𝕏𝕏𝕍𝕀𝕀. 𝙰 𝚂𝚖𝚊𝚕𝚕 𝙼𝚒𝚜𝚝𝚊𝚔𝚎

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«Sei sicuro di non voler venire con noi?»
Era l'ennesima volta che Shōto gli faceva quella domanda. Quando erano partiti dall'America era stato abbastanza certo del fatto che avrebbe voluto seguirli nella nuova palestra ogni giorno, piuttosto che rimanere a casa da solo agonizzando, senza nulla da fare, soprattutto ora che stava arrivando l'estate ed era ben conscio che non gli sarebbe stato certo possibile andare al mare o in qualsiasi luogo pubblico che non fosse almeno a duecento chilometri di distanza da qualsiasi forma di vita che avrebbe potuto riconoscerlo.  Ma ora che si trovava lì, l'idea di lasciare quell'appartamento che odora di sicuro, di casa, di loro, non era più così allettante. Soprattutto considerata la prospettiva di scalare di nuovo l'infinità di gradini per raggiungere il loro piano, al rientro, stanco e sudato dopo una tediosa giornata passata seduto sulle panchine a bordo pista, senza potersi minimamente avvicinare alla palestra di allenamento.
«No, smettila di chiedermelo!» stava diventando frustrante doverlo ripetere in continuazione.
Shōto sospirò e gli si avvicinò per baciarlo. «Non fare niente di stupido. Non uscire. Non combinare guai.»
Se lo scrollò di dosso con uno strattone. «Non sono un bambino!»
«Ciò non toglie che ogni volta che ti lascio solo sembra che tu riesca ad attirare qualche catastrofe su te stesso.»
Katsuki sollevò gli occhi al cielo esasperato. Aveva ancora forse altri cinque secondi di pazienza a disposizione, prima che gli ormoni si innescassero trasformando il fastidio in furia cieca.
«Stai solo attento, okay?» insistette Shōto e lui sbuffò.
«Sì. Andatevene adesso o Deku non riuscirà ad allenarsi a sufficienza.»
«Sai, potresti anche chiamarmi con il mio nome ogni tanto...» interviene Izuku, mentre Shōto si allontanava per aprire la porta d'ingresso, pronto ad andare.
Lui si strinse nelle spalle senza rispondere, badando bene a non incrociare il suo sguardo. Erano passati tre giorni da quando si erano trasferiti, tre giorni da quando avevano fatto l'amore per la prima volta. Tre giorni da quando il suo affetto per Izuku era esploso, trasformandosi in un desiderio bruciante che non lo abbandonava mai, e che mai avrebbe pensato di poter provare.
Arrossì furiosamente: non era ancora riuscito a scendere a patti con ciò che era successo, né con le emozioni che il tutto aveva scatenato dentro di lui. Aveva pensato che non sarebbe cambiato niente. Certo, non aveva preso quella decisione consapevolmente, non lo aveva pianificato e neppure voluto, era semplicemente successo. Ma da quel giorno, ogni volta che incrociava lo sguardo di Izuku sentiva il ventre sfarfallare con tale intensità da fargli venire le vertigini.
Per fortuna sia lui che Shōto erano stati così assorbiti dalla frenetica ricerca di una nuova palestra di allenamento che fosse al tempo stesso poco conosciuta e relativamente accettabile, per accorgersi del suo assurdo comportamento da adolescente innamorata.
«Ti ho lasciato il pranzo in frigo, devi solo scaldarlo.» la voce di Izuku, morbida e dolce come sempre, lo riportò malamente alla realtà.
«So cucinare benissimo da solo.» rimbrottò scontroso, lo sguardo fisso sulle punte dei suoi piedi. Riusciva a sentire il suo sguardo caldo sulla pelle e di conseguenza avvampò.
«Lo so, non sei costretto a mangiare quello che ho preparato se non vuoi, volevo solo agevolarti un po'.» non sembrava essere dispiaciuto per la sua reazione, probabilmente se l'aspettava. Ma lui si sentì in colpa lo stesso. Si diede dello stupido e si chiese perché non riuscisse mai ad essere gentile con lui.
«Lo mangerò» borbottò a bassa voce, e riuscì a sentire il suo sorriso senza aver bisogno di vederlo.
«Torneremo presto» aggiunse Izuku. Ci fu un momento d'esitazione e fu sufficiente a spingerlo a sollevare lo sguardo. Pessima scelta. Il suo ventre si strinse, formicolando quando i loro occhi si incontrano. Riuscì a vedere l'amore nelle iridi color smeraldo del suo compagno, il desiderio di prendersi cura di lui, di saperlo felice, e in fondo, quasi nascosto sotto quella coltre di sentimenti materni, il desiderio intenso di averlo, di toccarlo, di essere di nuovo vicini come lo erano stati pochi giorni prima.
Izuku sollevò una mano per posarla sulla sua guancia, gli accarezzò lo zigomo con il pollice. Il suo tocco era così gentile e carico d'amore da farlo fremere.
«A dopo» mormorò chinandosi per baciarlo sulle labbra, delicato, e lui si ritrovò a chiudere gli occhi, sperando di avere qualcosa di più. Ma il bacio finì troppo presto e Izuku sparì oltre la porta d'ingresso, lasciandolo solo, con la pelle ancora formicolante nel punto in cui l'aveva toccato.

𝕀𝕟𝕤𝕚𝕕𝕖 ~ Threesome||TodoBakuDekuWhere stories live. Discover now