CAPITOLO 7

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Nathan

È stato un viaggio assurdo, non mi era mai capitato niente del genere. Rimango a fissare il vuoto per alcuni secondi, senza accorgermi dell'ex di Cloe a fianco a me. Mi sta squadrando dalla testa ai piedi con un'espressione interrogativa. Giovanni, l'autista, dovrebbe arrivare fra poco, almeno spero. Prendo il telefono e faccio il suo numero: mi avverte di un contrattempo con mio padre, non può avviarsi prima di un'ora. Decido di prendere un taxi e mentre m'incammino l'uomo mi ferma ponendosi fra me e la vettura.

«Cosa c'è tra voi due? Vi siete conosciuti a Dubai?» Dopo un volo così non ho proprio voglia di discutere, l'unico desiderio è quello di farmi una doccia e ritornare in me.

«Scusa? Siamo amici, te l'ha detto anche lei o mi sbaglio?» Si mette a ridere, ha una terribile risata, come può piacergli questa sorta d'uomo.

«Si certo, come no. Chi pensi di prendere in giro?» sento stringere i pugni, mi verrebbe voglia di tirargli un cazzotto. "Non hai tempo per queste buffonate." Ripeto più volte nella mia testa.

«Ascoltami bene, non sono in vena di discutere con te, quindi è meglio se te ne vai.»

«Ah sì? Per quale motivo? Hai intenzione di picchiarmi?» Accosto il viso al suo e con lentezza dico:

«Non troverai una scusa per tornare tra le sue braccia, né tanto meno per sentirti meglio con la tua coscienza dopo quello che le hai fatto. E ora levati dalle palle, non vali il mio tempo.» Lo sposto con forza e salgo sul taxi. Neppure si gira a guardarmi, rimane fermo dove l'ho lasciato. Ci mancava solo questo coglione a rovinarmi la giornata.

La macchina parte e mi appoggio alla testiera in segno di disperazione. Mentre attraversiamo la città osservo le persone, la loro felicità e spensieratezza... alcune sono tristi ma con un velo di consapevolezza. La città non è mai stata parte di me anzi, ho comprato casa circa tre anni fa, l'ho scelta in mezzo alla natura per farmi dimenticare di vivere nel pieno del caos cittadino. Pagata in assoluto molto cara, ma ne è valsa la pena. Quando tornavo da mio padre mi sentivo stretto, gli attici non fanno per me. Quando la macchina si ferma gli do i soldi e la mancia, senza indugiare scendo, afferro le valige e mi soffermo qualche a osservare le inferiate.

Mi sembra sia passata un'eternità da quando ho messo piede qui l'ultima volta. La cancellata in ferro si apre e noto venirmi incontro la governante Milena con il marito Giuseppe.

«Oh Signore... Siamo così felici di rivederla! Avessi saputo del suo arrivo in taxi avrei mandato Giuseppe a prenderla.»

«Non preoccuparti Milena, sarebbe dovuto venire Giovanni, ma ha avuto dei problemi con mio padre. Lieto anch'io di rivedervi.»

«Signore, lasci che prenda le sue valige» Appoggio la mano sulla spalla di Giuseppe e dico

«Sono più giovane e forte, stai tranquillo ci penso io. Tornate pure alle vostre mansioni.» Sorridendo entrano nella loro casetta a pochi metri dall'entrata. Massimo ha voluto a tutti i costi la loro supervisione della casa, pur non essendo d'accordo. Per mia fortuna Milena e Giuseppe sono cortesi e molto discreti, alle volte sembra quasi non ci sono.

Il viale fino all'ingresso è colmo di alberi e fiori e l'intera proprietà è circondata da mura alte in mattoni, per lo più ricoperte di edera. Aprendo la porta d'ingresso, mi fermo alcuni secondi a contemplarla. L'aroma di limone e detergente diffuso nella stanza dona calma e serenità, mi fa sentire a casa. Milena è una maga delle pulizie non c'è ombra di polvere. L'openspace domina il piano terra, composto da angolo cottura con penisola all'americana. Il soggiorno living con un vasto divano e un piccolo bagno di servizio nel sottoscala, arricchiscono il piano. La televisione fissa al muro e le librerie, colme di romanzi, saggi e testi ne fanno da corona, valorizzandola. I muri sono in pietra a vista, i numerosi serramenti, permettono alla stanza di assorbire il bagliore del sole per tutto il giorno e quelli scorrevoli, in opposizione al sofà, offrono l'accesso diretto sulla piscina e ad una loggia adibita a palestra. Salgo al primo piano per posare le valige nella camera padronale. Essa comunica sia con il bagno, annesso di vasca idromassaggio e doccia, sia con lo studio. Dalla parte opposta del piano si trova la camera degli ospiti con servizi inclusi. L'arredamento era già presente, oltre modo minimale, mi ha conquistato fin da subito, uno stile semplice ma moderno. La cabina armadio è spaziosa, passo in rassegna tutti i miei vecchi completi, non ho mai amato questa varietà di abiti, ma dovrò abituarmi di nuovo. Devo fare una doccia e dormire, domattina andrò a trovare la mia famiglia e voglio essere presentabile.

Nel giorno in cui...Where stories live. Discover now