Capitolo 5

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Il resto di quella mattinata fu talmente strana che non ebbi in tempo di realizzarla.

«Ma tu vai avanti di merendine, latte e piadine?»

Quella fu la domanda fatta con tono canzonatorio che scatenò il resto

«Ma che vuoi, vorrei vedere te. Ma poi, preferisci essere chiamato "mammina" o "papino"?»

Alzai gli occhi al cielo aspettandomi una nuova frecciatina che tuttavia non arrivó, ma quel sorrisetto malizioso che gli si era appena aperto in viso bastó come risposta

«Dio Christian, ma io fino a che punto?» Affermai con tono appena esasperato, arrossendo per l'ennesima volta nella mattinata, trovando impossibile che riuscisse a farmi tale effetto un semi-sconosciuto, abbassando così lo sguardo sul cellulare che avevo tra le mani fingendo interesse per qualcosa di inesistente su quello schermo

«Perché non andiamo a fare la spesa?»

«Andiamo?» Chiesi di scatto alzando il viso, accigliandomi

«Sì, andiamo, io e te, noi, insieme. Hai bisogno di altri sinonimi?»

Deglutii guardandolo, riuscendo bene a percepire come stesse buttando giù l'equilibrio già precario della mia vita

«Non... Non c'è bisogno, serio»

«Allora visto che non c'è bisogno che ti fornisca altri sinonimi, che ne dici se ti andassi a vestire?» Inclinó leggermente il viso di lato, accennando un sorriso, mentre io trovai assurdo che avesse ignorato il mio dissenso con così tanta facilità

«Ma che t'importa se a casa mia c'è del cibo o meno?» Protestai apertamente, incrociando le braccia al petto prima di vederlo alzarsi per prendere la sua tazza e affiancarla alla mia nel lavello posto dietro la mia sedia

«Perché se sarà una delle mie tappe abituali dovró pur cibarmi, no?» Sussurró alle mie spalle dopo essersi chinato per avvicinarsi al mio orecchio, facendomi boccheggiare qualche attimo in attesa di formulare una risposta che però non riuscii ad arrivare

«Visto che chi tace acconsente, vai a vestirti» Continuó i suoi sussurri, lasciandomi un bacio proprio sotto l'orecchio, tornando così al suo posto davanti al mio

Oddio che caldo

«Mi vado a preparare solo perché non ho niente di meglio da fare stamattina a casa» Borbottai alzandomi velocemente da tavola, filando nella mia stanza dove lì riuscii a vergognarmi in pace, soprattutto quando aprii l'anta dell'armadio e gettando uno sguardo a quello specchio trovai il mio viso colorato da molteplici sfumature di rosso

«Avrò sbattuto la testa contro il palo l'altro ieri, non ci sono spiegazioni» mormorai tra me e me, prendendo una felpa bianca a casaccio e dei pantaloni grigi della tuta, raggiungendo poi il bagno per poter fare una doccia.

Se di solito le docce che facevo erano veloci, quella fu inspiegabilmente ancora più veloce, tanto che in quindici minuti fui ben che pronto.

Dopo aver messo le scarpe tornai in cucina dal ragazzo, dove trovai la stanza parecchio più in ordine rispetto a come l'avessi lasciata

«Mi sono preso una badante?»

Quelle parole uscirono spontanee dalle mie labbra, facendo voltare il ragazzo ancora in boxer che stava passando un canovaccio sul piano della cucina, sentendo la sua risata irradiare la stanza

«Dovresti solo ringraziare piccoletto»

«Io non ti ho chiesto niente in realtà, quindi»

Alzai le spalle, passando in rassegna la stanza con lo sguardo: L'ultima volta che l'avevo vista così in ordine probabilmente era il giorno che l'avevo affittata, ed era assurdo che gli fossero bastati venti minuti per migliorare la situazione in quel modo

AMNESIA [Zenzonelli-Amici21] Where stories live. Discover now