Fra campi di grano e cieli aperti si nascondono corvi neri ( prima parte )

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Sopra le tombe d'altri mondi
Nascono fiori che non so
Ma fra i capelli d'altri amori
Muoiono fiori che non ho

Primo intermezzo - Fabrizio De André.

Andrea lavorava come commessa in un negozio di gioelli e a dirla tutta anche le piaceva parlare con le persone e consigliare collane, orecchini e anelli, per lo più artigianali e gadget accessori, di certo non una gioielleria d'alto livello con prezzi da capogiro, ma era un posto abbastanza conosciuto e pieno quasi a ogni ora, dalla mattina tranne a ora di pranzo quando Andrea staccava.

E dove vi erano sempre ragazzine di ritorno da scuola che entravano a curiosare, per lo più ragazzine e giovani che volevano fare regali o abbinare a vestiti strampalati dei gadget con accostamenti da farla inorridire, ma si sa, il cliente ha sempre ragione, per non parlare di regali di compleanno o per le feste, in quel caso vi era davvero il pienone a ora di pranzo e anche la sera, l'unica cosa che non le piaceva era la sua datrice di lavoro, donna scorbutica e autoritaria, che sorrideva solo con i clienti ( i pochi casi in cui usciva dall'ufficio per carenza di commessi dovendo sostituirli lei ) per il resto comandava a bacchetta Andrea, che la tollerava solo per tenersi il posto di lavoro, ma non solo lei anche le altre tre commesse.

A dir la verità la ragazza non andava molto d'accordo nemmeno con loro e si che ci aveva provato quando era stata assunta, visto il suo carattere frizzante e coinvolgente per cui non aveva quasi mai fatto difficoltà a farsi amicizia anche con più ritrosi, ma li stranamente non aveva funzionato.

Claudia, sempre in perfetto ordine e truccata, studentessa part-time all'ultimo anno di superiori che, quando non vi erano clienti se ne stava per i fatti suoi a chattare con chissà chi o su instagram, perfino una volta l'aveva beccata a fare uno di quegli assurdi balletto di quell'app, come si chiamava, Tik-Tok?
E dire che Andrea era attiva sui social, quasi tutti tranne quella .

Isla, trentacinque anni, irlandese del Nord, di Belfast, sposata con un italiano ( e divorziata ) con tre figli da mantenere, nel tempo libero o senza clienti era sempre a parlare con uno di loro o litigare con l'ex marito, e ogni tanto fra gli strilli spuntavano frasi e parole incomprensibile che come aveva spiegato una volta era gaelico, la lingua parlata oltre l'inglese in Irlanda.

Isla era una donna che pareva abbastanza esaurita e presa dai suoi problemi ma in realtà quando non era impegnata a telefonare o fare pulizia nel negozio ( doveva essere un impegno a turni e rotatorio ma in realtà era a lei che veniva quasi sempre delegato ) e stare con i clienti, un sorriso per Andrea lo trovava sempre e anche qualche parola gentile.

Poi infine Leela una ragazza indiana, di un paio di anni più grande di Andrea, l'unica con cui avesse stretto un rapporto che andasse oltre il salutarsi a inizio e fine lavoro e scambiarsi qualche frase all'interno del negozio per passarsi i compiti o sgridarsi per aver messo prezzi o gioelli nei posti sbagliati.

Leela certe mattine comprava il caffè anche per Andrea con qualche dolce, e lei la ringraziava con gratitudine visto che vi erano mattine in cui si svegliava tardi e dovendo correre subito al lavoro non riusciva nemmeno a fare colazione, poi, durante le pause pranzo a volte andava con lei in un ristorantino dove pranzavano chiacchierando, insomma era una compagnia piacevole e senza di essa non sapeva se Andrea sarebbe riuscita a reggere a lungo quel lavoro.

Quel giorno capitò una cosa che lasciò la mora a dir poco perplessa e sfiorò l'arrabbiatura, trattenuta per fortuna visto che era al lavoro e non avrebbe potuto strepitare e urlare contro come avrebbe voluto, un po' di contegno ci voleva.

Mentre stava consigliando a una ragazzina delle collanine, sentì il campanello, segno che era entrato un nuovo cliento, ma lei era impegnata, se ne sarebbero occupate o Isla o Claudia, Leena era nel retro a prendere della nuova merce arrivata quella mattina presto.

Sentì che il cliente gli si stava avvicinando così esordi senza guardarlo con un "scusi sono occupata può rivolgersi alle mie colleghe".

- Andrea?-

Sul momento nemmeno riconobbe la voce, e neanche si accorse che la ragazzina a cui stava tentando di vendere una collanina non gli stava prestando attenzione, ora rivolta in direzione della voce, con le guance rosse e un risolino trattenuto, così si voltò perplessa e stranita, lì dentro nessuno la chiamava con il suo nome tranne la ragazza indiana, giusto con il cognome e pure sgarbatamente, tanto meno un cliente, nessuno di essi, uomini poi, erano così abitudinari o in confidenza da chiamarla per nome.

La voce era maschile e sembrava conoscerla bene, no non poteva essere, ma sì, come aveva fatto a non riconoscerla?

- Fabio?!? Che ci fai qui?-

Sì voltò verso il ragazzo che esibiva un sorriso di scuse e imbarazzo, gli occhi vaganti che si fermavano per qualche secondo, distratti, sulla merce di quel piccolo negozio, le braccia conserte e le gambe che si dividevano il peso del corpo, come di chi non riesce a stare fermo in piedi a suo agio.

- Ecco...-

Prima che potesse dire altro dietro di lui, con il medesimo sorriso da schiaffi comparve Jasmine, e la sorpresa e benevolenza di Andrea già pronta ad ascoltare delle scuse serie che non fossero quelle che Fabio gli aveva propinato quella sera al telefono, si tramutò in freddezza.

- Ah c'è anche lei...Ciao Jasmine. Che ci fate qui? Volete comprare qualcosa? Io sto lavorando, come vedete.-

La ragazzina a cui Andrea in preferenza aveva mostrato degli articoli con fare timido borbottò qualche scusa e vari "molto belli", "ci penserò e poi tornerò" per poi, avendo colto la pesantezza che aveva portato con sé l'arrivo di quei due nuovi clienti, si dileguò in fretta, e Andrea dopo averla seguita con lo sguardo, aver scosso la testa lanciò un occhiataccia ai due di fronte a lei, come a dir loro che la loro presenza intimoriva i clienti quindi di muoversi a dirle quel che dovevano annunciarle, fossero scuse o altro anche se intuiva la verità, dal modo in cui quei due stavano vicini e le loro occhiate complici.

- Io volevo scusarmi, e anche Jasmine...-

La ragazza di fianco a lui annuì con enfasi per rafforzare il concetto, poi prese la mano del ragazzo ( gesto che provocò un crick impercettibile nel cuore di Andrea ) per sussurrargli qualcosa all'orecchio.

Ma guarda questa, non aveva nemmeno il coraggio di dire le cose in faccia, aveva dovuto portarsi il tramite, che poi Fabio pareva quello più a disagio e intimorito, chissà come l'aveva convinto, ma anche questo abbastanza intuibile, almeno per Andrea visto che le sue erano tutte congetture e pensieri dettati dalla gelosia e dal fastidio.

- Ecco siamo venuti qui per dirti che ora siamo fidanzati.-

Fidanzati? Non "stiamo insieme" che poteva dire anche solo "scopiamo duro ma niente di serio eh", no, fidanzati proprio, lo sguardo cadde sulle mani intrecciate dove vide che quella della ragazza esibiva un anello che pareva costoso.

Il cuore di Andrea continuava a riempirsi di crepe, che in realtà fra Fabio e lei non vi era mai stato nulla, ma era l'idea che potesse nascere qualcosa, già avvizzita precocemente, una cosa che lei trovava quasi più doloroso della fine di una vera storia, perché è dolorosa, ti lacera dentro invece la morte ideale di un futuro amore lascia crepe invisibili ed è il dolore alle ossa influenzale, la leggera alterazione che ti rincoglionisce, il post-sbornia con la bocca pastosa, più insidioso, sottile ma ugualmente doloroso.

Riuscì solo a dire, trattenendo gli occhi lucidi e la voglia di mandare entrambi a 'fanculo e spaccare tutto:

- Auguri e figli maschi.

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Capitolo breve e di passaggio, anche questo incentrato su Andrea che mostra il posto di lavoro, colleghe e le dinamiche del suo luogo di lavoro, e a sorpresa ritornano due vecchie conoscenze.
Preparatevi perché il prossimo sarà tosto.



Mattia Pascal si è stancato di aspettare Godot.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora