Capitolo 34 - Una nuova me

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Nathan

Era possibile che stesse accadendo di nuovo? Quante possibilità c'erano al mondo che capitasse una seconda volta?

Tiffany Lambert era davanti a me in carne ed ossa e io, un uomo ormai avviato, mi sentivo così innocuo rispetto a lei. Non perché avesse una pistola in mano, non perché si fosse portata dietro due scagnozzi grandi come un armadio. Ma perché con me c'erano altre tre persone innocenti e io non ero un eroe di una cazzo di favola.

In tutta quella storia non c'era proprio un cazzo della tipica favola per i bambini.
Ma esisteva una possibilità di salvezza. Una su mille. E l'avrei colta.

Il piano si faceva piano piano sempre più chiaro nella mia mente. Ma dovevo ammetterlo a me stesso, era un piano pieno zeppo di falle. Erano più le probabilità di fallimento che di vincita e davvero troppe cose potevano andare storte.

Ma meglio un piano di merda che senza un piano, no?

A questo punto non mi importava più del rischio. Sarei morto volentieri se sacrificarmi significasse salvare tutti gli altri. Dovevo solo temporeggiare...

Guardai Alyssa al mio fianco. Mi sosteneva, mi accarezzava sulla schiena con la sua mano delicata, per rassicurarmi, per darmi forza e io facevo lo stesso con lei.
Ed era proprio quello a incutermi coraggio.

Lei fissava Tiffany con il fuoco negli occhi. Sapevo che presto avrebbe escogitato qualcosa pur di salvarci. Sapevo che il suo cervello stava elaborando un piano tutto suo, un piano assolutamente folle. Ma non glielo avrei permesso. Lei non sapeva quello che avevo in mente io. Non sapeva che avevamo un'opportunità tutti quanti. E che rischiare ne valeva la pena.

Prima di mettere in pratica la mia idea, la guardai per l'ultima volta.

Sì, quella probabilmente sarebbe stata l'ultima volta.

Guardai il suo profilo. Le guance piene rigate da lacrime e sangue. Giurai che niente al mondo l'avrebbe fatta piangere di nuovo. Aveva un labbro gonfio e perdeva sangue persino dal taglio della testa. Ma anche in quell'aspetto disastroso era più bella che mai. Anche in quella situazione non aveva perso il coraggio e l'audacia di sempre. Per l'ennesima volta, lei era una guerriera. Lei era la mia stella del mattino. E io mi affidai alla sua luce. Così come avevo sempre fatto. Sin dal primo giorno. Fino alla fine. Quella luce che vedevo nei suoi occhi color cioccolato, nel sorriso che spesso tentava di nascondere, nelle carezze che mi regalava e che mi facevano sentire vivo. Perché lei era speciale e diffondeva gioia ovunque. E per l'ultima volta mi appigliai con tutte le mie forze a quella luce, la baciai, la strinsi forte a me per memorizzarla e proteggerla nella mia mente, la assaporai e la custodii. Per l'ultima volta.

Mi alzai lentamente sulle ginocchia, Alyssa mi avvolse la vita per aiutarmi, avvicinai la bocca al suo orecchio in modo che mi potesse sentire solo lei.

«Ti amo.»

Due parole. Con un valore infinito. Niente di più. Non ci sarebbe stato il tempo...

Tiffany stava ancora blaterando, ma io non la ascoltavo. Lei non prestava neanche attenzione a noi. Mi sollevai del tutto ignorando il dolore all'addome, probabilmente avevo qualche costola incrinata. E ignorai il mal di testa che martellava incessantemente il mio cervello.

Diedi il via allo show.

Risi. Una risata isterica si propagò per tutta la stanza. Tiffany si zittì e mi scrutò incuriosita e anche un po' infastidita.

«Cosa c'è di divertente?»

«Di divertente c'è che stai blaterando da un'ora e nessuno ti sta ascoltando. Ti piace così tanto ascoltare la tua voce? Probabilmente anche Mitchell ne ha le palle piene.»

Bomba a orologeria Donde viven las historias. Descúbrelo ahora