CAPITOLO 15

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Nathan

Omar e Veronica mi osservano in malo modo, cosa si aspettando? La devo inseguire come un cagnolino?

«Avete bisogno di qualcosa?»

«Fratello se non vai, ti butto fuori a calci.» Veronica inizia a ridere: «portala a casa, con questa pioggia si prederà un raffreddore.» Mi guarda con uno sguardo malizioso. Sono convinto lo dica solo per rimanere da solo con Veronica.

«Ok. Vado via... ma solo per lasciarvi soli. Pensate non me ne sia accorto?» Omar mi tira una gomitata, prendo la giacca ed esco.

Quando la vedo sotto il porticato d'istinto le afferro i fianchi. Come se fosse il mio corpo a decidere cosa fare.

«Cloe. Vieni dentro, sta diluviando. Non vorrai ammalarti.» Non si sposta e questa cosa l'apprezzo. Anzi, mi sembra a suo agio, avrà deciso di non scappare più?

«No, grazie, a breve dovrebbe arrivare il taxi e poi mi piace la pioggia, mi dà un senso di pace.»

«Sei proprio strana. Ok, allora ti farò compagnia.» dopo avermi dato le spalle continuo dicendo: «Se lo desideri, posso accompagnarti a casa?»

«La ringrazio, ma come le ho già detto sta per arrivare il taxi.»

«Allora posso venirti a trovare domani al tuo paese?»

«Come?»

«Hai capito bene.»

«Non credo sia una buona idea.»

«Per quale motivo?» mi osserva con uno sguardo intenso, sta pensando cosa rispondermi e decido di precederla: «Facciamo così, questa settimana hai evitato di discutere del fatto successo lunedì: ti do l'occasione di redimerti.»

«Addirittura...» - dice con un sorriso malizioso - «e se non volessi?»

«Beh allora mi metterò da parte.» dico allontanandomi. «Se entro stasera non mi mandi l'indirizzo e l'ora, mi rassegnerò.» 

«Va bene.» dice con aria di sfida. Nei pochi secondi in cui ci fissiamo, scorgo un cambiamento repentino nel suo sguardo, è fra indecisione e paura. Solo quando sentiamo il clacson del taxi smettiamo di guardarci fissi negli occhi e prima di andar via mi dà un bacio leggero sulla guancia. Si allontana di corsa sotto la pioggia e poco prima di salire si volta e mi guarda per l'ultima volta prima di sparire all'interno della macchina.

Decido, a mia volta, di chiamare un taxi e nell'attesa osservo Omar ridere con Veronica. Mai avrei pensato potesse accadere una cosa del genere. Quando arriva salgo di corsa, piove in maniera più intensa e ciò cambia con velocità il mio umore. Non sono mai stato un'amante del cosiddetto "brutto tempo", preferisco di gran lunga il sole, quello cuocente dell'estate. Del resto ho passato la maggior parte dei miei ultimi anni in luoghi estremamente caldi. Mentre mi attraversa nella mente questo pensiero, mi rendo conto di essere molto diverso da Cloe. Forse è stato uno sbaglio dirle del messaggio. Cosa mi dovrei aspettare? Dovrei lasciar perdere. Magari conoscendola mi accorgerò di quanto lei non sia fatta per me. "Sì come no, speraci Nathan..."  Beh, dopotutto si dice che la speranza è l'ultima a morire. In sincerità non so quale tipo di speranza dovrò inseguire da qui in avanti. Al momento, voglio solo arrivare a casa, distrarmi con un buon libro e magari allenarmi, se trovo le forze.

***

Corro sotto l'acquazzone e quando entro mi addosso alla porta d'ingresso.

«Che giornata.» dico ad alta voce.

«Sei stanco?» Mi giro e trovo Cristina sul divano "Cosa dicevo prima? Poteva andare peggio? Mai dire mai."

«Cosa ci fai qui?» È cambiata, ma al suo solito si veste come se dovesse rimorchiare il primo passante. L'abito non lascia niente all'immaginazione, il pizzo della canottiera mostra il suo seno prosperoso e la minigonna in pelle è aderente. Si mette a cavalcioni e mi fa segno di sedermi con lei. Non riesco a distogliere la vista dal suo corpo, mi fissa, ma non risponde. I capelli biondi lisci sono gli stessi di sei mesi fa, e i suoi occhi azzurri sono come il ghiaccio. «Beh, cosa sei venuta a fare? Soprattutto come hai saputo del mio rientro?»

Nel giorno in cui...Where stories live. Discover now