23: Men are all the same

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Seoul, 25 Novembre 2021


Seduta alla specchiera Aurora si ravvivò i capelli, stese uno strato di rossetto vermiglio e sistemò gli orecchini di brillanti che le aveva regalato Namjoon per l'occasione. Appoggiato allo stipite della porta Jimin aggrottò le sopracciglia, lo spacco laterale della gonna blu incredibilmente stretta le metteva in mostra la coscia.

Non era corta, ma quello spacco avrebbe fatto girare la testa a qualunque uomo, etero e non.

La 'cosa' nella sua pancia si agitò in preda all'irritazione, la gelosia gli mordeva la nuca.

«Devi proprio vestirti così per andare a una cena di lavoro?»

«'Così' come?» gli lanciò uno sguardo attraverso lo specchio e applicò il rimmel.

«Aurora, la gonna: ti si vede fino a qui.» alle sue spalle Jimin indicò la coscia. «E anche l'inizio dell'autoreggente! Non potevi metterne una con uno spacco un po' più corto?»

«Me l'ha regalato Tae apposta questo completo.» si girò e arricciò il naso, un lieve calore le scaldò le guance.

«Te l'ha regalato Tae e con lui ci parlerò, ma sei andata anche tu a comprarlo, o sbaglio?»

«No, mi sta bene. E' il blu giusto.» si alzò e recuperò la pochette. «E comunque è elegante e va benissimo per una cena di lavoro. Non si vede niente.»

«Non dire cazzate, a ogni passo che fai si vede tutto!» Jimin gesticolò e bloccò lo specchio della porta. «Non voglio che altri ti vedano vestita così.»

Aurora raccolse le decolleté dalla scatola, il fastidio che le pungolava la nuca aumentava ogni volta che lui apriva la bocca. «Smettila, non si vede assolutamente nulla. Tanto più che saremo al ristorante, sarò seduta per tutto il tempo.» sventolò le scarpe e gli fece cenno di spostarsi.

«Aurora cambiati quella cazzo di gonna. Ora! Non voglio che ti prendano per la persona che non sei, e non per le tue competenze. Non hai idea di come siano fatti gli uomini qui in Corea.»

«Gli uomini sono uguali in qualsiasi punto della terra, Jimin. Spostati. Mi hanno già presa, devo solo firmare il contratto.»

«E per firmare un contratto di lavoro non serve che tu ti vesta in questo modo, visto che ti hanno già confermato. Cambiati.»

Si stava innervosendo e non andava bene, lo sapeva.

Aurora strinse le labbra, le tremavano le mani e iniziava a sudare; sibilò: «Per farlo confermare però mi servirebbe? Hai appena detto quello che ho sentito, Jimin?»

«Non ho detto questo, ho detto che per firmare un contratto non devi andare mezza nuda a una cena, visto che ti hanno già presa.» le mani tremavano in modo evidente, le nascose in tasca e strinse i pugni.

«Non sono mezza nuda, Jimin!» esclamò, stringeva la borsetta così forte che le faceva male la mano. «Te lo dico per l'ultima volta: spostati, sto facendo tardi.»

Era talmente arrabbiato con lei che l'avrebbe lasciata lì e se ne sarebbe andato, non si era ancora ripreso dal litigio dei giorni prima e sentirla urlare lo faceva imbestialire.

Non aveva il diritto di dirle cosa indossare, ma sembrava che si fosse vestita per mettere in vendita il suo corpo e Aurora era molto più quello. Stava andando a cena con uno dei classici figli viziati dell'upper class, abituato ad avere tutto e tutti. Aurora non conosceva la parte della Corea realmente piena di soldi, quell'uomo, nel vederla vestita in quel modo, l'avrebbe considerata un giocattolo perfetto per vincere la noia.

Be my First and my Last | P.Jm - J.Hs - J.Jk [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now