Il grande bazaar delle idee

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Non c'era niente di fermo nel grande Bazar delle Idee

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Non c'era niente di fermo nel grande Bazar delle Idee.

I tendaggi brulicavano, i tappeti sembravano strisciare. Le bancarelle erano costrutti sabbiosi, parti integranti delle strade che i commercianti montavano e smontavano a propria discrezione. Le strade si aprivano e si chiudevano alla rinfusa, una specie di sistema circolatorio schizofrenico che i clienti percorrevano in modo caotico.

Le idee erano ovunque: sciamavano nell'aria, zampettavano sulle stuoie colorate, si arrampicavano sulle aste che sorreggevano le bancarelle, ma più che altro si concentravano attorno alle teste alveare dei passanti. Raramente brulicavano anche sulle braccia, quasi mai si spingevano sul resto del corpo antropomorfo.
Non c'era espressione su quelle teste, la "faccia" era determinata dalla disposizione delle idee: il rimorso era una concentrazione sulla nuca, o uno sciame che seguiva la testa a poca distanza; la gioia assomigliava a un formicaio appena calpestato.

Non esisteva il silenzio nel grande Bazar delle Idee. Il ronzio era qualcosa di assoluto. Era talmente forte che mancava il respiro. Si poteva dimenticare a causa di quel rumore, ci si poteva tuffare dentro.

Selfles avanzava imponendosi un passo cadenzato non troppo veloce. Teneva le braccia parallele al corpo perché in qualsiasi altro posto erano scomode. Le sue idee coleottero si erano rintanate all'interno della testa alveare. Solo quelle con le ali rigide, ben sclerificate, si affacciavano all'esterno. Sondavano l'ambiente muovendo le antenne a semicerchio e osservavano le idee degli altri che sciamavano nell'aria.

Selfles voleva nuove idee, ma per quanto gli sembrassero tutte, in qualche modo, migliori delle sue, non riusciva a scegliere.

La folla era come un fiume e a lui sembrava di avanzare controcorrente, nessuno si scansava. Mai. Era continuamente costretto a cedere il passo e cambiare direzione. Gli alveari dei passanti erano avvolti da sciami compatti. La morfologia delle loro idee era riconducibile a un'unico ordine per ogni individuo.

Passò accanto ad alcuni ortotteri. Erano allegri e disinibiti, con un discreto gusto nel vestire il corpo umano: i loro grilli frinivano tanto forte che coprirono per un istante il ronzio di fondo del Bazar. Accanto a lui camminava una lepidottero. Rallentò per lasciarsi sorpassare e osservarla da dietro. Le meravigliose ali colorate delle sue farfalle facevano agitare le idee di tutti al suo passaggio. Il corpo femminile aveva un passo deciso, ostentato ancora di più da movimenti sinuosi.

Selfles provò per un secondo a imitare la postura e si sentì come nudo. Desistette all'istante. Le elitre colorate delle sue coccinelle al confronto erano un pietoso scarabocchio. Evitò la lepidottero cambiando direzione.

Un mantoideo gli tagliò la strada, lui gli andò a sbattere contro. L'estraneo si voltò e le mantidi orchidea sulla sua testa aprirono le zampe anteriori di scatto. Mossero le tibie con movimenti lenti, minacciosi: in alto e in basso, in alto e in basso.

I pochi coleotteri all'esterno della testa di Selfles si rifugiarono nell'alveare in meno di un secondo, lui fece un passo indietro e alzò le mani in segno di scusa.

Fossili - Racconti Brevi WeirdWhere stories live. Discover now