tre

680 37 74
                                    

Harry Styles.

L'unico a restare calmo fu Mark

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

L'unico a restare calmo fu Mark.

Dalla sua voce tranquilla e carismatica trapelavano secoli di esperienza.

«Liam, Zayn, portate fuori Lily». Liam annuì, per una volta senza sorridere. «Andiamo».

Lily cercò di liberarsi dalla morsa invincibile di Liam, dimenandosi e tentando di colpire il fratello con i denti in bella mostra, lo sguardo ancora da folle.

Louis, più pallido di un cadavere, sfrecciò al mio fianco, dove si rannicchiò in posizione di difesa.
Mostrò i denti serrati e vibrò in un ringhio di avvertimento. Aveva smesso di respirare, lo sentivo.

Zayn, con una strana espressione compiaciuta sul volto divino, si portò davanti a Lily - restando a distanza di sicurezza dai denti del fratello - e aiutò Liam a trascinarlo a forza attraverso la porta a vetri che Jay teneva aperta con una mano, mentre con l'altra si tappava bocca e naso.

Sul suo viso a cuore apparve un'espressione imbarazzata. «Mi dispiace davvero, Harry», esclamò e seguì gli altri in giardino.

«Lascia fare, Lou», mormorò Mark.

Un secondo dopo, Louis annuì lento e si rilassò.
Mark s'inginocchiò al mio fianco per esaminare il braccio. Mi sentivo pietrificato per lo spavento e cercai di ricompormi.

«Ecco, Mark», disse Niall offrendogli un asciugamano.

Scosse la testa. «Troppo vetro nella ferita». Si allungò verso l'orlo della tovaglia bianca e ne strappò un lungo lembo. Me lo annodò attorno al gomito come un laccio emostatico. L'odore del sangue mi frastornava. Mi fischiavano le orecchie.

«Harry», disse Mark a bassa voce. «Vuoi che ti porti all'ospedale, o preferisci che me ne occupi io, qui?».

«Qui, per favore», sussurrai. Se mi avesse portato al pronto soccorso, non avrei potuto nascondere nulla a Des.

«Portiamolo sul tavolo della cucina», propose Mark a Louis. Louis mi sollevò senza sforzo, mentre Mark manteneva la pressione sul braccio.

«Come va, Harry?», chiese.

«Sto bene, grazie». Per fortuna non avevo la voce malferma.

Louis era impietrito.

Niall ricomparve. La borsa nera di Mark era già sul tavolo assieme a una piccola ma luminosa lampada da lettura, collegata a una presa sulla parete.

Louis mi fece accomodare con delicatezza su una sedia e Mark ne avvicinò un'altra. Si mise all'opera immediatamente. Louis restò in piedi al mio fianco, sempre protettivo, sempre senza respirare.

«Se vuoi, vai, Lou», sospirai.

«Posso farcela», insistette lui. Ma la mascella era rigida e gli occhi bruciavano per l'intensità della sete che cercava di combattere, molto peggiore di quella che provavano gli altri.

SeclusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora