Capitolo 18

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"Mai rinnegare il passato...parte del tuo presente, fondamenta... del tuo futuro"
Raffaele di Renzo


Thomas osservava il paesaggio rapito dalla finestra di un economica struttura alberghiera, situata nel cuore di una delle città europee più amate al mondo.
Dopo essere venuto a conoscenza  della sconcertante, ma anche meravigliosa notizia che sua madre si trovava a Parigi, lui e Ethan avevano prenotato il primo volo e hotel che avevano trovato a basso costo per il giorno dopo.
Tutto sommato non gli era andata così male, dato che avevano trovato un volo ad un orario decente nel primo pomeriggio ed erano riusciti a prenotare un hotel a pochi passi dal centro.
Certo non era una struttura lussuosa e spaziosa, ma le camere erano carine, bene arredate e contenevano tutte le attrezzature essenziali di cui i due uomini avevano bisogno per sopravvivere qualche giorno.

Il diciassettenne si perse nei suoi pensieri, ripensando alla figura di sua nonna, una donna rigida e severa e di suo nonno che era un uomo semplice e di poche parole, mentre percorreva con lo sguardo le vie trafficate di Parigi e scorgeva il lontananza il simbolo di quella bellissima città: la Tour Eiffel.
Non era riuscito molto a legare con i due anziani e questo un po' gli dispiacque, perché in fondo erano sangue del suo sangue e aveva trascorso molto tempo con loro quando era solo un bambino, prima che suo padre morisse, sua madre se ne andasse e tutto il senso della sua vita fosse messo in discussione.
Chissà forse se le cose fossero andate in modo diverso, avrebbe avuto un rapporto normale con i suoi nonni, come tutti gli adolescenti della propria età.
Probabilmente lui e i suoi genitori sarebbero andati a pranzo da loro tutte le domeniche e avrebbero passato ogni festività tutti insieme, anche con sua zia, gustandosi i deliziosi piatti italiani che la nonna gli avrebbe cucinato, ma tutto ciò era solo un sogno lontano...l'ombra di un esistenza che gli era stata strappata con la forza e che non sarebbe mai tornata, non importava quanto ci provasse.

Il ragazzo avvertì il calore di un corpo che si era posizionato affianco al suo.
Lui e Ethan rimasero spalla contro spalla per diversi minuti, in silenzio, ammirando quella città sconosciuta.
- come ti senti?- gli chiese il biondo.
-come uno che sta andando al patibolo...non penso di essere pronto-
-nessuno potrebbe mai essere pronto per una cosa del genere, ma abbiamo viaggiato dall'altra parte del mondo per questo...non puoi tirarti indietro proprio adesso-
-e non lo farò...e solo che a volte penso che vorrei solo avere una vita normale con una famiglia normale.. è chiedere troppo?-
Ethan riuscì a percepire la sofferenza nella voce del moro e non desiderò altro che porre fine a tutto a quel dolore e trasmettergli un po' di felicità.
-Thommy- gli posò una mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi- purtroppo è impossibile cambiare il proprio passato, ma non è mai troppo tardi per correggere il proprio presente e il proprio futuro. Oggi sei arrivato fin qui per voltare pagina e per avere finalmente delle risposte e qualsiasi cosa succeda, dopo questa esperienza, avrai la forza necessaria per lasciare tutti i tuoi demoni nel passato e diventare una persona nuova. La persona che vuoi essere davvero e non più la persona che ha paura di vivere, a causa dei suoi incubi-
Le parole del biondo accesero una luce carica di speranza nel cuore del più basso. Lui aveva ragione, Thomas si stava dimenticando qual'era il vero scopo di quel viaggio. Non era volato fino in Francia perché gli mancava sua madre, anche se ad una parte di sé sarebbe mancata sempre, ma perché aveva bisogno di chiudere quel capitolo rimasto in sospeso da  fin troppi anni che non aveva fatto altro che causargli ferite mai ricucite del tutto.
Lui aveva bisogno di andare avanti.
Sorrise grato a Ethan, perché ancora una volta il suo compagno era stato in grado di capirlo e di leggergli nel profondo del cuore.

-allora andiamo?- gli domandò il più alto, osservando il display del cellulare che ormai indicava le 7 di sera porgendogli il braccio per fargli segno di aggrapparsi.
Fino a quando Thomas lo avesse voluto al suo fianco, lui sarebbe stato sempre la sua ancora di salvezza, non importava in quale modo, ma non lo avrebbe mai lasciato cadere.
-andiamo- il più piccolo indossò il giubbotto, incastrando quelle braccia muscolose alle sue e uscì dall'albergo con un nuovo sguardo carico di determinazione dipinto sul volto.

Caroline Morris fissava il fuoco del camino che crepitava intensamente,esso riscaldava l'appartamento del 5' arrondissement, in modo efficiente, donando alla stanza una bellezza forte e al tempo stesso accogliente.
La donna pensava che non avrebbe potuto vivere in nessun altro posto al mondo.
Quella casa del tardo Ottocento che aveva acquistato due anni prima, l'aveva affascinata fin dal primo istante in cui era entrata la prima volta.
Le sue alte finestre, gli inserti in mogano incastonati ai muri, le alte librerie e la vista sui giardini del Lussemburgo, l'avevano folgorata.
Pierre, fischiettava allegro nell'altra camera, il suo fisico imponente e muscoloso torreggiava di fronte all'armadio.

Caroline sollevò la testa e i sui occhi si incollarono al soffitto affrescato.
Essa rifletteva sul passato,  sui risultati che aveva conseguito in pochi anni con le sue sole forze.
Dopo la morte del suo secondo marito, aveva dato una svolta alla sua esistenza, trasformando il suo caffè letterario, in un luogo d'incontro per scrittori, artisti, intellettuali, persino personaggi dello spettacolo, rendendo quel luogo famoso in tutta la Francia.
Le sue importanti relazioni, l'avevano proiettata verso un mondo nuovo.
Venduto il caffè letterario, aveva iniziato la carriera radiofonica e televisiva, il suo programma di divulgazione letteraria, spopolava, rendendola un personaggio apprezzato in tutta la nazione.
Stranamente tutto andava bene,da quando aveva capito che la sua cieca ostinazione poteva farle ottenere qualsiasi cosa desiderasse, il film dell'orrore che era la sua vita passata,si era trasformata in una scatola di cioccolatini.

"Amore io sarei già pronto", bisbiglio Pierre, lei osservò il bel esemplare di maschio, in fondo pensò che anche lui era uno dei risultati conseguiti, al pari della casa e di tutto il resto, magari non proprio l'amore, ma un qualcosa che si avvicinava, anche perché non si credeva più capace ormai di provare quel sentimento.
"Spero di essere pronta per lo spettacolo", disse sorridendo lei.
"Tu sei nata per dare spettacolo tesoro".
Il bel ragazzo l'afferrò con finta rudezza per i fianchi, baciandole il collo e lei voltandosi incontrò le sue morbide labbra, staccandosi da lui pensò che alla fine i vent'anni di meno di Pierre erano tanti, ma quali brividi provava accanto al lui.
Erano proprio una bella coppia elegante che emanava potenza e importanza al primo sguardo, si inserivano splendidamente in quel palazzo in stile "Art Nouveau", la parte più bella del caseggiato era sicuramente l'ascensore, una piccola opera d'arte dalle linee tondeggianti.

La serata era limpida e la temperatura fresca, erano sul punto di entrare nel taxi che era appena giunto, quando l'attenzione dell'adulta si spostò su due ragazzi che si erano avvicinati, i suoi occhi incontrarono i lineamenti del ragazzo più scuro, dai capelli folti.
Il  cuore lo riconobbe prima che il suo cervello capisse, il sangue raggelante nelle vene, le si blocco per una frazione di secondo e i loro occhi parlarono e si dissero molte cose.
Il moro aveva nelle sue mani un diario che lei riconobbe subito, "spostatevi per favore" disse Pierre con voce ferma, il compagno del moro lo fissò con durezza,"calma" sibilò, una voce che arrivava direttamente dal passato, chiamò, lei aveva le lacrime.
"Mamma,sei tu vero,non dirmi di no, sei tu lo so".
"Ti stai sbagliando,ragazzo" fece Pierre.
"Perché mamma, perché mi hai abbandonato?", le lacrime inondavano ormai il viso del moro.
"voglio vedere come farà a fare finta che suo figlio non esista", apostrofò l'altro giovane.

Pierre, spinse con forza il moro che inciampò all'indietro, miracolosamente  
preso dal compagno.
"Fermati Pierre", disse con voce implorante la madre.
"Abbi almeno per una volta il coraggio di dire la verità, mamma, tu sai chi sono".
Con un colpo di mano Pierre trascinò nel taxi la donna, "parta velocemente per favore" fece l'uomo al tassista.
L' auto partì, il moro urlò , "dammi delle risposte me lo devi, bugiarda, vigliacca".
L' uomo al volante  svoltò a destra, le luci della città si stagliavano all'orizzonte. "che cazzo succede?" urlò Pierre,"chi sono e soprattutto cosa vogliono da te?".
Con il viso nascosto tra le mani la donna, riprese fiato.
"Allora, vuoi spiegarmi, chi sono e quello chi cazzo è?"
"Fai silenzio" sussurrò sottovoce lei, "ha detto la verità...lui è mio figlio-

L' ombra della madre Where stories live. Discover now