sette

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Harry Styles.

Come nascondiglio per le moto, il casotto di Ezra era più che sufficiente

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Come nascondiglio per le moto, il casotto di Ezra era più che sufficiente. Sulla sedia a rotelle, Hall non era in grado di affrontare il terreno irregolare tra la rimessa e la casa.

Ezra iniziò immediatamente a smontare la prima moto, quella rossa, destinata a me. Aprì la portiera del passeggero della Golf per farmi accomodare sul sedile anziché per terra.

Mentre lavorava, chiacchierava allegro e mi bastava annuire appena perché la conversazione proseguisse sciolta. Mi aggiornò sui suoi progressi scolastici, sulle lezioni del secondo anno e sui suoi due migliori amici.

«Quil ed Embry?», lo interruppi. «Che nomi strani».

Ezra sghignazzò. «Quil l'ha ereditato da qualche parente, ed Embry si chiama così in onore di una stella delle soap opera. Non so dirti altro. Se inizi a prenderli in giro giocano sporco: ti attaccano, due contro uno».

«Begli amici». Lo guardai con diffidenza.

«No, lo sono davvero. L'importante è che non tiri in ballo i loro nomi». In quel momento sentimmo una voce in lontananza. «Ezra?», gridò qualcuno.

«È Hall?», chiesi.

«No». Ezra abbassò la testa, un velo di rossore sulle guance scure.

«Parli del diavolo...», mormorò.

«Hey idiota? Sei là fuori?». Il grido si avvicinava.

«Sì!», urlò Ezra e sospirò.
Aspettammo per poco in silenzio, finché due ragazzi longilinei, dalla pelle scura, girarono l'angolo ed entrarono nella rimessa.

Uno era slanciato, alto quasi come Ezra. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, con la riga in mezzo, da una parte tirati dietro l'orecchio, dall'altra sciolti.

L'altro era più basso e tarchiato. La maglietta bianca attillata conteneva a malapena i suoi pettorali ben sviluppati, di cui sembrava consapevole e contento.

Aveva i capelli cortissimi, quasi rasati.

Alla mia vista, i due esitarono. Il magro lanciava occhiate ad Ezra e a me, il muscoloso non mi staccava gli occhi di dosso e a poco a poco si sciolse in un sorriso.

«Ciao, ragazzi», li salutò Ezra senza troppo entusiasmo.

«Ciao, Ez», disse il basso, sempre fissandomi. Mi sentii costretto a rispondergli con un sorriso, tanto era malizioso il suo sguardo. Lui reagì strizzando un occhio. «Ehilà».

 «Ehilà»

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