13. Capitolo XIII

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XIII.




Quella notte non dormì.

Con gli occhi fissi verso il muro dell'ingresso del suo appartamento, Sakura ripercorse mentalmente tutte le emozioni e le sensazioni provate in quello che, una volta chiuso il portone di casa alle spalle, sembrava essere stato un semplice sogno. Appoggiandosi contro ad esso, si lasciò scivolare fino a terra, sentendo sulla propria pelle un freddo diverso da quello provato sotto la pioggia, più pungente e più doloroso. Rimase in muta contemplazione di un silenzio che incredibilmente le era mancato e insieme allo schiocco del chiavistello, aveva chiuso fuori ogni pensiero, per un breve attimo si era sentita istantaneamente svuotata.
Con ancora la sensazione delle dita di Sasuke strette intorno al suo polso e le gocce pesanti che dai capelli cadevano infrangendosi lungo il corpo, Sakura smise di piangere. Si passò una mano sul volto, prendendo lunghi e profondi respiri tentando di calmare la corsa forsennata che sembrava aver preso il suo cuore.
In pochissime ore, si era ritrovata a provare così tante sensazioni contrastanti che quando tentò di sciogliere la matassa di pensieri che sentiva nella testa, non ne uscì uno di senso compiuto. L'unica cosa di cui era certa, era che aveva capito di essersi innamorata di un ragazzo che, non appena gli aveva aperto il cuore in un modo del tutto spontaneo e sincero, aveva eretto un muro davanti a sé, barricandosi dentro le mura di un castello inespugnabile. E con la consapevolezza che qualcosa, in quel quadro distorto che era diventato il rapporto con Sasuke, non era chiaro, si sollevò da terra e svestendosi lasciò che il getto caldo della doccia la riscaldasse.
Un fuoco cominciò ad ardere dentro di lei quando, nuda, si riflesse nello specchio della propria camera da letto. Lasciò che le proprie dita percorressero lo stesso tragitto di quelle di Sasuke e quando il suo corpo reagì a quel contatto, i suoi occhi presero una piega dura.
Non dormì quella notte, facendosi accarezzare dai possibili diversi scenari che avrebbe dovuto affrontare il giorno dopo all'università.

Non era pronta a lasciarlo andare, non in quel modo.





-Perché devo sempre cercarti io?-

La mattina seguente, con in mente un unico pensiero, il tragitto tra il suo appartamento e l'università, non fu mai così breve. Durante le ore che precedevano l'alba, Sakura immaginò diversi modi per affrontarlo, milioni di idee le attraversarono la mente e nessuna tra quelle la convinse al punto tale da tranquillizzarla e portarla a riposare un po'. Pensò a quanto in alto si fosse sentita quando l'aveva presa per mano e condotta in mezzo a quel parcheggio, lasciandosi bagnare dalla pioggia, stretti l'uno all'altro. A quando, soli contro il mondo a ballare come se il resto non esistesse, come se il dolore non li potesse sfiorare, stretta al suo petto Sasuke aveva reso entrambi infiniti e immortali. La corsa verso la sua macchina, teatro della passione che li aveva coinvolti, dove l'aveva fatta sentire bellissima con i suoi sguardi; la sua richiesta di abbandonare le sue difese un attimo prima di unirsi. E poi l'incredibile rivelazione che aveva messo pace tra i suoi sentimenti caotici e sconnessi, lo amava.
Un fiore delicato le era sbocciato nel petto a quell'ammissione. Un fiore che lui non aveva tardato a estirpare.
Eppure nonostante i pensieri e i ricordi negativi relativi alla conclusione di quella serata, Sakura non riusciva in nessun modo ad abbandonare l'idea che tutto fosse stato mandato in fumo da quella sua dichiarazione. Sasuke era sempre stato enigmatico, machiavellico a volte, ma nonostante il modo che ebbe di comportarsi prima di lasciarla a casa, lui le aveva dimostrato qualcosa in quel parcheggio, sotto la pioggia, e poi in macchina. Le carezze che le aveva riservato non potevano essere frutto di un caso, il trattenerla un attimo prima che scendesse dalla macchina in preda ad un attacco di panico, i suoi occhi, avevano qualcosa di diverso quando si riflettevano nei suoi e lei lo aveva finalmente capito. Sasuke le teneva nascosto qualcosa che quella sera, prima che quel tuono assordante rompesse il loro momento, stava per dirle.
Era a quelle parole non dette che lei si era aggrappata.

Quando lo vide come sempre fuori dall'aula, era solo, intento ad accendersi una sigaretta prima di accomodarsi dentro. Era relativamente presto per la lezione di quella mattina, nessuno dei loro colleghi era ancora arrivato ad occupare il proprio posto tra i banchi.
Lo raggiunse in un attimo, sorprendendolo alle spalle e afferrandolo debolmente per un lembo del giubbotto che portava indosso.
-Non pensavo che mi avresti ancora cercato- le rispose dopo qualche secondo di silenzio. Nonostante ciò che disse, a quel contatto lui non si scompose e, per un attimo, Sakura ebbe l'impressione che la stesse aspettando. Con quel pensiero in testa, inconsciamente rilassò i muscoli delle braccia mollando la presa. Lo affiancò e gli si parò davanti. Il suo volto era ciò che aveva di più caro in quel momento e le tremò il cuore, perché appena incrociò i suoi occhi le venne in mente la confessione riguardo la tragedia che anni fa aveva investito la sua vita. Fino a quel momento quel tassello doloroso lo aveva allontanato dal ricco mosaico di quella notte, sentendolo troppo spigoloso e difficile da assimilare. Era come se la sua stessa mente avesse cercato di mandarlo via, per concentrarsi su cose più facili da gestire. Non si sentì affatto adeguata, era piccola e insignificante rispetto a lui e alla perdita che aveva subito e, in un attimo, i suoi occhi ebbero il potere incredibile di cancellare ogni pensiero superficiale dalla sua mente per farla piombare in una realtà molto più difficile da vivere.
-Non so nemmeno io perché lo sto facendo- gli rispose di getto e fu sincera, forse. Dopo ciò che c'era stato tra loro, dopo la sofferenza che solo Sasuke era stato in grado di farle provare, Sakura si chiese spesso cosa la legasse tanto a lui al punto di continuare costantemente a cercarlo, era un qualcosa che andava oltre il sentimento che sentiva per lui. Tutto ciò a cui aveva pensato, era svanito dopo averlo sentito pronunciare quelle parole. Giorni prima, in un momento di nervosismo, lui stesso le disse chiaramente che il suo ricercare la sua attenzione in un modo così disperato lo stancava, al ricordo di quelle parole Sakura ebbe l'impressione che a volte Sasuke lo facesse apposta a comportarsi in quel modo, sembrava volesse indurla a odiarlo.
-Mi dispiace molto per...-
-Non c'è bisogno che tu dica nulla- la bloccò subito, con voce incolore e lei apprese quanto difficile fosse per lui, e quanto lo fosse stato in un passato non troppo lontano, far fronte a un aspetto così doloroso della sua vita. I suoi pensieri scivolarono a quella stessa notte e a quando le confessò che il temporale che in quel momento scuoteva la città non lo rendesse sereno per poi aggiungere che lì, insieme a lei, era felice.
-Io invece vorrei parlare- prese coraggio alimentata da quei pensieri, non avrebbe lasciato Sasuke abbandonato a un dolore che non doveva sopportare da solo.
-Non ti ho detto di mio padre e di mio fratello per avere compassione da parte tua...- prese una pausa, quasi a voler scrutare la sua espressione, le parse per un attimo che il ragazzo scegliesse accuratamente le parole giuste per ferirla.
-...Non mi conosci, non puoi amarmi- con un sorriso tirato che cozzava violentemente con le emozioni che trasparivano del suo sguardo, Sasuke gettò la sua sentenza e Sakura colse al volo le sue intenzioni. Lesse nelle sue parole, lo stesso atteggiamento che aveva perpetrato nei giorni precedenti al loro avvicinamento.
-Non mi permetti di conoscerti, dimmi la verità, lo stai facendo apposta?- strinse gli occhi in due fessure e le sue labbra presero una piega dura all'eventualità che avesse ragione.
Sasuke non rispose, limitandosi a piegare da un lato la testa, con un sorriso amaro accennato sul suo volto sembrava volesse prendersi gioco di lei, convincerla di una cosa in cui nemmeno lui credeva. Quella possibilità la portò a reagire, il silenzio di Sasuke non le bastava più.
-Rispondimi! So che è così!- alzò la voce, afferrandolo dalle braccia. Mise pressione nella sua stretta, scuotendolo appena. Sentiva il bisogno di avere un confronto sincero con lui, non voleva più stare al fianco di una persona che faceva di tutto per tenerla lontana da sé, ma nonostante la realtà sbattuta in faccia, qualcosa nella sua testa e nel suo cuore, la portavano ad aggrapparsi con le unghie al pensiero che c'era qualcosa in fondo al cuore di Sasuke che lei doveva sapere.
A quel contatto il ragazzo, guardandosi brevemente intorno notando il chiacchiericcio dei colleghi in lontananza sempre più pressante, si divincolò e con un gesto veloce e sicuro ribaltò la situazione, afferrandola da un polso. Con passi veloci, la condusse in un luogo più appartato, appena poco distante dall'aula dove si sarebbe tenuta la lezione.
-Credi di potermi capire dopo ciò che ti ho detto? Continui a non sapere niente di me-
Una volta che furono abbastanza lontani, Sasuke si rivolse a lei alzando la voce e lei si sentì infinitamente piccola al suo cospetto.
-No Sasuke, tutto il contrario! Ti sto chiedendo da settimane di aprirti con me! Ma tu ti ostini a tenermi fuori dalla tua vita!- con il volto rosso e le mani tremanti Sakura rispose, la supplica che gli rivolse implicitamente era adornata da lacrime leggere.
-Perché è lì che devi stare!-
-Dove credi che saremmo arrivati?- in un attimo, a quella sua affermazione, le vennero in mente le parole che lui usò quella stessa notte una volta che gli disse di amarlo. Quella domanda in particolare avrebbe voluto fargliela in quel momento stesso ma presa dallo sconforto, la tenne per sé.
-Questa notte hai detto che non volevi arrivare a questo punto. Dove pensavi che saremmo arrivati allora?- rincarò la dose, scacciando indietro le lacrime, il silenzio che la investì la portò a credere di aver percorso la strada giusta e non si fermò.
-Continui a scappare ogni volta che sembriamo essere più vicini- continuò poi con amarezza.
-E questo non ti fa capire nulla?-
-Non dirmi adesso che è stato tutto un errore perché a queste parole non ci credo più. Lo vedo come mi guardi, non puoi mentirmi di nuovo- all'ennesima provocazione di Sasuke, Sakura non poté trattenersi. Erano mesi che lui perpetrava quel comportamento che con il tempo aveva letto, insieme alle opinioni di Naruto e Hinata, come paura al pensiero di provare qualcosa di forte per lei, ma era convinta che quello scoglio fosse superato. Con lo sguardo offuscato nuovamente dalle lacrime lo fissò, in attesa di una risposta che sembrava non arrivare mai.
E poi in un attimo il pensiero di Neji e della brutta esperienza che coinvolse tutti al Filo rosso le esplose in mente come un fulmine.
-Perché non mi lasci vivere la mia vita allora?- il ricordo del pugno che aveva investito il viso di Sasuke quando l'aveva incrociata a ballare con Neji era per lei una delle prove a sostegno delle sue supposizioni. Trascinata dalla foga dei suoi stessi pensieri, gli afferrò le mani, avvicinandosi a lui. Lo guardò con disperazione, esausta emotivamente.
-E cosa faresti?- le urlò contro, ricambiando il suo sguardo. Sentì i suoi muscoli tesi contro la propria stretta e per un attimo perse le parole. Un tuffo al cuore la portò a imporporarsi, la sua vicinanza e i suoi occhi esasperati le fecero tremare le gambe.
-Mi cercheresti ugualmente- non riuscendo a rispondere alla sua domanda, Sasuke continuò a parlare. Ciò che disse, ma soprattutto la sicurezza che usò, la spiazzò al punto che ogni pensiero e ogni parola le morirono in gola.
-Adesso rispondimi: mi cercheresti lo stesso se non ti amassi?-
"" fu la risposta pronta che ebbe in testa.
-Non posso credere che tu stia dicendo queste cose- pronunciò invece e abbassò lo sguardo, con la paura che i suoi occhi avessero il potere di leggere attraverso le parole che aveva detto e scoprire la verità dietro quella facciata di finta incredulità.
-Mi sbaglio Sakura? Mi ami o no?- con un movimento involontario, strinse la presa sulle sue mani quando pronunciò il suo nome, le tremò il cuore. Non sapeva che rispondere, perché non riusciva a capire come mai, nonostante lui cercasse di allontanarla, lei sarebbe stata pronta per lui, se solo lo avesse voluto.
"Non sbagli".
-Torneresti da me, guardati- alzò le braccia e coinvolgendola in quel movimento le portò all'evidenza come le sue dita erano rimaste fermamente ancorate alle sue, in un disperato tentativo di tenerlo stretto a sé.
Quando le fece notare quel loro contatto, Sakura pronunciò la domanda che fino ad allora, per paura, non aveva azzardato a porgli.
-E tu? Mi ami?- le tremò la voce e guardandolo, lasciò che i suoi occhi riflettessero tutti i pensieri e le paure che l'avevano aggredita nel pronunciare quelle parole. Non mollò la presa sulle sue mani e per un attimo sentì le sue dita ricambiare quella stretta prima di divincolarsi, piano. Fu come vivere quel momento al rallentatore.
Lo vide guardarla con occhi seri e fare due passi indietro senza interrompere il contatto visivo.
Gli guardò le labbra attentamente mentre lo sentiva pronunciare quelle parole.
-No, non ti amo-
Notò un movimento involontario nella sua espressione granitica, la mascella contratta e negli occhi un'espressione dura.
E lei capì.
-Avresti potuto dirmelo stanotte, perché non lo hai fatto?- gli chiese e non lo fermò quando, dopo averle rivolto un lungo e all'apparenza indecifrabile sguardo, si allontanò da lei, lasciandola sola ed esausta.




Quel pomeriggio non aveva alcuna voglia di trattenersi con Naruto e Sasuke oltre l'orario delle lezioni quotidiane. Nonostante fosse cosciente del forte ritardo in cui il suo gruppo di studio si stesse trovando, il pensiero di stare insieme all'Uchiha le fece passare ogni paura di arrivare alla consegna finale con il progetto incompleto. Ciò che desiderava più di ogni altra cosa quel giorno, era tornare a casa, lasciarsi accarezzare dal getto caldo della doccia e stare in silenzio a pensare.
Prima di raggiungere il suo posto all'interno dell'aula, dopo la discussione avuta con Sasuke, Sakura si trascinò nei bagni della facoltà e, come sua consuetudine fare quando qualcosa la impensieriva, si specchiò nei vetri sporchi di quell'ambiente.
Erano ormai giorni che il riflesso su cui puntava gli occhi non le restituiva l'immagine della persona che era abituata a incontrare in quei momenti di contemplazione. Nonostante si fosse imposta di non piangere, notò che in quello stato, a fatica, riusciva a trattenere le lacrime. Non si definiva triste in quel momento, piuttosto si sentiva spaesata, confusa e sicuramente stanca, il fuoco che albergava nel suo cuore, negli istanti successivi allo scontro con Sasuke, era forse un po' malandato, ma non era stato spento dalle parole e dagli atteggiamenti del ragazzo.
Però, appoggiandosi alla ceramica bianca del bordo del lavandino, si guardò dritto negli occhi rossi e accettò una verità che premeva di uscire e trovare luce: aveva bisogno di una pausa. Da lui, da Naruto, da se stessa.

Quando raggiunse Naruto e Sasuke in classe quella mattina, decise di adottare un comportamento neutro sperando che le ore che avrebbe dovuto affrontare in loro compagnia trascorressero in fretta. Cercò di concentrarsi, al meglio delle sue capacità, sulla lezione del giorno e poi, quando questa finì, sul progetto che insieme ai componenti del gruppo 7 dovevano redigere.
Con occhi rossi, un po' per la costante e forzata vicinanza di Sasuke e un po' per il mancato riposo di quella notte, Sakura cercò di andare avanti per quella giornata universitaria, sopravvivendo. Ogni qualvolta il suo pensiero scivolava su di lui, il suo sguardo saettava molte volte inconsapevole nella sua direzione, alcune delle quali, non tanto inaspettatamente, lo vide ricambiare.
Tanto bastava per sentire un brivido percorrerle la schiena, sentiva che forse non era finita con Sasuke, ma lei in quel momento non aveva la forza per andargli incontro e fare tutta la strada verso la sua direzione.
A interrompere quegli sguardi silenziosi, dopo lunghi secondi, era sempre lei, sentendo le lacrime spingere prepotentemente contro gli angoli degli occhi.

La giornata trascorse così, annichilita, ignorando le costanti e vigili occhiate di Naruto che non si era perso un attimo di quella conversazione silenziosa tra i due ragazzi che gli sedevano di fronte, che tenevano in mano dati e libri ma che pensavano a tutto meno che al lavoro che dovevano fare. Stringendo le labbra, l'Uzumaki quella volta non si intromise tra loro.

Si spinsero a studiare quasi fino all'ora di cena e nonostante avesse pensato a una scusa da utilizzare quando Naruto avrebbe fatto di tutto per organizzare una cena a casa sua, non la impiegò. Una volta chiusi computer e libri, i tre si congedarono e lei, prima che uno dei due avanzasse la pretesa di accompagnarla a casa, lì salutò velocemente e, simulando una chiamata, si diresse verso la fermata dell'autobus.
Quando fu finalmente sola, senza sentire il bisogno di accomodarsi sulla panchina sotto la pensilina, in attesa del mezzo, inserì le cuffie nelle orecchie, lasciando che Romeo and Juliet, la trasportasse al momento in cui, quella notte, Sasuke la baciò sotto la pioggia.





Quando bussarono alla porta del suo appartamento, Sakura era ancora stesa sul letto a fissare il soffitto, avvolta dall'oscurità. Non avrebbe voluto vedere nessuno quella sera, ma quando Neji l'aveva chiamata per scambiare due chiacchiere aveva percepito nella sua voce qualche nota stonata che lo aveva preoccupato e, premuroso come si era sempre dimostrato nei suoi confronti, le aveva proposto di vedersi da lei con la scusa di passare una serata in tranquillità. Si era fatta convincere all'idea di averlo in giro per casa quando non era dell'umore adatto di incontrarlo e, nell'attesa che arrivasse, pensò ai motivi che l'avevano spinta ad accettare la sua proposta di stare insieme quella sera.
La notte che stava per prendere il sopravvento e che filtrava oscura dal vetro alla sua sinistra era sicuramente un buon motivo. Le paure che aveva sentito nei giorni precedenti e che le avevano tolto qualche volta il sonno, non l'avevano mai abbandonata e, rannicchiandosi da un lato, ne scoprì una nuova nel ventaglio di paranoie che infestava la sua mente. Non riusciva a stare fisicamente sola nonostante la sua mente bramasse il silenzio e la quiete dopo gli ultimi avvenimenti.

Neji, sull'uscio della porta, era sempre impeccabile a differenza sua, lo osservò bene provando una leggera invidia, con i capelli che ordinatamente cadevano dietro le spalle, il viso sempre rilassato e una busta di plastica tra le mani. Sakura inclinò la testa dopo averla notata e lui, sollevandola appena, le aveva detto una cosa che le aveva fatto ricordare di non aver cenato.
-Ho portato qualcosa da mangiare!- le sorrise e lei ricambiò per un breve istante.

Seduti entrambi sul suo divano blu sgualcito, tra un cioccolatino e un altro, Sakura tenne per sé ciò che era successo con Sasuke quella mattina e la notte precedente, ancora scottata dalle parole che Neji le aveva rivolto davanti al caffè. Sentì di non volerlo perdere per un suo sciocco pensiero ma lo stesso non se la sentì di mettere completamente al corrente nessuno dei due ragazzi della presenza dell'altro nella propria vita. Neji sapeva già troppe cose e l'idea che lui si sentisse usato, azzeccandoci, per sopperire alla mancanza di Sasuke non la faceva sentire apposto con la propria coscienza. Non gli disse dell'amore che sentiva nei confronti dell'Uchiha e lasciò da parte l'intero capitolo per quella sera.
Cercò di sistemare i tasselli fuori posto della propria vita partendo dalla quello più semplice: l'amicizia con Neji.
Lo ringraziò per la sua presenza quella sera e con l'incedere delle ore si riscoprì felice al pensiero che lui fosse lì con lei, in quei momenti, nonostante sentisse un buco nel cuore, riuscì almeno a tenere a bada le paure che l'assalivano quando si sentiva sola a casa.
Quando, sentendosi stanca, poggiò la testa sulla sua spalla, Sakura si sentì prendere una mano, inaspettatamente. Lo sguardo che le donò la fece sentire di nuovo fragile, portandola a paragonare involontariamente gli occhi di Neji con quelli di Sasuke.
"No, non ti amo"

-Ti dispiacerebbe dormire da me?- gli disse in un sussurro sommesso, mentre osservava le dita del ragazzo accarezzare il dorso della sua mano.

La descrizione di un attimoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz