Medusa

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«Perseeeeoooooo» la voce femminile ha un tono lezioso, risuona tra le navate del tempio, fuoriesce dai pozzi di oscurità prodotti dalla fioca luce dei bracieri, serpeggia tra le cariatidi in rovina a cui qualcuno ha scalpellato furiosamente il volto

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«Perseeeeoooooo» la voce femminile ha un tono lezioso, risuona tra le navate del tempio, fuoriesce dai pozzi di oscurità prodotti dalla fioca luce dei bracieri, serpeggia tra le cariatidi in rovina a cui qualcuno ha scalpellato furiosamente il volto. «Perseo, perché ti nascondi da me?»

Perseo è seduto a terra con la schiena contro una colonna. Cerca di trascinare verso di sé la gamba sinistra, pietrificata dal ginocchio in giù, ma è troppo pesante; i muscoli della coscia non ce la fanno ed è costretto ad aiutarsi con le braccia. Nel farlo lo scudo che porta al braccio picchia sul terreno, il rumore si spande come un gong nella penombra del tempio.

Silenzio.

Il sibilo di decine di serpenti sembra sghignazzare compiaciuto nell'oscurità. «Non c'è bisogno di nasconderti, voglio solo parlare» dice la voce.

Lui respira affannosamente, l'odore di giglio e bergamotto che si spande dai bracieri elettrizza l'aria, parla una lingua che rinvigorisce il corpo e confonde la mente. Il sudore freddo gli si congela sulla schiena, il cuore batte tanto forte che si aspetta possa arrestarsi da un momento all'altro.

È bastata un'occhiata, solo un'occhiata veloce per perdere la gamba e molto, molto di più.
Quegli occhi. Quegli stramaledettissimi occhi sono ancora lì, inchiodati nella sua mente.

La sua razionalità gli viene incontro. Stai calmo. È un incantesimo. È solo il suo potere, non lasciarti sopraffare.
No, è inutile. L'immagine di quegli occhi permane al di sopra di tutto. I pensieri sono pesci che si muovono sott'acqua, sulla superficie c'è solo il riflesso di quell'irresistibile sguardo.

Non era irresistibile. Hai distolto lo sguardo. Eri padrone di te.

Non lo è ora. Vuole rivedere quegli occhi. Solo un secondo, un minuto. Oppure per sempre.

Il sibilo dei serpenti si fa più forte, si divide in tanti rumori distinti che lo fanno assomigliare a una intelligibile conversazione tra rettili. Non è lontano. È da qualche parte alle spalle. La selva di colonne è popolata da mille ombre che si muovono, ma sempre e solo in periferia del campo visivo. Uno scricchiolio si avvicina, qualcosa di grosso che striscia sul pavimento.

Perseo gattona dietro un'altra colonna. Lo scudo picchia di nuovo per terra e rimbomba con un suono profondo, la gamba trascinata stride sulle piastrelle logore del pavimento. Il fracasso è assordante.

Una bellissima risata echeggia dietro di lui.

Non è bellissima, è una risata normale.

È una risata cristallina, spontanea, irresistibile.

La gorgone appare davanti a lui, gli dà le spalle. Il corpo serpentino si muove sinuoso scivolando sul pavimento come se lo sfiorasse a malapena. Il busto di donna controbilancia la danza con inclinazioni che la postura umana non utilizza. I suoi capelli sembrano fronde d'alberi nel vento d'estate, alghe mosse dalla corrente; sono serpenti aggrovigliati che sondano l'aria con le lingue biforcute. Le teste triangolari e gli occhi opalescenti guardano in ogni direzione.

Perseo sa che non lo vedono: l'elmo di Ade lo rende invisibile, ma loro sanno che è da qualche parte lì intorno.

«Perseo, voglio solo parlarti. Non c'è niente di male in una piccola discussione.»

C'è il mondo invece. L'olimpo e gli inferi, entrambi contenuti in quegli occhi. Una promessa e una maledizione.

Ormai è chiaro, ti ha...NO! Non può ammetterlo. Cedere a quel pensiero vuol dire rendere tutto più difficile.

In fondo hai già ceduto, nel momento stesso in cui hai formulato il pensiero: ti sei inna...

«NO!»

Il grido di Perseo echeggia nel tempio, rimbalza contro le pareti scrostate e si deposita a terra tra le macerie delle cariatidi in rovina.

La gorgone si volta e lui tuffa lo sguardo nello scudo lucido. Gli occhi luminosi di Medusa si riflettono sulla superficie, il suo volto fa un sorriso che viene lievemente deformato dall'inclinazione. Il busto umano avanza oscillando a destra e a sinistra, seguendo i movimenti del corpo serpentino. Gli si avvicina senza fretta, come se avesse tutto il tempo del mondo.

Perseo la vede scrutare davanti a sé, lo cerca nello spazio che i suoi occhi vedono vuoto. Sente le lingue delicate dei serpenti sfiorargli il collo, come barbigli di piume; immagina di sentirli scorrere sulla propria pelle. Il sibilo dei capelli di Medusa è ipnotico a quella distanza. Cerca qualche pensiero razionale che lo aiuti a resistere, ma non c'è più nessuna voce nella sua testa, c'è solo l'istinto. Il battito del cuore.

Toglie l'elmo, lentamente. Lo sente strofinare sui capelli e lo lascia cadere. Il bronzo rimbalza sulla gamba pietrificata ed echeggia come la campana di un rito funebre.

Sullo scudo si forma un contatto visivo tra di loro, si guardano entrambi negli occhi. Quelli di Medusa sono un pozzo senza fondo, Perseo si sente precipitare all'interno senza possibilità di uscirne.

Con un gesto vezzoso Medusa trascina la massa di serpenti spostandoli tutti su un'unica spalla. I serpenti si lasciano condurre docili e si riassettano in modo che tutte le teste puntino a Perseo. Medusa allunga un braccio e poggia una mano sullo scudo. Il suo corpo sfiora le spalle di Perseo.

Lui si sente cadere verso quello che non è nemmeno un abbraccio.

Lei si rivolge a lui attraverso il riflesso. «Parliamo, ti va?»

È una domanda innocente. Lui non desidera altro. Nessuna legge degli dei o degli uomini è più semplice e naturale di questa.
Lui sfila il braccio dai legacci. Lei abbassa lo scudo e lo poggia delicatamente a terra.

«D'accordo» dice Perseo, prima di voltarsi.

Fossili - Racconti Brevi WeirdWhere stories live. Discover now