31. Una piccola distrazione

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Mi resi subito conto che Tinder fosse un passatempo davvero divertente. Scoprire che ci fossero così tanti uomini nell'ufficio che ce l'avevano, anche persone che credevo fossero fidanzate da anni, mi aveva lasciata allibita.

Il palazzo che ospitava l'agenzia non era un grande e imponente grattacielo ultramoderno, ma era qualcosa di un po' più modesto, nonostante ciò, al suo interno vi erano collocati tanti studi, uffici e agenzie, di svariati settori: si potevano trovare avvocati, ingegneri, fotografi, agenzie immobiliari. Fu grazie a quell'app che mi resi davvero conto della quantità di single che si potevano concentrare in un singolo palazzo. Chi l'avrebbe mai detto? Se non ci si soffermava a pensare a quel genere di cose, non ce ne si rendeva conto, ma a volte era proprio lo stesso luogo di lavoro a permettere di poter conoscere gente nuova.

Taylor aveva riso del mio stupore, quando mi ero accorta della quantità di begli uomini che transitassero ogni giorno all'interno dell'ascensore, com'era possibile non averne incontrato mai uno? La sua risposta era stata semplice e secca "Forse perché non sei mai uscita dal tuo ufficio" e non aveva nemmeno tutti i torti.

Mi ero sbizzarrita, lasciando cuoricini a chiunque mi ispirasse qualcosa dalle foto e avevo ricevuto qualche match di ricambio. Parlai con svariate persone per qualche giorno, ma quasi nessuno mi colpì tanto da spingermi a incontrarlo di persona o di andare oltre a qualche semplice parola via chat.

Craig, invece, era l'eccezione a tutto ciò, mi aveva colpito per il suo aspetto, ma anche per il fatto che trasmettesse qualcosa che lo distingueva dalla massa. Non sapevo bene cosa fosse, ma c'era qualcosa in lui che lo rendeva diverso. Era un informatico, anche se il suo aspetto faceva pensare tutto tranne a un nerd che passava le sue giornate al computer. Aveva 30 anni ed era un tipo piuttosto sportivo e dinamico, non stava mai fermo. Era vivace, sempre pronto a parlare di qualcosa, mi coinvolgeva in maniera naturale e spontanea; ma era anche un bellissimo ragazzo, moro, occhi scuri, il sorriso smagliante e largo, l'aria sicura, e lo sguardo sembrava nascondere un lato tenero e dolce che mi aveva colpito.

Era un'ottima distrazione, dovevo ammetterlo, mi permetteva di pensare meno a Jason e di concentrarmi su qualcosa di diverso che non fosse lui, anche se ogni volta che passava era un maledittissimo colpo al cuore. Mi ero imposta di limitare le occasioni in cui stavamo da soli e di impedire che potesse ripetersi una situazione analoga a quella del lunedì. Non mi potevo permettere di lasciarmi influenzare da lui, non in quel momento che mi sembrava di vedere uno spiraglio alla fine del tunnel.

Il venerdì mattina, dopo 3 giorni di chat e chiacchiere, avevo proposto a Craig di incontrarci per fare colazione a un bar poco distante dall'ufficio e lui aveva accettato. Camminavo sul marciapiede stropicciandomi le mani, un po' nervosa. Era da parecchi anni che non avevo un appuntamento con qualcuno e l'agitazione si faceva un po' sentire. Con Craig ero stata chiara, ero in cerca di qualcosa, anche se non sapevo bene cosa, avrei semplicemente lasciato che la situazione proseguisse in maniera naturale, senza forzature e lui mi aveva risposto che non c'erano problemi.

Lo notai subito in mezzo alla folla e quel dettaglio mi rincuorò, perché voleva dire che non aveva modificato le foto, cercando di mettere in mostra qualcosa che in realtà non c'era. Si era seduto a un tavolo poco distante dalla vetrata e stava osservando fuori la gente che passava. Sembrava così rilassato, che sentii le spalle abbassarsi e un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra.

«Craig?»

«Hayley, ciao!» si alzò di scattò, avvicinandosi per lasciarmi due baci sulla guancia.

«Ciao. Aspetti da molto?»

«No, sono arrivato da pochi minuti. Cosa prendi? Vado a ordinare» fece un cenno verso il bancone pieno di gente.

Il Linguaggio Segreto dell'AnimaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant