15.

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Seduta sul suo letto, guardando fuori dalla finestra contro la quale sbattevano gocce violenti di pioggia, Marlene pensava.
Pensava a tutto, quella notte dormire per lei era particolarmente impossibile soprattutto dopo tutto ciò che è successo.
Il passato non la lasciava in pace da tanto e con gli anni ha imparato a controllarsi ma quando affliggevano ricordi, uno dopo l'altro, tutte le delusioni e i vuoti provati pesavano tanto quanto la prima volta.
E perché provava qualcosa di diverso quando lo vedeva? Perché voleva ritornare in quei piccoli momenti?
Si arrabbiava con se stessa perché si vedeva ridicola. Quando in realtà non lo era affatto, era solo innamorata.

Seduto sulla poltrona, guardando il camino e un bicchiere in mano, Severus pensava.
Come ogni sera in realtà, ormai era una cosa inevitabile. In quei momenti era debole, si sentiva tale e si odiava per questo. Lui, così freddo e cinico, diretto e riservato sembrava mentalmente indistruttibile.
Lui vedeva i ricordi nelle piccole cose, nei particolari delle persone, nei suoni della natura e non poteva scappare.
Erano come ondate provocanti scosse di dolore tanto da far mancare il respiro e rendere le gambe deboli. Tanto da fargli venire la voglia di finirla li.
Ci pensava, in passato, periodo in qui tutto gli sembrava uno schifo. Inutile, insensato, fastidioso schifo.
Non che fosse cambiato qualcosa, viveva per il  dovere e anche nell'aldilà avrebbe avuto i sensi di colpa per non aver servito Silente fino alla fine.
Perché pensava a lei? Perché la associava a qualcosa di positivo, l'unica che non gli sembrava indifferente.
Si odiava come non mai.

Non ha mai saputo spiegare con che coraggio, ma stanca della sua insonnia, dopo aver notato di non avere una minima scorta della pozione per il sonno, andò da lui.
Sapeva che non dormiva, lo sapeva e basta.
Bussò lievemente alla porta e il cuore iniziò a battere come se fosse preso da un infarto, le era venuto il mal di testa.
Alto, in camicia e con i capelli più spettinati la guardava dall'alto alzando un sopracciglio.
-Le posso essere utile in qualche modo?
-Le chiedo infinitamente scusa per il disturbo, non ho più pozioni contro l'insonnia, mi chiedevo se...
Lui annuì brevemente e lasciandola alla soglia della porta andò verso uno scaffale.
-Può entrare.
Borbottò frugando.
Marlene fece qualche passo e chiuse la porta.
Trovando finalmente la piccola bottiglietta si avvicinò a lei e gliela porse.
-Vedo che anche lei fa fatica a dormire...
-Ultimamente si.
Fece un cenno del capo guardandola negli occhi e lei abbassò lo sguardo, lui continuò a fissarla.
-Ti ho visto, al Ministero. So che eri tu...
Pronunciò quelle parole lievemente, a bassa voce. Severus rimase in silenzio.
-Non mi intrometto solo perché so che è un doppio gioco.
-Ciò che vede non è sempre vero non la-
-Oh Severus smettila di comportarti come se non ci conoscessimo, è ridicolo.
-Non ti riguarda e basta.
Lo guardò seria negli occhi.
-Non mi riguarda? Non mi riguarda, dici sul serio?
Lui si girò interrompendo il contatto visivo e a andando verso la scrivania.
-Non ti ho chiamata adesso, non capisco perché hai cominciato questo discorso.
-Perché ero stupita anzi scioccata nel vederti con loro, non me lo aspettavo e ho solo avuto paura che fosse un tradimento.
-Non ti riguarda Gray, non sai nulla. Solo una minima parte, allora ti pregherei di non intrometterti.
Lo guardò ancora accaldata dalla rabbia che stava provando.
-Allora potrei tranquillamente lasciare tutto e andarmene e fare un vita tranquilla invece di stare qui, fare un lavoro che non avevo intenzione di fare, in un luogo in cui non avevo intenzione di vivere. Dimmi se non mi riguarda adesso!
Si girò di scatto smettendo di darle le spalle e si avvicinò.
-Sai per quante volte ho dovuto eseguire ordini da quel vecchio pazzo? Mi dispiace dirtelo ma questo è solo l'inizio. Ti è andata anche bene.
-Non mi sono mai lamentata Piton ho solo voluto assicurarmi-
-Assicurati che non fossi un assassino, bene lo hai fatto? Sei più tranquilla spero.
Erano entrambi delle persone che parlavano sempre a bassa voce, lentamente e urlare non era mai usato. In quel momento però il loro tono di voce era leggermente più alto del solito e sembrava già tanto per entrambi.
-Oh davvero tanto grazie mille.
La guardò minaccioso negli occhi.
-Non serve guardarmi così non ho più 11 anni, ormai non mi spaventi.
Disse con una nota di amarezza.
-Vai via. Sparisci.
Gli lanciò un ultimo sguardo e uscì velocemente sbattendo la porta.
Camminò per i freddi corridoi con la piccola boccetta in mano.

Andò furioso sulla torre di astronomia e si appoggiò alla ringhiera guardando il cielo stellato. Respirava pesantemente dalla rabbia e frustrazione, dall'odio verso tutto ciò che lo circondava. Era un'ira che talvolta sembrava essere incontrollabile, troppa. Tutta quella che non ha espresso in passato e ha dovuto ingoiare in silenzio, tutti quei "no" che avrebbe voluto dire.
Scatto verso il muro e gli diede un pugno, poi un'altro e un'altro ancora. Gli si mozzava il fiato dal dolore ma appena passava lasciava uno stato di vuoto tranquillizzante. La sua mano si era sbucciata e sanguinava facendo cadere delle gocce di sangue sulle sue scarpe. Improvvisamente debole si accasciò con la schiena contro il muro.
-Che cosa stai facendo Santo Merlino!
Quella benedetta voce.
Si inginocchiò verso di lui e gli prese la mano.
-Severus cosa ti prende guarda che hai combinato.
Lui cercò di alzarsi, si sentiva ubriaco, la voce della donna a tratti pareva ovattata.
Marlene lo guardò aspettando qualche parola, ma dalla bocca dell'uomo non uscì neanche un suono.
Dopo istanti di silenzio si divincolò bruscamente dalla sua presa e si mise in piedi.
-Severus...torna qui. Devo medicarti la mano...
-Lo farò da solo. Non ho bisogno del tuo aiuto.
La donna sospirò e si alzò avvicinandosi a lui.
-Dovresti essere nei tuoi appartamenti è pericoloso camminare di notte...adesso. Vai a dormire.
Marlene sospirò.
-Non riuscirei ad essere indifferente, non so perché ma soprattutto adesso che sei qui...mi importa di te...
Sussurrò alzando il viso e incrociando il suo sguardo. Il tempo sembrava fermo, immobile quasi inesistente.
Un secondo, solo un istante di un bacio quasi sfiorato. Era lei che ha osato, ma lui non si oppose, lo prolungò quando lei pensava di allontanarsi. Non sapeva se fosse giusto o sbagliato, eri semplicemente lì, di fronte a lui.
Severus se ne andò senza dire nulla, la lasciò nel silenzio della notte. E dopo? Dopo agirono come se nulla fosse diventando sconosciuti un'altra volta.

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Silente è morto.
Sembra che sia arrivata la fine, non si può fare più nulla. Nessuno sa come sarà il futuro senza di lui.
Quello che dominava era l'odio per l'assassino. Disprezzato come non mai, per  il semplice fatto che nessuno sapeva.
Marlene non riuscì a fermare quel voto che iniziava a crescere, era caduta in quel loop fatto dalla paura, ansia e un nauseante sensazione di solitudine.
Quella notte corse da lui, gli urlò contro con le lacrime agli occhi chiedendogli il perché. Sapeva che ci fosse qualcosa sotto, era sempre stata fiduciosa. Si fidava di lui da 15 enne, si fidava di lui da adulta, si fidava anche se non si sono mai confessati nulla.
Lui non la cacciò, non si oppose, si subiva le sue urla con lo sguardo vuoto.
-Perché ti comporti così? Non sono nulla? Davvero non lo sono neanche un po'? Aprirti per favore spiegami come stanno le cose, perché non dici mai nulla Santo Cielo?!
-Non sei nulla è mai lo sarai.
Mormorò l'uomo.
Marlene sentì mancare il respiro, stava per cadere se non fosse per la sua capacità di resistere.
-Non ricordami adesso quello che è successo mesi fa, è stato un errore. Non farti idee strane.
La guardava negli occhi e parlava con una certa crudeltà, come se fosse il peggiore dei traditori, parlava nello stesso modo come Francis.
-Non lo pensi davvero, so che non lo pensi.
Non potresti mai pensarlo davvero, non chiedermi come lo so, me lo sento e basta.
-Averti in giro ogni giorno è la più insopportabile delle torture. Non puoi starmi accanto, non sono nato per questo. Non potrò darti nulla, non sono affettuoso e non ti dirò parole dolci. Presto inizierai a stancarti e sarà ancora più difficile. Quindi è meglio adesso che dopo: non ti servo Marlene, non ti renderò felice vivrai nella continua tristezza e io, lo ammetto, non voglio condannarti a questo. Si, non mi facevi dormire la notte, eri la mia motivazione per continuare a fare ciò che facevo e si, quel fottuto bacio non l'ho mai rimpianto.
-Severus e se ti dicessi che mi rendi già felice? Voglio starti accanto...
Lui non disse nulla, parlava con lo sguardo ma la voce era sparita e capendo il suo silenzio Marlene smise di parlare, si arrese.
Si sentiva ancora più svuotata e disperata di prima, dopo averlo guardato negli occhi se ne andò lasciandolo da solo e rimasto senza di lei si sentiva all'inferno, al più crudele, spaventoso e disastroso inferno.

Sarcasmo e Pazienza.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora