CAPITOLO 21

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Jungkook si era immaginato che tutte le conversazioni sarebbero cessate non appena avesse messo piede alla centrale, alle nove del mattino seguente. Quando arrivò alla Omicidi, seppe che non era più soltanto la sua immaginazione. Erano occupate solo un paio di scrivanie. Gli altri erano tutti fuori a seguire una pista oppure a occuparsi di quell’omicidio tra bande che si era verificato il giorno prima. Ma chi era lì si fermò un attimo a guardarlo prima di chinare di nuovo la testa fingendosi indaffarato. Jungkook scrollò le spalle. Loes non c’era e non si vedeva nemmeno Liam . Poteva andargli peggio.
Si sedette alla scrivania per controllare le ultime due chiamate. Era mattina molto presto, perciò quando prese i primi due messaggi nella pila e uscì, il resto della squadra non era ancora arrivato. Ma entrambi gli avvistamenti si rivelarono infondati: la somiglianza con Anderson era vaga e le loro identità vennero confermate.
Il giorno precedente era andata meglio. L’anziana donna di Roseville ci aveva visto giusto. Qualcuno stava occupando abusivamente la casa accanto vuota. Sfortunatamente, non si trattava di Anderson, e un controllo aveva rivelato che a nome di quell’uomo erano stati emessi mandati di cattura per furto con scasso e aggressione. Jungkook lo aveva arrestato. Ci era voluto un po’ prima di procedere, ma la perdita di tempo non lo aveva infastidito.
Dopotutto, si trattava della cosa più produttiva che aveva fatto in giorni.
Stava completando i suoi rapporti quando il capitano kim apparve sulla porta del suo ufficio.
«Jeon ,» urlò.
«Da me. Adesso.» jungkook si alzò piano, sistemò gli incartamenti sulla scrivania e si diresse alla porta di Kim namjoon . Ma prima di raggiungerla, yoongi gli si materializzòaccanto.

«Ehi, jungkook ,» gli disse.
«C’è qualcosa per noi?» Scosse la testa e si puntò un dito al petto.
«Il capitano vuole me.»
«Per che cosa?» Si strinse nelle spalle. Niente di buono, ipotizzava.
Yoongi lo guardò, poi lo precedette e aprì la porta per lui.
«Beh, facciamola finita, così possiamo andare avanti.» jungkook esitò, quindi lo seguì nell’ufficio di namjoon e chiuse la porta. Il capitano alzò lo sguardo con cipiglio.
«yoongi , la faccenda non ti riguarda.» «Il mio partner,» esordì il collega, appoggiandosi con noncuranza alla parete accanto alla porta.
«Il mio caso. E ho bisogno di lui, perciò sputi il rospo.» namjoon esitò, quindi si voltò verso jungkook
«Ho ricevuto una lamentela di condotta non professionale.» jungkook scosse il capo, interrogandosi su ciò che stava per arrivare.
«Secondo questa lamentela, tu saresti omosessuale e avresti rapporti di natura sessuale con il testimone, Walter Sinclair, che potrebbero mettere a rischio l’intera indagine.» Fissò jungkook con sguardo gelido.
Lui tossì. «Ho incontrato Walter Sinclair solo tre volte. La prima con Loes presente, la seconda con yoongi e l’ultima con metà dei ragazzi che ci guardavano. Gli ho a malapena stretto la mano.» «Bene.» namjoon si rilassò visibilmente.
«Sapevo che doveva esserci un errore. Voglio dire, tra tutti gli uomini della mia squadra, tu ovviamente non sei gay.»
«No,» udì se stesso precisare. «Quella parte è vera. Sono gay. Ma non ho alcun tipo di relazione con Sinclair.» Si fermò bruscamente e frenò l’istinto di coprirsi la bocca con la mano. Dopo tutti quegli anni, perché stava perdendo tutto d’un tratto il controllo sulle sue stesse parole? L’ultima volta che hai perso il controllo fino a questo punto hai chiesto a jimin di sposarti. Forse la tua bocca è più intelligente di quel che credi.

Vide la faccia di namjoon diventare rossa. L’uomo tossì, poi blaterò: «E perché non ne sono stato informato?» «Perché sono solo affari miei. Quello che faccio nella mia vita privata, finché è legale, non deve incidere sul mio lavoro. Per quanto ne sa, Loes potrebbe anche avere un harem e sarebbero comunque affari suoi.» «Questo non è uno scherzo,» abbaiò namjoon . «La cosa potrebbe avere ripercussioni sull’intero Dipartimento.»
«So bene che non è uno scherzo. È la mia vita privata e non influisce minimamente sul mio lavoro. Ciò che faccio in casa mia non è importante per il Dipartimento.» namjoon lo fissò, la sfumatura sul suo viso che diventava sempre più accesa. «Non puoi… non dirmi cosa sia importante per il Dipartimento o meno. Da quando…?» jungkook si sforzò di rimanere impassibile.
«Da quando avevo dodici anni.» Mi chiedi i dettagli, eccoti servito. Il capitano sembrava prossimo a esplodere, le vene della fronte che risaltavano sulla pelle bordeaux.
«Abbiamo finito?» intervenne yoongi dal suo posticino accanto alla porta. «Perché abbiamo del lavoro da fare. Jungkook le ha già detto che quella lamentela è una stronzata. Ha dei testimoni da interrogare. Possiamo andare?» «Tu!» namjoon rivolse lo sguardo all’altro detective.
«Tu lo sapevi!»
«Sì, e quindi?» yoongi fece un passo in avanti.
«Senta, a me piacciono le donne. Mi piacciono davvero tanto. Ma se a jungkook non fanno né caldo e né freddo, cosa importa? Meglio, ce n’è di più per noi. Sa fare il suo lavoro e molto meglio di tanti pagliacci qui fuori. Che cosa me ne frega da chi torna a casa la sera?»
«Mette in pessima luce il Dipartimento!»
«L’unica cosa davvero pessima,» disse yoongi , «è lei che invita a presentare denuncia per discriminazione. Abbiamo finito?» namjoon tornò a guardare jungkook con rabbia. «Tu farai meglio a rigare dritto,» ringhiò. «Ti terrò d’occhio e non voglio più sentire lamentele su di te. Mi hai capito?»

allo Scoperto Where stories live. Discover now