VII.
Un timido raggio di sole si fece strada nell'appartamento che riversava in uno stato di quiete e serenità, illuminando debolmente ogni oggetto incontrato sul suo cammino, le sigarette della sera precedente spente contro il posacenere regalavano all'aria un leggero e familiare odore di tabacco, la televisione accesa restituiva il fermoimmagine di un film mai concluso e il leggero ticchettio dell'orologio da parete scandiva piano l'incedere dei secondi di quella mattina nuova che sorprendeva la figura di Sakura, rannicchiata su di un fianco, coperta debolmente da una coperta pesante. Quando aprì gli occhi per la prima volta non furono quelle le prime cose che risvegliarono i suoi sensi intorpiditi, piuttosto si stupì di ritrovarsi per terra nel soggiorno di casa sua, da sola.
Ricordava perfettamente come la sera precedente avesse chiuso gli occhi, vicino a chi avesse chiuso gli occhi, e nonostante avesse bene in mente il modo di comportarsi di Sasuke, non poté trattenersi dal sentirsi triste nello scoprire la sua assenza quella mattina. Si riscoprì sorpresa dalla facilità con cui si addormentò vicino ai due ragazzi la sera precedente e sentì un familiare calore scaldarle le guance al ricordo della dolcezza inspiegabile che Sasuke le aveva riservato un attimo prima di addormentarsi. Non poté fare altro che ripercorrere mentalmente ogni dettaglio di quello che era successo la notte scorsa, trovando ogni cosa, ogni sguardo o quel suo leggero tocco, inaspettato e inspiegabile. Si domandò perfino se certe occhiate o le sue dita a sfiorare le sue fossero state frutto di un sogno, o della stanchezza che le aveva annebbiato la mente.
Si guardò intorno notando la stanza completamente deserta. Una fitta la sorprese portandola a stringere la coperta tra le dita, pensando con lucidità capì che non si aspettava la sua presenza al suo fianco una volta aperti gli occhi, ma lo avrebbe voluto più di ogni altra cosa, si sarebbe accontentata anche di vederlo seduto al tavolo della cucina a studiare, lontano da lei.
Alzandosi mestamente da quella posizione gettò uno sguardo annebbiato all'orologio, domandandosi quanto avesse dormito e – soprattutto – chiedendosi se tutta la notte l'avesse trascorsa sola o in compagnia di Naruto e Sasuke, cominciò a farsi mille domande delle quali non trovò risposta certa. Per i primi istanti di quella giornata la figura del biondo non aveva fatto capolino nella sua mente, ma quando ricordò quei brevi istanti di intimità trascorsi con Sasuke, non poté fare altro che domandarsi se lui avesse notato qualcosa, se Sasuke gli avesse raccontato qualcosa, se lui stesso non avesse chiesto informazioni all'amico incuriosito da qualche comportamento strano.
Colpita da una breve ma intensa scarica di adrenalina, Sakura si alzò di colpo, lamentando un leggero mal di schiena per la notte trascorsa sul pavimento, cercando il telefono con il fine di chiamare l'Uzumaki per chiedere informazioni su come fossero andate le cose. Le sembrò la cosa più giusta da fare, terrorizzata al pensiero che quanto aveva vissuto poche ore fa, vicino a Sasuke, fosse stata una sua sola elucubrazione e non la realtà, per un attimo sperò che Naruto avrebbe in qualche modo potuto darle le conferme che credeva, mentre mille altri quesiti le affollavano la mente.
Naruto e Sasuke erano andati via ieri sera? Se sì, perché non l'avevano svegliata?
Avevano dormito insieme?
Perché erano andati via senza dirle niente?
Quando sentì il telefono squillare capì di non sapere come iniziare la conversazione, ne sapeva che tono avrebbe dovuto adottare, si sentì solo spaesata mentre l'emicrania si faceva spazio nella sua testa.
Il familiare schiocco del chiavistello che si apriva la portò a voltare lo sguardo in direzione della porta, riagganciando la chiamata dalla quale non aveva ottenuto risposta. Nessuno aveva le chiavi di casa sua, ma notando la loro assenza al loro solito posto, il cuore le fece una capriola.
-Dovresti smetterla di prendere le mie chiavi- portando una mano a coprire una tempia, Sakura salutò Naruto che aveva fatto il suo ingresso nell'appartamento come se fosse stato suo da sempre.
-Buongiorno raggio di sole! Ho portato la colazione e...- il ragazzo ignorò il suo tono tagliente i primi istanti e poi si bloccò tenendo a mezz'aria il vassoio con sopra ciò che aveva comprato, confuso e disorientato, -ma Sasuke dov'è?-
A quella domanda Sakura schiuse leggermente le labbra, incapace di rispondere e incapace di accettare il fatto che Sasuke era lì per davvero quella mattina, ma era andato via senza avvertire nessuno.
-Che testa di cazzo, gli avevo detto di aspettare, se non voleva la colazione bastava dirlo- poggiando i vassoi sul tavolo della cucina, Naruto continuò a comportarsi con naturalezza, ignorando in un primo momento l'espressione sgomenta di Sakura che lo seguiva con lo sguardo senza riuscire a proferire parola.
-Vabbè, non importa. Dimmi Sakura, hai dormito bene? Io ho un mal di schiena... Se vogliamo replicare la serata dobbiamo attrezzarci meglio di così!- quando incrociò il suo sguardo, Naruto le porse un caffè con un'occhiata complice. Non rispose alle sue domande e alle sue affermazioni, si limitò a sedersi al tavolo, imitata dal ragazzo che, intuendo per un breve istanti i suoi pensieri, rimase in silenzio sorseggiando la bevanda che aveva tra le mani.
-Quindi avete dormito... Abbiamo dormito qui a terra?- domandò poi lei, alla ricerca continua di sicurezze, sentendo il battito del suo cuore accelerare di secondo in secondo.
-Sì, chiamalo colpo di sonno o non so cosa, mi sono svegliato qua stamattina e...-
-E Sasuke? Lui pure ha dormito qua?- lo interruppe, smascherando i suoi pensieri e le sue domande. Non riusciva ad aspettare. Si sentì immediatamente scomoda nella posizione in cui si trovava e abbassò gli occhi sul tavolo, spolverando via qualche residuo di tabacco sfuggito a qualche sigaretta fumata la sera prima.
-Sì, abbiamo dormito qui tutti- quella affermazione la lasciò sgomenta e felice, portandola a ignorare il tono indagatorio usato dall'amico che con leggera astuzia aveva fatto apposta a marcare ogni singola parola pronunciata. Si sentì sollevata, inspiegabilmente, e gli rivolse un sorriso come risposta.
Quando Naruto lasciò il suo appartamento all'ora di pranzo con la promessa di vedersi quella stessa sera per un'uscita di gruppo con lui Hinata e Sasuke, Sakura fu colta da un moto di spensieratezza misto a frenesia. L'arrivo delle attrazioni e delle giostre che avrebbero dato vita a una sorta di piccolo lunapark appena poco distante dalle loro abitazioni era una notizia pubblicizzata da settimane ma mai si sarebbe aspettata che quel giorno si sarebbe sentita felice di prendervi parte. La sua indole la portava poco avvezza a quel genere di manifestazioni, la calca, le urla e quelle luci la spaesavano, eppure l'idea di rivedere Sasuke l'avrebbe portata anche nei posti a lei poco congeniali, in più era sinceramente felice di passare ancora del tempo con tutti loro. Ignorando un messaggio da parte di suo padre in cui le chiedeva come stesse, Sakura si ritrovò a fissare per interi secondi il nome di Sasuke Uchiha sullo schermo del suo cellulare. Non si erano mai scambiati nemmeno un messaggio, anche le comunicazioni relative all'ambito universitario passavano attraverso Naruto, come un filtro tra due persone che non avevano alcun tipo di rapporto. Eppure quel pomeriggio, in attesa di andarsi a sistemare per l'uscita serale, sentiva che impedirsi di scrivergli le risultava più faticoso del previsto. Forse perché al suo risveglio Sasuke era andato via cancellando completamente ogni traccia della sua presenza, forse perché la sera prima, quando erano stati soli per quei brevi attimi, gli aveva mestamente confessato che dormire sola non la rendeva tranquilla da qualche tempo. Si sentiva che avrebbe voluto ringraziarlo, per averle dato la possibilità di non sentire la solitudine per quell'unica sera donandole un po' di tregua dalle sue paure.
Con il fine di bloccare quell'impulso di digitare sulla tastiera del telefono un timido "grazie" all'oggetto dei suoi pensieri, si ritrovò a chiamare suo padre, quasi inconsciamente.
-Ciao Kizashi- lo salutò come sempre, bloccando il telefono tra orecchio e spalla mentre distrattamente faceva scorrere tra le mani i vestiti del suo armadio per cercarne uno adatto per la serata.
-Quale Dio devo ringraziare per aver avuto l'onore di ricevere una tua telefonata?- la voce leggermente alterata dalla linea precaria del telefono le fece sollevare gli occhi al cielo. In quei giorni non aveva avuto molto tempo, o testa, per bloccare i tentativi di suo padre di analizzarla a distanza. Un po' si sentiva in colpa per come era stata sfuggente con i suoi genitori, soprattutto con suo padre, ma sentiva che le giornate le scorrevano troppo velocemente perché lei riuscisse a tenere stretta a sé ogni cosa della sua vita e in un modo del tutto egoistico, la cosa non le dispiaceva.
-Sono molto, ma molto sotto con lo studio in questo periodo, ho un sacco di impegni e un progetto tosto da consegnare tra qualche mese...-
-Ah capisco, immagino che si tratti di quella materia ostica-
-Forse... te ne ho parlato? Non ricordo- gli rispose distrattamente senza nemmeno pensarci, appoggiando addosso a sé una maglia che non la convinceva a pieno.
-Già... Vediamo, tu mi hai parlato di quella materia, ma forse ora stiamo parlando di una vera materia- gettò l'indumento sul letto e si fermò, guardandosi allo specchio, l'immagine su cui aveva posto lo sguardo le restituì un riflesso dagli occhi confusi.
-Ma che vai farneticando?- gli rispose arrossendo, d'un tratto prese coscienza di cosa stesse parlando suo padre dall'altro capo del telefono. Non le ci volle molto a capire che, senza troppi giri di parole, l'uomo aveva capito dalle loro brevi telefonate che c'era qualcuno nella vita della sua bambina.
-Io? Nulla, non ricordo nemmeno di che stavo parlando, ah l'età! Stai riposando?- dissimulò l'uomo con l'intento di prenderla in giro, lo sentì distintamente trattenere una leggera risata e per la seconda volta alzò gli occhi al cielo mordendosi le labbra.
-Stanotte ho dormito meglio- come pochi minuti prima, con l'intento di cambiare discorso, Sakura si rituffò nel suo armadio, questa volta non soddisfatta dei vestiti che possedeva. Non ricordandosi che suo padre aveva la capacità di scrutarla nel profondo, non si rese conto di avergli fornito un altro valido motivo per intrufolarsi nei suoi pensieri.
-Qualcosa ti turba?-
-Cosa? No! Perché dici così?- scacciando una ciocca di capelli finita sugli occhi, abbandonò sconfitta la spasmodica ricerca del capo di abbigliamento perfetto e prese posto sul letto, avrebbe indossato un jeans e una maglia qualsiasi.
-Mi era parso di capire che in genere non dormi bene...-
-Ho solo qualche pensiero, Kizashi, nulla di preoccupante. Stanotte ho dormito bene, sarà che ieri ho studiato tanto ed ero più stanca del solito, chi lo sa, questa materia mi avrà conciliato il sonno- si era stancata di rispondere alle domande di suo padre con frasi generiche e superficiali, ma sentiva che non era il caso farlo preoccupare per cose banali come la sua recente e immotivata paura di dormire da sola la notte. Il ricordo della vicinanza di Sasuke le investì la mente senza alcun preavviso, portandola a distorcere leggermente il tono di voce nel pronunciare l'ultima frase.
-Capisco, ora ti lascio, tua madre mi chiama a gran voce...-
-Vai vai, salutamela, dille che domani la chiamo, stasera devo studiare- non capì il motivo di quella bugia e non si interrogò oltre.
-Un'ultima cosa, non affidare ad altre persone o cose la tua tranquillità o serenità, sii nella giusta misura indipendente, ti saluto figlia-
Quando allontanò il telefono, della chiamata con suo padre era rimato solo un tenue calore all'orecchio e un mesto senso di inquietudine. Le ultime parole donatele l'avevano colpita come un proiettile.
Una volta preso posto sul sedile posteriore dell'auto di Naruto, non poté trattenersi dal rilasciare un leggero e poco udibile sospiro che sapeva di amarezza e leggera delusione. Naruto era andato a prenderla incredibilmente in orario, accompagnato dalla sola presenza di Hinata, mentre di Sasuke non era presente nemmeno l'ombra. Si trattenne dal chiedere direttamente il motivo della sua assenza mossa dalla paura di mostrarsi esposta davanti agli occhi dei due ragazzi e il disagio di sentirsi il terzo incomodo la portò a non dire neanche una parola lungo il tragitto che li avrebbe portati al piccolo lunapark, isolandosi dalle conversazioni che i due suoi amici mettevano sul tavolino per ingannare il tempo.
Sasuke sembrava scivolarle ancora una volta dalle mani e l'entusiasmo che l'aveva elettrizzata e caricata per tutta la giornata sembrò svanire in una nuvola di fumo soffiata via dalle sue labbra.
Passò le successive due ore a guardarsi intorno con la speranza di intravederlo tra la folla e ogni minuto che trascorreva, il desiderio di vederlo anche solo per un istante cresceva insieme alla frustrazione di non riuscirsi a godere una serata tranquilla insieme a Naruto e Hinata che, dal loro canto, cercavano di coinvolgerla costantemente nelle loro conversazioni e nelle loro risate. Si sentì profondamente in colpa nei loro riguardi e nei suoi stessi, quando realizzò quanto Sasuke, con i suoi modi flemmatici di attirarla a sé per poi allontanarla, l'avevano completamente rapita e soggiogata al punto di non riuscire a sopportare la sua assenza. Si rese conto di quanto fosse un peso per quei ragazzi che volevano solo godersi una serata spensierata prima di riprendere gli studi e le lezioni universitarie il giorno dopo e si morse internamente una guancia; guardando l'orologio si sentì sollevata dal constatare che era in tempo per prendere l'autobus che l'avrebbe portata vicino casa senza pesare ulteriormente sulle loro spalle.
La verità era che stare lì non le piaceva, sentirsi circondata dalla confusione la faceva sentire spaesata e capire di aver fatto passi indietro nei riguardi della sua apertura verso il mondo esterno la metteva in agitazione, ma la verità più importante era che senza Sasuke la sua presenza lì non aveva senso.
Quando, alzando lo sguardo, una luce abbagliante proveniente dall'attrazione più vicina le provocò nuovamente il mal di testa, capì che era arrivato il momento di andarsene e lasciare che Naruto e Hinata si godessero la serata senza il peso della sua presenza.
-Ragazzi ho visto un vecchio amico, corro a salutarlo, voi proseguite pure senza problemi, io vi raggiungo appena mi libero!- con una scusa ben impostata e un sorriso di circostanza, Sakura riuscì a ottenere la fiducia di entrambi i ragazzi e si allontanò con il fare di chi stava per perdere qualcuno tra la folla.
Una volta che, guardandosi indietro, li ebbe lasciati alle spalle, si addentrò nuovamente nei suoi pensieri ma a differenza di pochi istanti prima, ciò che le illuminò la mente furono le ultime parole pronunciate da suo padre prima di chiudere la chiamata quel pomeriggio. In un primo momento, arrabbiata per il modo che l'uomo aveva di ficcanasare nella sua vita, non aveva posto interesse nel vero significato che lo avevano spinto a pronunciare quelle parole. Capire e accettare che Sasuke influenzasse buona parte delle sue giornate, era una cosa che aveva messo in conto e che aveva accettato, mai si era fermata a pensare quanto questa cosa fosse sbagliata o quanto meno ingiusta nei confronti di entrambi. Sasuke non era tenuto a comportarsi come lei sognava, nulla lo obbligava a essere presente quella sera insieme a loro, del resto lei si era fidata della parola di Naruto a poi nulla poteva dirle che in un secondo momento l'Uchiha avesse rinunciato all'uscita, e lei di certo non era nessuno per essere messa al corrente della sua assenza. Lo stesso discorso riuscì in qualche modo a estenderlo alla mattina di quella stessa giornata, Sasuke non era costretto a essere presente quando lei avrebbe aperto gli occhi al mattino, lo avrebbe voluto con tutto sé stessa ma non poteva pretendere da lui nulla di tutto quello.
Sentendosi arrabbiata e frustata con sé stessa decise di fare un giro in solitaria prima di recarsi alla fermata dei bus situata nei pressi del lunapark, magari avrebbe incontrato Naruto e Hinata e gli avrebbe spiegato che era molto stanca e che sarebbe ritornata a casa e poi li avrebbe pregati di lasciarla andare con i mezzi pubblici, scusandosi di essere stata un'autentica seccatura per tutto il resto della serata. Non era un piano tanto brutto e sconclusionato e pensare mentalmente a cosa avrebbe potuto dirgli la distrasse per i primi minuti della passeggiata.
Quando con la scusa di trovare un po' di pace, imboccò una via meno rumorosa e congestionata, si immobilizzò sul posto, quasi incredula. Era sicura di non avere un'allucinazione perché quando vide Sasuke parlare con alcuni colleghi in lontananza, era un momento in cui non lo stava pensando intensamente come le era capitato prima. Si ritrovò a sbattere le palpebre più volte, incapace di proseguire con la paura di incontrarlo faccia a faccia senza sapere come avrebbe dovuto approcciarsi e comportarsi.
Cosa provava in quel momento?
Rabbia? Poca, la infastidiva il pensiero che avesse ritardato così tanto e che non le avesse scritto nemmeno un messaggio per essere scappato quella mattina. Poca rabbia, ma c'era.
Felicità? Molta, ma non riuscì a dirsi solo felice, sollevata era ciò che più le si addiceva.
E scomoda. Non riuscì a prendere una posizione o ad alzare un braccio, rimase con la flebile speranza che lui si accorgesse di lei, che le facesse un cenno. Non erano molto distanti e, con un'accezione che poco aveva a che fare con l'egocentrismo, sapeva che il colore dei suoi capelli non passava inosservato. Se solo Sasuke si fosse guardato intorno avrebbe notato subito Sakura, immobile in mezzo alla strada mentre decine di ragazzi e ragazze le passavano affianco intrattenendosi in miriadi di conversazioni che a lei non interessavano.
E poi come una spina sullo stelo di una bellissima rosa, si sentì punta da un pensiero inaspettato. Quando lo vide rivolgerle uno sguardo distratto e rapido, Sakura dovette di nuovo ammettere di essere caduta di nuovo negli stessi errori che pochi minuti prima stava cercando di risolvere e condannare. Voltandosi gli diede le spalle, lasciandolo lì, bello e lontano, cercando di rimettere in piedi i cocci della sua integrità e indipendenza emotiva che in quei momenti vacillava come mai le era capitato in tutta la sua vita.
Fece qualche passo e prese posto su una panchina, l'immagine di Sasuke e del pressapochismo che le rivolse in quei momenti la fecero arrabbiare e quasi si sentì soddisfatta della cosa, sperando che quelle sensazioni sgradevoli la aiutassero a imprimere nella mente le parole di suo padre che tanto l'avevano spaventata.
Era così concentrata dal darsi della sciocca immatura che quasi non si rese conto che il ragazzo che tanto l'aveva attratta, aveva preso posto accanto a lei su quella panchina di pietra, silenzioso.
-Ciao- la salutò e il suono della sua voce le accelerò notevolmente i battiti del cuore.
-Sei in ritardo- di tutti i pensieri che albergavano la sua mente, quello più inopportuno fu quello che trovò voce. Sentì che il tono che aveva usato non era dei migliori, un misto tra l'accusatorio e il piccato con una leggera sfumatura di delusione, ma fu sincero.
-Lo so- si limitò a dire lui mentre l'odore di tabacco si faceva strada tra le loro figure. Sakura notò che non le aveva chiesto l'accendino, lo vide tenersi distante da lei, non che nelle precedenti occasioni le cose fossero diverse, ma il tono che usò in quelle due parole lo portarono ancora più lontano da lei. Si voltò a guardarlo, quasi con la paura che lui non fosse realmente lì e quando incontrò il suo viso pallido illuminato debolmente dalla sigaretta che teneva tra le labbra, Sakura non poté non notare che le sue paure erano reali. Gli occhi di Sasuke erano fissi davanti a sé ma sembravano proiettati in un'altra dimensione lontana, incastonata in pensieri in cui lei non aveva spazio. Non disse niente e lasciò che i secondi trascorressero trasportati via dall'aria insolitamente fredda di quella sera.
-Stavi andando via?- la interrogò lui, schiacciando con il piede il mozzicone della sigaretta appena fumata. Inquieta, prese a guardarsi le scarpe e le mani giunte intenta a torturarsi le dita.
-Sì, cioè no. Stavo solo dando un po' di privacy a Naruto e Hinata- disse la verità trovandosi confusa sulle sue stesse intenzioni. Avrebbe voluto andare via, ma in quei momenti in cui Sasuke era a pochi centimetri da lei, si sentiva come se fosse arrivata a casa senza doversi muovere da lì.
-Capisco- di nuovo quel tono sommesso la portò a guardarlo. Avrebbe voluto chiedergli cosa avesse, se fosse tutto ok, ma le parole che le uscirono dalla bocca furono di nuovo intrise di accuse malcelate.
-Perché sei andato via questa mattina? Naruto aveva portato la colazione per tutti e tre, ci è rimasto male- non riuscì a tenersi quella domanda per sé, l'aveva accompagnata per tutto il giorno, aveva provato a darsi una risposta, a cercarla negli altri, a ignorarla, ma non riuscì a precludergli la luce.
-E tu? Ci sei rimasta male?- quella domanda la portò ad arrossire, e si sentì felice di rivedere un barlume del ragazzo che tanto sembrava divertirsi nel metterla in difficoltà. Non rispose non trovando le parole adatte e lasciò parlare ancora una volta il ragazzo.
-Avevo da fare, si era fatto tardi- per un motivo poco chiaro quella risposta non le piacque, forse perché il modo di parlare che aveva usato Sasuke sembrava presupporre che per lui, dormire a casa sua, si fosse rivelato una grandissima perdita di tempo, forse – o soprattutto – si sentì arrabbiata nel constatare che il gesto per cui lei lo avrebbe voluto ringraziare quel giorno, in fondo per lui non aveva la stessa importanza che invece gli attribuiva lei.
-Non hai nemmeno avvertito che andavi via!- gli rispose di getto alzando involontariamente il tono della voce.
-Non sapevo di essere tenuto a farlo- inclinando leggermente la testa, Sasuke le donò uno sguardo adornato di leggero scherno, percorrendo con sorprendente chiaroveggenza il percorso dei suoi stessi pensieri un attimo prima di essere raggiunta da lui. Aveva ragione, non era tenuto e il fatto che fosse stato lui stesso a doverglielo ricordare per la terza volta in quella giornata, la portò ad alzarsi dalla panchina dandogli le spalle, andando via senza aggiungere neanche una parola.
-Tu non sembri essere diversa da me in questo- la sua voce la raggiunse a qualche passo da lui. Ebbe il potere di fermarla sul posto, portandola a voltarsi nella sua direzione con gli occhi carichi di confusione e aspettative.
-Stavi per andartene via senza avvertire- l'attimo di silenzio che li colse, fu la perfetta colonna sonora dei pensieri di Sakura, affascinata e con il cuore in tumulto non proferì parola. Rimasero a guardarsi per qualche secondo. Gli occhi di Sasuke che si confondevano nella flebile oscurità che li circondava, erano inchiodati a quelli umidi di Sakura, più chiari dei suoi.
-Andiamo da Naruto e Hinata- pronunciò lui alzandosi piano dalla panchina su cui sedeva. Totalmente stregata dalla sua figura, come le era capitato più volte in quella serata, rimase a guardarlo allontanarsi piano.
Ma quella volta i suoi piedi si mossero e con una leggera corsa, lo raggiunse, affiancandolo.

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La descrizione di un attimo
FanfictionAU Sasu/Saku (con accenni Naru/Hina). La vita universitaria, alcune volte, cela dietro la promessa di libertà e indipendenza un antro di insicurezze e paure. Se si è abbastanza fortunati, sul proprio cammino si incontrano le persone giuste con cui p...