CAPITOLO 21

112 8 0
                                    

Da quando ho lasciato a casa Cloe, non riesco a fare a meno di pensare a come sta e a quanto tempo passerà prima di vederla sorridere. Le sue lacrime hanno risvegliato un vortice di insicurezze, il quale speravo di aver seppellito. Pensare a quante cose sono accadute dal mio arrivo non mi fa sentire meglio; se in sole quattro settimane sono successi questi disastri, chissà tra due mesi... Sono già le sette, volevo allenarmi un po' prima di andare a lavorare. Indosso una maglietta e un paio di pantaloncini e con grande velocità mi dirigo all'esterno per fare una corsa.

Correre mi ha sempre aiutato a liberare la mente dai pensieri superflui, purtroppo quest'oggi mi è arduo svuotarla sebbene abbia trascorso la notte a riflettere. Sono giunto ad una conclusione, in compenso: l'obiettivo prestabilito appena rientrato, non si concretizzerà. Christian ed io abbiamo passato troppi anni divisi e ho compreso di non conoscerlo più. Colui il quale dipendeva dalla nostra fratellanza non sussiste più: la sua meschinità è una cosa il quale non mi è concesso riparare. I sotterfugi e le falsità proferite a Cloe per mettermi in cattiva luce, dapprima inspiegabili, ora hanno un senso. Non desidera riavermi al suo fianco, tanto meno nostra madre. Detto questo non posso scontrarmi in eterno, ne andrebbe di mezzo il futuro dell'azienda, e ciò non lascia un grande margine di successo dall'unico desiderio rimastomi. Devo permettere a Cloe di fare la sua scelta, di mettere le cose in chiaro con Christian, sperando che quel maledetto bacio non le abbia creato ancor più perplessità. Tenterò, per lo meno sul lavoro, di darle il giusto spazio per ragionare, ma nessuno può impedirmi di starle accanto al di fuori purché non sia proprio lei a chiedermelo.

***

Arrivati davanti al complesso mi fermo per alcuni secondi in macchina ad osservare i passanti e alla fine la vedo. Nel suo completo nero e i suoi sinuosi ricci raccolti in uno chignon. Sta parlando con Veronica e la sua espressione non è felice anzi, tenta a stento di non far venire fuori le lacrime. Veronica, al contrario è molto arrabbiata. Decido di scendere dall'auto e prima di chiudere la portiera Giovanni dice:

«Signore, il Signor Capri ha chiesto di avvisarla in quanto non sarà presente in ufficio, è fuori città con il Signor Christian.» Tutta la tensione accumulata da stamani si dissolve.

«Fantastico. Sai quando faranno ritorno?»

«Non prima di domani sera.»

«Ottimo. Ti ringrazio Giovanni.»

«Ah, inoltre si ricordi: lunedì lei e la Signorina Davino dovete andare a Roma.»

«Non me ne sono dimenticato. Buona giornata Giovanni.»

«Ci vediamo alle diciannove Signore.»

Lo saluto con la mano e quando volgo lo sguardo per vedere se Cloe è ancora lì, lei è andata via.

Arrivato al piano vedo Cloe: è intenta a parlare al telefono. Veronica mi squadra dalla testa ai piedi. Le passo davanti e continua ad osservarli in malomodo, così non va per niente. Se mi metto contro la sua più cara amica sono spacciato. Senza perdere tempo le dico:

«Veronica, ti aspetto nel mio ufficio.»

«Buongiorno anche a lei Signore. certo arrivo subito.»

«Perché mi guardi in quel modo Veronica?» so già molto bene la risposta ma lei rimane immobile sulla soglia della porta mentre mi tolgo la giacca. Non accenna a muoversi neppure quando mi siedo.

«Mhmm... non lo so, me lo dica lei.» Posso comprendere il voler difendere la sua amica, ma troppo spesso qua le persone si dimenticano chi io sia.

«Forse hai bisogno di rinfrescare la memoria: sono il tuo capo. Non parlarmi in quel modo.»

Nel giorno in cui...Where stories live. Discover now