Capitolo XXXII

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All'ottavo mese, tutto sembrava procedere per il meglio.
Nesseth apprezzò sempre di più la compagnia della ragazza.
La seguiva ovunque.
Peccato che la sua stazza enorme, creasse non pochi problemi.
Dopo essere entrata nella Sala del Trono e aver fatto quasi precipitare il seggio reale giù dal promontorio, il suo ingresso a palazzo era stato categoricamente vietato.
Si limitava perciò ad osservare Faya, durante l'addestramento, in attesa del suo turno.
Le due cominciarono ad affinare qualche presa, a poco a poco. Non mancarono lividi, ferite ed abrasioni, all'ordine del giorno. Eppure, col tempo, entrarono in sintonia, fidandosi ciecamente l'una dell'altra.
Le avreste potute vedere volteggiare in cielo, anche durante una tempesta: la giovane roteava e stava in piedi sul suo dorso, come la migliore delle equilibriste, per poi lasciarsi cadere, piombando nel vuoto.
L'aquila si precipitava subito ad acciuffarla, precisa e micidiale, con artigli e ali spiegate.
Era uno spettacolo osservarle.
Sembrava che danzassero tra magnetiche evoluzioni, persino, come un'abile coppia di ballerini.
Nesseth divenne ben presto l'emanazione stessa, nonchè proiezione animale di Faya. Arrivarono a comprendersi senza nemmeno fiatare.
Si scelsero, riconoscendosi a vicenda, e instaurando un rapporto di affine intesa, estensione reciproca delle loro singole capacità e abilità.
"Voglio tornare a combattere. Sono pronta! Siamo pronte!"
Annunciò un mattino, all'inizio dell'addestramento.
"Vediamolo! Pamfil me lo ripete da giorni. Sono curioso anche io, adesso", la provocò Thorin, beffardo.
Venne chiamata Limir.
L'Umana e la Nana presero posizione.
"Attente!"
"Ricordi come ti ho ridotta l'ultima volta, Faya?", cominciò in maniera canzonatoria, lei.
"Quanti denti ti mancano, amica mia?"
"Li ho tutti perfettamente al loro posto!"
"Oggi me ne farai dono di almeno uno! Ci tengo! Sarà un ciondolo bellissimo per la sottoscritta!"
Thorin diede il via.
"Du-Bekâr!"
Fu Limir a partire per prima.
Puntò alle gambe. L'avrebbe sollevata e atterrata. Ma al traguardo, abbracciò solo aria.
Faya l'aveva schivata e senza lasciarle il tempo di voltarsi, le mollò un calcio sulla schiena.
La caviglia le venne quasi afferrata, ma un pugno sul mento, bloccò la piccola nel suo intento.
Ciò nonostante, il polso le venne stretto in una morsa e storto.
Faya provò a divincolarsi, mentre veniva costretta a terra, ma prima di sfiorare il suolo, tirò una ginocchiata contro il suo addome, allontanandola.
Poi, attaccò.
Scattò di lato per evitare una gomitata in viso, e in basso per non venire agguantata.
Serrò, infine, entrambe le mani intorno al collo dell'altra e facendole perdere l'equilibrio la sbattè violentemente in mezzo alla polvere.
Iniziò a scazzottarla sulle guance, senza mostrare alcuna pietà. Aveva subito lo stesso identico trattamento, in passato.
A destra e a sinistra.
Sotto di lei, la nana restò in trappola e impossibilitata a compiere il ben che minimo movimento.
Subì i colpi in silenzio, sino a quando il suo primo incisivo le venne spezzato. Solo allora, anche la ragazza si fermò, prendendolo al volo.
Il suo premio.
Lo tenne stretto tra indice e pollice, mentre tornava ad alzarsi, rimirandolo al contrasto col sole, quasi fosse una gemma preziosa, di cui volesse quantificare la caratura.
Nulla a confronto.
Per lei, quello, valeva molto di più.
"Te lo avevo detto... È stupendo! Lo custodirò con estrema gelosia", confidò a Limir, aiutandola a rimettersi in sesto.
Lei sputò un fiotto di sangue sul fango.
"Fai meno la spiritosa, carina!", le rispose, alquanto amareggiata.
Bersak tentò di andarle incontro.
Ma la nana con uno spintone, rifiutò il suo nobile gesto.
"E levati, tu!"
Le sarebbe passata.
Appena qualche settimana di broncio, e tutto si sarebbe risolto con naturalezza.
"Scegli un'arma, adesso, Faya!"
Lei ne provò alcune.
Ne bilanciò il peso, l'agilità in qualche mossa, l'affilatezza della punta.
E scelse: due doppi pugnali.
Quando si voltò, Thorin, liberatosi del mantello e sceso dal palco, l'aspettava al centro campo, armato di una scure.
"Avanti!", la invitò.
I Nani iniziarono ad incitare il loro comandante, in coro.
Pamfil le aveva insegnato come affrontare le strategie di ognuno.
Ma di lui non sapeva proprio niente.
Non ebbe nemmeno la possibilità di studiare i suoi iniziali atteggiamenti, infatti.
Si trovò la lama dell'ascia a pochi centimetri dagli occhi, in poco meno di un secondo.
Aveva corso verso di lei, imbracciandola e scaraventandogliela addosso, quasi le volesse aprire in due il cranio. Incrociando i coltelli, cercava di respingerla facendo forza con le braccia. Strisciò all'indietro sul terreno per qualche centimetro, sospinta dalla brutalità di quell'energumeno.
Gocce di sudore le scesero dalla fronte. Indietreggiò, dopo averlo spinto per destabilizzarlo.
E immediatamente, innescò l'offensiva.
Cambiò impugnatura del manico e con le nocche protese provò a colpire Thorin in volto.
Riuscì a sfiorargli di striscio solo la barba. L'arma di lui le lambì il polpaccio, mentre quelle di lei gli scalfirono l'armatura all'altezza del torace.
Faya capì che nell'impatto corpo a corpo avrebbe avuto la peggio, e tornò a prendere le distanze.
L'ascia del Nano, in quel momento, le venne lanciata contro.
Fu troppo lenta nel reagire.
La vide rigirare, percorrendo lo spazio tra loro, con estrema velocità, divorando quei pochi metri, proprio nella sua direzione.
Piegò la testa di lato, presa dal panico, ma i suoi capelli, sferzati dal metallo, le vennero mozzati completamente, prima che la scure si conficcasse sul tronco di un albero, dietro di lei.
Ciocche scure sparse, caddero scomposte ai suoi piedi. Metà della sua treccia giaceva insieme a loro.
La restante parte la sentì sciogliersi, libera di scompigliarsi, all'altezza delle sue scapole.
Tra tutti gli astanti, si distese un silenzio, carico di tensione.
"Stai meglio... Adesso sì, che mi piaci!"
Non c'era alcuno a trovare quella battuta divertente, però.
Nessuno osò accennare anche un lieve sorriso.
"E adesso? Scelta sbagliata, Thorin... Qual'era la prima regola? Mai restare disarmati, no?", rispose lei con un filo di voce.
Si sentiva mortificata.
Ma quando riuscì a sollevare lo sguardo, lo trovò impugnare una spada, dietro un ghigno di scherno.
"E mai fidarsi del nemico... Sei brava! Te ne do atto!"
Partirono contemporaneamente.
Lui parò sia la prima che la seconda pugnalata. La terza, però, andò a segno, aprendogli uno squarcio profondo sulla spalla destra.
Cicatrice assicurata.
Lei aveva mirato al collo.
L'unico punto che gli equipaggiamenti non proteggevano in maniera adeguata.
Ricordava ancora bene gli insegnamenti appresi da Thranduil.
Tuttavia, cambiò all'ultimo idea.
Quel tentennamento andò subito a suo svantaggio, però.
Il Nano le strappò dalle mani un coltello e con uno sgambetto la fece cadere. Lei rimase supina, col fiatone, a quel brusco impatto.
Thorin le puntava il ferro alla gola.
"Mai agire con rabbia e mancanza di concentrazione, inoltre..."
Le sussurrò quasi all'orecchio.
Fu perfetto.
Lei prese del terriccio e glielo buttò negli occhi, accecandolo.
Gli diede un calcio in pancia e si rialzò. Sfruttò il momento per fracassarlo di pugni sul naso, portandolo a sanguinare.
Sentì il proprio mignolo incrinarsi, ad un certo punto, ma non si fermò per chiedersi se lo avesse effettivamente rotto.
Quando si riprese, Thorin le bloccò l'avambraccio e portò la spada al suo addome.
"Fine!"
"Anche per te!"
Abbassando gli occhi, il Nano si trovò il pugnale, conficcato superficialmente, quasi alla giugulare.
Le sorrise, soddisfatto della sua sfacciataggine.
"Puoi venire con noi... Sì!", sussurrò.
Infine, si separarono.

Alla sera, dinanzi una magnifica luna piena, Faya stava contemplando Nesseth desinare, affacciata dal torrione Ovest.
Limir non le aveva ancora rivolto parola. E tutti gli altri stavano festeggiando, ebbri di vino, non sapeva bene che cosa, ai piani bassi.
Aveva deciso di appartarsi.
Ogni tanto ci voleva.
Il chiasso arrivava sin lassù, d'altronde. Non c'era modo di scappare veramente del tutto a quel baccano, e quello era diventato il suo rifugio preferito in tali occasioni.
La distesa buia e quieta, alle pendici della montagna, le dava pace. Solo ogni tanto dei pipistrelli squittivano, passandole sulla testa.
Capitava che si addormentasse, persino, distendendosi su quella terrazza acciotolata.
Era bello.
C'era pace.
La porta dietro di lei, però, si aprì.
Si aspettò di riconoscere chi fosse dalla camminata.
Il claudicante Pamfil o la dolce Caletheia, le venivano spesso a fare visita in quelle circostanze, realmente preoccupati di non vederla partecipare ai banchetti e di trovarla lì, tutta sola a rimuginare. Se ne andavano poco dopo, lasciandole del cibo, rattristati nel notarla pensierosa.
Eppure, quell'incedere era tutt'altro che familiare.
Accanto a lei, questa volta, prese posto Thorin, infatti, offrendole un calice.
"Nottata splendida...", iniziò lui, accomodandosi.
Lei bevve un sorso.
"Lo era. Prima che arrivassi..."
"Sei sempre così sferzante nelle tue risposte? O usi queste maniere solo nei miei riguardi? Ne dovrei essere lusingato, in qualche modo?"
"Ti pongo un quesito io, adesso, visto che siamo in vena di confidenze. È stato tuo padre nel suggerirti di compiere questa premura, ora? Oppure, tuo nonno?"
"Non capisco cosa intendi...", continuò, preso alla sprovvista.
"È da quando sono arrivata che ci hanno destinati. Non dirmi che non te ne sei accorto... Tu stai facendo il loro sporco gioco"
"È stata una mia iniziativa, questa"
"E Nesseth?"
L'aquila, chiamata in causa, stridette.
"No, in effetti...", ammise.
"Prevedibile... Farete scoppiare un macello, se continuate lungo questa strada. Ve ne rendete conto, oppure no? Non sono una medaglia da vincere e di cui vantarsi in giro!"
Gettò lontano la coppa.
Questa, colpita il pavimento, andò in frantumi.
"Non usatemi anche voi... Non voglio essere un mezzo per raggiungere i vostri obiettivi. Sono più di questo! Perchè nessuno lo vede!"
"Credi che ti abbiamo mentito? Sin dall'inizio?"
"È difficile fidarsi della gente, quando sai benissimo che possiedi qualcosa che a loro serve. Mi chiedo spesso se i vostri sorrisi siano pienamente sinceri o se non celino dell'altro! Posso veramente riporre fiducia, in voi? AVANTI!", chiese, speranzosa.
"No... Non puoi, Faya..."
Quella uscita le risultò più dolorosa di uno schiaffo in pieno volto.
Fece dannatamente male.
"Come immaginavo... È frustrante! Riempite la testa di belle parole... Sei importante... Voglio che tu sia felice... Non ti accadrà nulla di brutto, qui... Me ne infliggete quotidianamente... Con le vostre menzogne e con i vostri inganni"
Lei cominciò a camminare.
"Ti stiamo proteggendo! Ti stiamo nascondendo!"
"Non c'è niente lì fuori, Thorin. Per cortesia! SMETTILA! È sempre stata una scusa per trattenermi e tenermi buona, il più a lungo possibile. Per avere la rivincita su Thranduil! Abbi il coraggio di dirmi che non è così! FORZA! Un oggetto senza alcun valore, da poter manipolare a vostro piacimento. Pensate che sia questo! A Bosco Atro... Qui... Non c'è alcuna differenza..."
"Non sarei mai arrivato a tanto. Non era mia intenzione farti soffrire. Credimi!"
"Crederti?! Patetico... Avevi una scelta. Hai fatto quella errata! Tutti i Re... Sono uguali. Mi dispiace aver distrutto i vostri piani. Ma non vi preoccupate... Da domani, tornerò la Faya che avete sempre conosciuto e che avete pensato di poter abbindolare con facilità, facendola sentire a casa, apprezzata per la persona che era, in mezzo ad una famiglia finalmente, promettendole un pò di serenità. Non domandavo molto per me, alla fine... Mi sarebbe bastato. Desideravo solo questo. Meglio averlo scoperto, adesso... Più tardi, sarebbe stato peggio. Sarei arrivata ad affezionarmi a voi... E poi mi avreste gettata via, come immondizia! È già successo con qualcun'altro, dopotutto..."
Thorin non sapeva proprio cosa dire.
Si sentì irrimediabilmente in colpa.
E appena si girò per guardarla, nel tentativo di aggiungere qualcos'altro, non la trovò più.
Lei e Nesseth erano sparite nel nulla.

Thranduil's ProphecyWhere stories live. Discover now