CAPITOLO 44

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ISABELLE

La vita scorre sempre troppo in fretta e quella piccola bimba dai capelli ramati me lo stava mostrando portandomi con sè lungo il percorso di quell'amabile e delicata coppia d'innamorati; il frutto del loro amore, la bambina, cresceva davanti ai miei occhi diventando sempre più grande, vidi i suoi primi passi, le prime lacrime di gioia che perse sua madre per via dell'emozione e i momenti di spensieratezza e allegria passati con il padre.

Quella bimba che scoprii chiamarsi Isabelle, aveva un rapporto idilliaco con il padre, si capivano alla perfezione e quest'ultimo le aveva tramandato la passione per i motori, l'amore per la vita ma soprattutto il significato dell'amore stesso, la piccola Isabelle cresceva osservando come i suoi genitori sapessero amarsi per davvero, si amavano con quel velo adolescenziale come fossero ancora, dopo anni di matrimonio, una coppia di neo-innamorati e questo loro amore genuino le riscaldava il cuore.

Fino a quando però il loro quadretto utopistico non venne spezzato da un tragico incidente, il giorno del suo compleanno, il momento che tutti noi viviamo con gioia e spensieratezza per Isabelle divenne l'istante peggiore della sua esistenza; sentii un tonfo al cuore e strinsi gli occhi quando le urla di quella povera bimba mi dilaniarono l'anima, era rimasta sola con quel destino infame che le tolse ogni cosa.

Quando ecco che la manina che stringevo della bambina al mio fianco scomparve, non la senti più e quando mi voltai per vederla mi accorsi che non c'era, dov'era andata?

La chiamai ma in quel buio scorgerla era infattibile, e solo allora vidi loro, quella coppia, quel uomo e quella donna ma erano diversi, non più sorridenti e amorevoli, bensì distrutti e spenti.

L'abito bianco che lei indossava per andare a cenare per il compleanno della figlia, era ora strappato e lasciava vedere lembi di pelle lacerata da cui fuoriusciva sangue, il suo viso angelico era ora piegato in una smorfia di delusione e riluttanza, i suoi occhi trasudavano fallimento, proprio come quelli del compagno che, nelle stesse condizioni, con gli indumenti strappati e macchiati di sangue mi guardava sconfortato come sè fossi il loro insuccesso. E lì li riconobbi.

"M-amma, papà?" Feci per procedere verso di loro ma non riucii a muovermi, ero pietrificata di fronte a loro mentre mi trafiggevano con i loro volti delusi e afflitti, in qualche modo ero riuscita a deluderli e fu lì che mi sentii morire. " Non sei riuscita nemmeno in questo Isabelle" Mormorò sprezzante lei scuotendo il capo e subito sentii una fitta lancinante al petto, non poteva dirmi questo io avevo bisogno della loro comprensione, di sapere che in ogni caso loro erano fieri di me. "N-non volevo." Sussurrai distrutta capendo di averli disillusi, loro credevano in me, sempre ed io li avevo ripagati con la moneta peggiore che potesse esistere, l'ennesima delusione.

"Ce lo avevi promesso." Esordì mio padre rammaricato mentre la moglie piangeva dilaniata contro la sua spalla, avevo perso persino loro, provai ancora a correre verso di loro ma scomparvero lasciandomi sola in mezzo alle tenebre con la pura e semplice convinzione di averli persi per sempre.

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DAMON

Oggi avrò una riunione importante per un appalto in Svizzera, verranno dei clienti stranieri da lì per parlare con me di un progetto a cui tengono molto, penso si tratti di un ponte o qualcosa di simile.

Per telefono mi hanno già informato su come dovrebbe venire ed io ho disegnato qualche schizzo da potergli mostrare per far sì che abbiano almeno mezza idea di come dovrebbe venire, ma ancora nulla è certo visto che dobbiamo ancora discutere di prezzi e clausole, ed è sempre lì che i miei clienti cadono, farebbero di tutto per spendere poco e avere tanto ma forse non hanno ben capito chi sono.

Sick attraction 1Where stories live. Discover now