1. 𝑯𝒊𝒔 𝒃𝒐𝒅𝒚, 𝒎𝒖𝒔𝒊𝒄

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Lo stadio pullulava di gente.

Il giorno tanto atteso era, oramai, giunto; con esso, l'euforia di esibirsidopo un'infinità di tempo agognatosu un palco abnorme, dove entusiasmo ed esultanza, insieme ad un miscuglio di perle di sudore e lacrime di gioia, s'incontravano e fondevano tra loro, per dar luce alla prima vera esibizione della sua vita.

Da sempre, Jungkook aveva sognato questo.

Calamitato verso un desiderio senza fine, il suo cuore, attimo dopo attimo, affrescava nuove speranze ed aspirazioni, sebbene ciò apparisse ai suoi occhi come un'utopia, immaginazione vana ed irrealizzabile.

Ma, in quell'istante, era presente solo lui... lui e la sua amata chitarra.

Ed un ballerino, dai capelli lucenti e ondulati, color del carbone grezzo.




Il ticchettio delle lancette sembrò rimbombargli nelle orecchie, per il suo esser tremendamente seccante.

Jungkook, tuttavia dormiente, coprì metà volto con il suo cuscino candido e profumato, un odore di vaniglia che estasiava le sue narici, al fine d'allentare ─ ogni sera ─ i suoi nervi tesi, dopo una giornata estremamente sfiancante.

Invano, andò a tastare il comodino bianco, posizionato a lato del letto, mentre mugolii lamentosi abbandonavano le sue labbra. Anelava, soltanto, arrestare quel rumore fastidievole, il quale generava in lui l'ennesimo motivo che lo accompagnava alla mera conclusione che sì, la sua esistenza era davvero una merda.

Dopo secondi, che parvero disastrosi ed interminabili, riuscì ─ finalmente ─ a spegnere quell'aggeggio, originato dal diavolo in persona, e rilasciò un vigoroso sospiro carico d'afflizione, issandosi sulla porzione di materasso, le palpebre ancora socchiuse, ed iniziando ─ successivamente ─ a stendere gli arti intorpiditi, così da sgranchirli.

Una volta ritiratosi, aveva ─ sventuratamente ─ obliato di serrar le tende, poiché troppo stanco per muovere, persino, un muscolo.

Una luce non troppo fioca si rifletteva, infatti, tra le pareti parquet rovere della sua camera, luogo limitato, ma assai accogliente.

Quella stanza simboleggiava il suo concetto di casa; poster delle più rinomate rock band erano agganciati su ogni parte di muro, gruppi che lo avevano aiutato a maturare e scoprire, addirittura, il percorso da intraprendere, fatto esclusivamente di musica, colei che aveva il magico potere di tramutare i suoi pensieri ed emozioni in parole diversamente effimere.

L'esorbitante manifesto dell'ultimo concerto degli AC/DC si mostrava in tutta la sua bellezza, mentre un giradischi vintage, dalla tonalità castagna, era già pronto per esser utilizzato. Avrebbe ascoltato ─ senz'ombra di dubbio ─ il famoso vinile di Highway To Hell, ma il risveglio s'era rivelato talmente traumatico, tanto da non possedere abbastanza forze per tirar giù la leva su quel disco, che descriveva alla perfezione il suo attuale stato d'animo; una fottuta autostrada verso l'inferno.

S'era trattato del milionesimo castello in aria, ancora.

Svegliatosi, frustrazione ed amarezza lo avevano colpito in pieno, troncando quella misera sensazione di fiducia ─ radicata nei tasselli più profondi del suo essere ─ che la situazione avrebbe potuto capovolgersi.

La sua mente era attanagliata da dubbi.

Mai era stato in grado di scorgere il volto del ragazzo che gli appariva costantemente in sogno, come se quest'ultimo fosse una creatura illusoria, vacua, inafferrabile...

You Got Me Spinning [KookTae] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora