Dietro la siepe di Leopardi c'è un giardino incantato.

131 28 94
                                    

"Quando ero piccolo/mi innamoravo di tutto/correvo dietro ai cani/e da marzo  a febbraio mio nonno vegliava/sulla corrente di cavalli e di  buoi/sui fatti miei/ sui fatti tuoi".

La prima volta che Giulia aveva capito di essere lesbica era stata a tredici anni durante il periodo delle medie, prima non ne aveva mai avuto la reale consapevolezza, solo un vago sentore che forse qualcosa non andava se ai ragazzi non degnava di uno sguardo come alle sue coetanee che correvano dietro ad attori e cantanti bellocci, certo vi erano state delle "cotte" ma in realtà ammirazione per insegnanti e ragazzi più grandi e intelligenti di quelli che si era ritrovata in classe e nella sua cittadina.

Per i suoi coetanei l'unica ambizione era di andarsene da quel paesello di poche anime, con più campi e mucche che persone, per lo più anziani agricoltori e famiglie di commercianti vinicoli e di latteria, ciò di cui, praticamente, campava quel paesino, oltre che ai pochi turisti venuti per il trekking e le scalate, i formaggi le carne e il vino, una fermata in direzione delle montagne al di là di quei paesini di collina, e più avanti il confine da cui avevano ereditato quel dialetto duro, un misto di slavo e francese che lei stessa non aveva mai imparato e trovava incomprensibile.

In realtà lo aveva sempre, seppur nebulosamente, sospettato, durante l'ora di ginnastica andava a cambiarsi nei bagni o nelle docce, si diceva per imbarazzo e perché a cambiarsi davanti ad altre persone non era mai riuscita, vero fino a un certo punto, dovette passare molto tempo prima di ammettere a sé stessa che la vista del corpo delle sue compagne le provocava sensazioni che lei associava all'imbarazzo e pudore, per non parlare di quando la invitavano ai pigiama party, di notte se ne stava in un angolino dei letti o sacchi a pelo a seconda delle case e di chi la invitava, per evitare il contatto di notte con le altre ragazze, senza sapere neanche lei il perché di questo disagio e calore che la prendeva quando per caso una delle compagne l'abbracciava troppo a lungo, le facevano il sollettico, o solo la prendevano in mano, goliardia e cosa normale questi gesti d'affetti fra ragazze, e lei sempre associava il sentirsi in quel modo al suo non amare il contatto fisico con le altre persone e tanto meno i plateali gesti d'affetto, e la cosa la chiudeva lì senza ritornarci sopra.

D'estate quando i ragazzi andavano a rinfrescarsi in un fiume fra i boschi, fra tuffi e gare di nuoto e eroismi sfidando le correnti e i mulinelli che rischiavano di portarti a fondo, e i sassi certi così levigati e appuntiti da trovarti i piedi pieni di tagli, e le ragazze, sempre a gruppetti, che in costumini striminziti, rosse per il sole o già abbronzate, a ridacchiare fra loro per i gesti d'esibizionismo dei ragazzi.

Al fiume Giulia ragazzina  se ne stava in un angolino, all'ombra a causa della sua carnagione chiara, ricoperta di crema solare unta e nauseabonda a osservare il gioco di seduzione fra maschi e femmine che le ricordava tanto il periodo degli amori degli animali, i maschi che si pavoneggiavano per attirare l'attenzione delle femmine che fra dinieghi scherzosi e imbarazzi li osservavano per poi fare una selezione, di solito del più grande per età e che conosceva le moda in voga nella città, o più semplicemente  facendo un mero calcolo economico di futuri benefici e profitti nello stare in certe relazioni, mentre i maschi più banalmente si concentravano sugli aspetti fisici delle ragazze, alcune acerbe altre già sviluppate e con movenze da ventenni.

Giulia si era sempre sentita fin dalle elementari, e poi soprattutto alle medie ai margini di queste selezioni amorose, a chiedersi cosa le mancasse per essere come le altre ragazze che si tuffavano spericolate e si introducevano nei giochi dei maschi per farsi vedere, per richiamare l'attenzione, ma non era nemmeno come le più timide che se ne stavano in gruppetti a ridacchiare, ascoltare musica mangiare panini e qualche birra rubata ai genitori o fatta comprare da fratelli, sorelle o semplicemente amici più grandi, ma le bastava semplicemente riuscire a provare interesse per i ragazzi senza  chiedersi ogni volta come diavolo le altre potessero farlo, mentre l'occhio cadeva sui corpi di ragazzine in muta, come in una crisalide che lasciasse poi uscire splendide farfalle adulte, a chiedersi cosa fosse quel groppo alla gola, quelle vampe di calore sulle guance che non era dovuto al sole e quello più in basso in una zona che mai aveva osato esplorare.

Mattia Pascal si è stancato di aspettare Godot.Where stories live. Discover now