44. Guardala

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Come avesse fatto Vincent a controllare casa mia, il mio cellulare e quello di Albert e Tom in meno di 24 ore non mi fu dato saperlo, ma la sera successiva mi ritrovai un semplice foglio sul quale era scritto che solo il mio telefono era sotto con...

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Come avesse fatto Vincent a controllare casa mia, il mio cellulare e quello di Albert e Tom in meno di 24 ore non mi fu dato saperlo, ma la sera successiva mi ritrovai un semplice foglio sul quale era scritto che solo il mio telefono era sotto controllo e che la casa era pulita. Un reso conto molto più roseo di quanto avessi immaginato, visto che ero partito con i peggiori scenari possibili. Avevo passato quasi tutta la giornata a osservare ogni punto della casa in cui poteva essere stata nascosta una cimice, mi sembrava di essere pedinato e seguito. Stavo diventando paranoico, me ne rendevo conto, ma la notizia di Vincent mi aveva in qualche modo fatto sentire meglio, anche se non del tutto.

Una miriade di domande mi affollava la testa, non riuscivo a capire quando Muller si fosse spinto tanto oltre, ma doveva essere una novità piuttosto recente, visto che avevo parlato con il signor Evans svariate volte anche prima. Doveva esserci stato qualcosa che l'aveva spinto a un gesto simile, forse gli era venuto il sospetto che stessi nascondendo qualcosa. Non che avesse tutti i torti, comunque, ma non potevo immaginare che il suo odio nei miei confronti fosse talmente radicato da spingerlo a mettere in atto un gesto come quello.

L'idea che solo il mio telefono fosse controllato mi sollevava un po' il morale, ma nemmeno troppo, perché Muller era consapevole di aver compiuto un passo falso e non poteva starsene con le mani in mano in attesa che trovassi un altro modo per sviare le sue restrizioni. Mi sentii ancora più con le mani legate e cominciai a limitare il più possibile le mie chiamate e chiacchierate al telefono, persino con Tom e Rachel, perché avevo il terrore che sarebbero stati messi in mezzo in una faccenda nel quale non c'entravano niente. Non mi sarei mai perdonato se avessero passato gli ultimi istanti della gravidanza di Rachel con una preoccupazione come quella, sarei stato un pessimo amico, ma mi rendevo anche conto che avessi bisogno di parlare con qualcuno, oltre ad Albert, e che sapevano come tirarmi su il morale.

Fu per quel motivo che, ligio alla mia nuova ossessione paranoica, avevo contatto Tom in gran segreto, chiedendogli che ci potessimo vedere in un posto sicuro, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Avevo ormai la costante paura che qualcuno ascoltasse ogni mia parola e mi sembrava di non essere mai libero di potermi esprimere come meglio credevo.

Forse ho toccato il fondo proprio in questo momento.

Ma chi me ne dava la certezza assoluta? Credevo di averlo già toccato il fondo, ma era successo qualcosa di molto peggio, chi mi diceva che quello fosse il limite massimo? Chi avrebbe mai pensato che mi sarei trovato in quella situazione, solo perché avevo avuto una mezza storia con la donna sbagliata?

O magari era quella giusta.

Se lo fosse stata, sarebbe qua accanto a me e staremmo passando tutto questo insieme.

Tom aveva accolto il mio grido d'aiuto senza tentennamenti, rispondendo ai miei messaggi criptici con altrettanto mistero. Come avessi fatto a capire che dovessi raggiungerlo nella casa dei genitori di Rachel che avevano a Manhattan, lo sapevo solo io, ma fu così che mi ritrovai a entrare nel loro salotto con passo deciso e lo sguardo di un pazzo.

Il Linguaggio Segreto dell'AnimaWhere stories live. Discover now