Fotografia.

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Come una bambina che vede per la prima volta qualcosa di magnifico io guardo dall'oblò del finestrino la capitale.

Il tour è iniziato da qualche giorno e i ragazzi sono tutti in fermento, alla parola ragazzi porto d'istinto lo sguardo su Amine, è seduto nella fila dell'areo opposta alla mia, non ci parliamo da quel giorno fuori dal locale ma a lui non sembra importargli molto, dato che è da quando abbiamo iniziato il decollo che ci prova con la hostess di bordo.

Le riserva uno sguardo.

Uno sguardo che pensavo riservasse solo a me.

Vorrei tanto sapere di cosa stanno parlando, no
Alice, torna in te, quello che fa non è più affar tuo, ricordi? Non state più insieme.

Ma allora perché fa così male?

Quando scendiamo dall'aereo il sole è quasi tramontato, afferriamo tutti le nostre valige e con mia grande sorpresa noto che i ragazzi hanno affittato delle macchine, Amine mi scruta per qualche secondo poi lo vedo sorridere, stupita da quel suo gesto mi volto e non posso credere ai miei occhi, la hostess si sta dirigendo verso di noi con due valigie alla mano, quasi mi cade la mandibola quando li vedo salire insieme su una Lamborghini viola.

«Allora bella mora, me lo concede questo giro per Roma?» Mi domanda Sami cercando di smorzare la tensione, sorrido accettando l'invito mentre Amine gli lancia uno sguardo di fuoco.

Beh, che si aspettava?

Che prendevo un taxi?

La suoneria del telefono mi distrae dai miei
pensieri.

Ezza
Stai giocando sporco.

Tu
Io? Tu che mi dici dell'hostess?

Ezza
È brava con la bocca.

Guardo schifata il telefono per poi riporlo nella borsetta, potrei vomitare da un momento all'altro.

È da più di un'ora che Sami sta guidando per la capitale, il sole ormai è calato da un pezzo, lo vedo imboccare in una stradina del centro per poi fermarsi sotto l'entrata di un hotel, quest'ultimo è grazioso, ha una moquette rossa che ricopre tutto il corridoio d'entrata, le pareti sono bianche e appese ad esse c'è qualche vecchio quadro in bianco e nero della capitale, Amine aveva prenotato una matrimoniale ma io ho insistito con il signore del check-in per farmi dare una singola, non ho intenzione di condividere il letto con la biondina.

Non ho intenzione di condividere lui con nessuno.

Appena entro nella mia camera rimango stupita, è spaziosa, le luci calde le danno un'aria
confortevole e il piccolo balconcino ha una vista mozzafiato che da sulla strada movimentata che ho visto qualche minuto prima dai finestrini della macchina, so che i ragazzi questa sera rimarranno in hotel ma io non ho intenzione di sprecare altro tempo, sento l'impellente bisogno di scoprire, di fotografare, così afferro la mia borsa ma appena apro la porta vado a sbattere contro qualcosa o meglio, contro il petto di qualcuno.

«Esci?» Alzo gli occhi al cielo per poi sorpassarlo ma lui mi raggiunge affrettando il passo.

«Non vedo perché ti debba interessare» Dico
annoiata richiamando l'ascensore.

«Mi interessa eccome, non consoci la città, potresti perderti» Afferma preoccupato.

«Che c'è, la bionda ti ha già scaricato?» Domando sarcastica.

«No, l'ho fatto io» Dice fiero seguendomi
nell'abitacolo, scuoto la testa entrando
nell'ascensore, con la speranza che mi
lasci in pace, ma questo non accade, infatti
cammino per la città seguita da lui, che capite le
mie intenzioni resta in silenzio, lasciandomi
fare qualche scatto in santa pace.

«Perché non ti fotografi mai?» Spezza il silenzio,
un silenzio troppo bello per essere vero.

«Perché preferisco i paesaggi» Affermo distratta continuando a guardare l'obbiettivo.

«E allora perché mi fotografi?» Sbuffo per poi guardarlo.

«È il mio lavoro» Dico asciutta.

«Non intendevo le foto che mi fai sui set, intendevo, ad esempio, quella che è sul tuo blocco del telefono»

«Hai sbirciato tra le mie cose?» Domando incazzata, lui mi guarda divertito.

«Io non lo chiamerei sbirciare, l'hai fatta senza il mio consenso, ne ho tutto il diritto, stai sviando alla mia domanda, lo sai questo Alice?»
Sbuffo per poi passarmi una mano tra i capelli, lo so, ma non posso dirgli la verità, non posso dirgli che sono legata a quella foto più di quanto io sia legata a qualsiasi altra cosa al mondo, non posso dirgli che è grazie a quella foto se ho vinto il concorso di fotografia più importante di Parigi, è stata la nostra ultima notte insieme, quella notte è stata diversa.

Quella notte ha detto di amarmi.

«Non risponderò alla tua domanda" Affermo risoluta continuando a camminare.

Siamo tornati in hotel da qualche ora, ho fatto una doccia, ho messo il pigiama e mi sono infilata sotto le coperte calde, nonostante il letto sia comodissimo non riesco a dormire, continuo a pensare a quella foto, afferro il cellulare dal comodino e la osservo, la luce leggera di fine luglio gli ricade sul viso olivastro, leggermente corrucciato da qualche pensiero, mi sono sempre chiesta che cosa gli passasse per la testa in quel momento.

«Alice» Sobbalzo sentendo bussare dall'altra parte della porta, velocemente poggio il telefono sul materasso andando ad aprire.

«Sono le due di notte, le persone normali vorrebbero dormire» Porto entrambe le mani sui fianchi.

«Si e queste persone normali dormono con la luce accesa?» Mi squadra ridendo.

«Che fai, mi spii?»

«Potrei farlo, infondo anche tu lo fai» Dice per poi prendere posto sul mio letto, no ma tranquillo, fai come se fossi a casa tu, magari ti porto anche un caffè.

«Perché sei qui?» Chiedo dopo minuti interminabili di silenzio, lui alza il volto sospirando.

«Era per farti ingelosire» Lo guardo confusa.

«Con l'hostess, non è successo niente» Continua facendomi capire, cercando nei miei occhi una risposta.

«Cosa aspetti che ti dica?»

«Non lo so, che torni a dormire in camera con me?» Sorride sghembo.

«Domani mattina torno a Parigi» Dico facendolo tornare incredibilmente serio.

Fedele al quartiere | Neimaezza Where stories live. Discover now