Capitolo 13 (Parte due)

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"Uscite, andate in caffetteria o magari organizza un pranzo nel ristorante all'angolo ma per favore, parlale" Maya era sdraiata sul letto di Logan e Emily, il ragazzo continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, ancora non si era deciso a parlare con Emily del suo passato, era nel suo intento farlo, ma con tutto quello che era successo non era riuscito a trovare il momento giusto e quando ci aveva provato quella mattina, l'unica cosa che era riuscito a fare era stata borbottare parole poco comprensibili.
"È più difficile di quello che pensassi" si bloccò di fronte a lei con le braccia incrociate sul petto. A quel punto Maya si alzò in piedi piazzandosi di fronte a lui.
"Sai bene che dovremmo affrontare ancora molte difficoltà e non è detto che capiti tanto presto un'altra occasione. Non hai la possibilità di sprecare del tempo, non lo abbiamo. Emily è la persona più dolce e comprensiva che io abbia mai incontrato sono certo che saprà capirti" purtroppo era vero, non potevano perdere tempo perché non sapevano che cosa sarebbe successo da lì a poco. Logan la agguantò in un abbraccio.
"Le parlerò oggi, questa volta lo farò davvero" le scoccò un bacio sulla guancia prima di allontanarsi appena.
"Bene, allora è meglio se ti lascio riflettere sulle parole giuste da usare, so che andrà benissimo non temere" gli accarezzò una spalla prima di superarlo.
"Lo spero" rispose Logan, dopodiché la ragazza lo lasciò solo.

Maya aveva in programma una chiamata da fare alla sua migliore amica, non era riuscita a sentirla negli ultimi giorni ed era arrivato il momento di raccontare ogni cosa anche a lei, era lontana certo, ma faceva sempre parte del branco.
La casa era quasi deserta così lasciò un bigliettino sul tavolo, scrivendo sopra che aveva delle commissioni da fare e che sarebbe rientrata nel tardo pomeriggio.
Si rigirò le chiavi dell'auto tra le mani prima di posarle nuovamente e decidere di camminare.
Si strinse bene nel cappotto, prendendo la sciarpa di Devon, che ormai era diventata sua, per poi uscire di casa.
Prese a camminare lungo il marciapiede, diretta verso la sua caffetteria preferita, dove si sarebbe fermata per prendere qualcosa di caldo da bere e riscaldarsi le mani.
Le guance ed il naso stavo già diventando rossi per il freddo, si strusciò le mani tra loro per poi afferare il telefono dalla tasca e chiamare Sam.
"Pronto" Sam rispose al quarto squillo, sbadigliando.
"Stavi ancora dormendo?" Rise Maya, controllando l'orario, erano le due e cinque del pomeriggio.
"Ieri ho fatto le tre di notte" biascicò le parole la ragazza dall'altra parte del telefono.
"Sei andata ad una festa?" Le chiese quasi sicura che le rispondesse di si.
"No, sarai orgogliosa di me, ho passato le ore a studiare" era orgogliosa certo, ma soprattutto stupita, in tutti gli anni di amicizia non le aveva mai visto fare una cosa del genere.
"Wow, si, direi che sono orgogliosa" si pentì di non aver preso i guanti, la sua mano stava gelando.
"Tu, che mi dici? Che cosa combinate?" Maya sospirò pesantemente, facendo uscire una nuvola di vapore che si dissolse nell'aria.
Le raccontò ogni cosa, descrivendo anche i dettagli magari più insignificanti e sentí la voce dell'amica svegliarsi sempre più il racconto andava avanti.
"Credo sia meglio che io torni subito lì" Maya si bloccò di colpo sentendo quelle parole.
"C-che cosa? No, assolutamente no. Tu sei l'unica che è al sicuro, adesso lí hai una vita, la scuola, gli amici non voglio che tu stravolga tutto per immergerti in questo casino" iniziò ad agitare le mani mentre parlava.
"Sarò anche dall'altra parte dell'America ma voi restate e resterete sempre e comunque la mia famiglia, se ce ne fosse bisogno tornerei anche di corsa Maya" le rispose l'amica con tono serio.
"Lo so, ma voglio che tu stia al sicuro, ti garantisco che se la situazione dovesse peggiorare te lo dirò e deciderai che cosa fare, ma adesso per favore, resta in California" arrivò di fronte alla caffetteria, ma decise di restare fuori a parlare. L'amica restò in sei lenzino qualche secondo, stava riflettendo sul da farsi.
"D'accordo, ma voglio che mi aggiorni su ogni dettaglio" sospirò Samantha.
"Lo farò" Maya si sentí sollevata, parlarono ancora pochi minuti dopodiché si salutarono e Maya entrò nella caffetteria.
Il calore del posto le diede solievo e sentí le mani tornare alla loro temperatura naturale, si sedette ad uno dei tavoli vicino alla vetrata ordinando un cappuccino.
"Ehi piccola Luna" alzò lo sguardo ma aveva già riconosciuto la voce vivace di Jackson.
"Ehi, pensavo fossi all'incontrò con gli Alpha" alla fine Avery si era fatta sentire e aveva organizzato una riunione nei boschi poco distante dalle case branco con tutti gli Alpha per dare loro nuove informazioni riguardo la situazione al sud dello stato.
"È appena finito, posso sedermi?" Il che voleva dire che Devon stava rientrando a casa.
"Certo" Jackson era un tipo divertente, gentile, l'unica volta in cui lo aveva visto arrabbiato era stata pochi giorni prima, sul suo portico, a causa di Avery.
"Allora, come stai?" Maya appoggiò la testa al pugno della mano, osservando il ragazzo di fronte a se con i suoi occhioni azzurri.
"Domanda di riserva?" Il ragazzo sorrise ed una cameriera arrivò con il caffè che Jackson aveva ordinato poco prima.
"Tu come stai? Sei preoccupato, nervoso, arrabbiato magari?" Tentò la ragazza, perché lei si sentiva esattamente in quei tre modi, ma le emozioni erano troppo mescolate tra loro per riuscire a distinguerle con chiarezza.
"Arrabbiato è a dir poco, io punterei più sull'incazzato" bevve un sorso del suo caffè e a quel punto fu lei a sorridere.
"Però ho anche paura" il ragazzo pronunciò quelle parole per poi fermarsi a guardare Maya dritto negli occhi, come se stesse cercando di capire cosa stesse pensando.
La ragazza aveva capito perfettamente, Jackson non temeva per se stesso, ma bansí per qualcuno a cui teneva molto, anche se forse nessuno lo sapeva.
"Ryan sa quello che provi?" Jackson alzò le sopracciglia sorpreso.
"Devon ha proprio ragione, tu vedi tutto, non ti si può nascondere niente" Maya aveva notato come guardava Ryan, era lo stesso modo in cui si guardano due compagni, solo in maniera più discreta.
"È lo stesso modo in cui io guardo Devon" ammise tranquillamente.
"Io e lui siamo compagni, ma prima di tutto amici. Abbiamo scoperto di appartenerci solo un paio di anni fa e per timore di rovinare il nostro rapporto abbiamo preferito restare quello che già eravamo, solo due amici. Adesso però so che se dovessimo partire per combattere lui verrebbe con me e se gli accadesse qualcosa io ne sarei distrutto. I rimorsi mi tormentano, se ci avessi provato, se fossimo ufficialmente compagni forse le cose potrebbero andare diversamente" probabilmente Maya emanava fiducia da ogni poro perché con lei tutti tendevano a confidarsi. Allungò una mano stringendo quella del ragazzo nella sua.
"Ascoltami, non devi sentirti in colpa, anche se foste stati compagni nulla avrebbe impedito a Ryan di seguirti, perché fidati, anche lui ti guarda in quel modo così unico. Non posso dirti cosa devi fare, ma posso darti un consiglio, digli quello che provi, digli che vuoi stare insieme a lui, digli che è il tuo mondo, fallo prima che tutto si sgretoli e non avrai rimpianti" si guardarono di nuovo per interminabili secondi, poi le strinse la mano più forte.
"Tu soffri molto, le tue parole derivano dal fatto che sai di non poterlo seguire, non è vero?" Maya abbassò lo sguardo sorprendendosi di quanto fosse stato per lui semplice leggerla. Sentí due dita sotto il mento che le sollevarono il viso, Jackson pretese il suo sguardo.
"Non avrò rimpianti piccola umana, te lo assicuro, tu in cambio promettimi di essere coraggiosa anche questa volta, conosco la vostra storia e so che lo sei, molto più di tanti di noi. So che è difficile ma ti prometto che mi prenderò cura del tuo lupo" bastò un lieve sorriso e i due si compresero, due promesse che avrebbero cercato di mantenere ad ogni costo.

Il colore del cieloHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin