffò evitando di continuare una discussione, in cui lei non avrebbe smesso di scusarsi e io di non darle quel peso. «A-Alex?»

«L'abbiamo visto da dietro il vetro, non ci fanno entrare al momento...comunque» evitai per qualche secondo di guardare i suoi occhi per non piangere «ha una grave commozione celebrale, è in coma...e il dottore ha solamente detto che bisogna aspettare» sospirai e lei si portò la mano destra sulla bocca.

Tenente Logan                        -Tutto ricomincia da te-Where stories live. Discover now