dodici

1.3K 56 13
                                    

Apro lentamente gli occhi, come impaurita dallo svegliarmi del tutto. Non ho dormito quasi per niente, mi sono svegliata circa 10 volte, non ho mai aperto gli occhi ma non ho neanche mai passato più di 30 minuti nel mondo dei sogni.
Sono andata a dormire all'una ed ero sicura di essere stanca, evidentemente lo stress o l'ansia sono più forti del mio bisogno di riposarmi.
Accendo la luce della sveglia, quando dormo deve esserci buio pesto e quella è tanto forte da riuscire a farmi vedere i mobili attorno a me.

6:00.

Troppo presto per essere una domenica. Immergo il viso nel cuscino, sbuffando e cercando di capire se mi conviene o meno restare a letto.
Non mi conviene, continuerei a stare sveglia, sprecando tempo in cui magari potrei studiare.

Mi alzo abbastanza velocemente, non mi sento affatto stanca, eppure dovrei. Mi cambio i pantaloni, indossando un paio nero della tuta, e resto con una canottiera, che senza reggiseno sotto lascia poco all'immaginazione. Bianca e quasi trasparente adersice alla mia pelle fino all'ombelico, con una scollatura a triangolo abbastanza accentuata, delineata da un leggero filo di pizzo.
I capelli cadono sulle mie spalle sciolti e di un riccio penoso, poco voluminoso, dato il modo in cui si sono bagnati ieri sera.

Cammino scalza e con gli occhi semichiusi verso il bagno, mi lavo il viso e vi metto qualche siero e crema prima di avviarmi verso la cucina, stropicciandomi gli occhi nonostante li abbia appena lavati. Non appena li apro, col timore di andare a sbattere da qualche parte, scorgo una figura alta, bionda e china sull'isola della mia cucina, mentre mangia dei biscotti su un contenitore in vetro. Mi ci vuole un po' di tempo per capire il motivo dei suoi occhi non più puntati sui miei, ma più in basso.

<<Vince ma che cazzo!>> porto il braccio a coprirmi il petto.

<<Carina.>> Dice riferendosi alla mia canottiera, prima di riempirsi la bocca con un cioccolatino che ha probabilmente preso sul cassetto davanti a lui. Torno in camera mettendomi un reggiseno che risolva il problema della trasparenza.

<<Come sei entrato?>> Urlo dalla camera, dirigendomi di nuovo verso di lui.

<<Hai lasciato le chiavi attaccate alla serratura, l'avrei scassinata ma hai voluto rendermi il lavoro più facile.>> Spalanco gli occhi pensando a ciò che ho fatto, sbattendomi la mano sulla testa. Che razza di stupida.

<<L'avresti trovato difficile aspettare che io ti aprissi? Magari bussare, suonare...>> Esco dalla camera.

<<Nah ti svegli troppo tardi, anzi sei migliorata se questo è l'orario in cui ti svegli ogni domenica mattina.>> Continua a mangiare, ma come fa a mantenere quel fisico?

<<Da quanto sei qui scusa?>> mi avvicino

<<Venti minuti, mezz'oretta.>> Si è svegliato alle cinque, o ancora prima. <<Non avevo sonno.>> Si gira.

<<Bene, però io non so cosa farmene di te e fra poco deve arrivare una mia amica quindi...>>

<<Io ce l'avrei una idea su cosa...>> Si ferma in risposta al mio sguardo. <<Per quanto ne so Cristal dovrebbe arrivare alle 10... vuoi passare quattro ore sola soletta e mandarmi via?>> Fa una faccia triste.

<<Sarebbe un sogno.>> Rispondo infastidita guardando la macchina del caffè.

<<E i sogni son desideri, non realtà.>> Riesco a sentire il suo stupido sorrisino da qui. Non rispondo, continuo a preparare il mio amaro caffè mattutino, senza neanche chiedergli se ne vuole uno.
D'improvviso sento calore alle mie spalle, prima che vengano a contatto con il suo solido petto. Le sue mani si posano sul tavolo, ai miei fianchi, e la sua figura mi sovrasta, mi chiude, mi controlla, ancora.

Dimmi Che Ti Possiedo AncoraWhere stories live. Discover now