Ubriaco su un palco.

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Amine.

«Domani mattina torno a Parigi» Cinque cazzo di parole che mi avevano mandato in tilt, ero incazzato, avrei voluto cancellare la data e tornarmene a casa, ancora una volta stava scappando da me.

«Non ci siamo fra, attacchi troppo presto» Pronuncia Nico interrompendo bruscamente la base, riportandomi con i piedi per terra.

«Possiamo fare una pausa?» Chiedo stizzito e senza nemmeno avere l'okay, scendo dal palco, buttandomi esausto su uno dei divanetti del retroscena.

«L'ho vista andarsene questa mattina» Afferma Sami sedendosi accanto a me, sbuffo per poi guardarlo male.

«Grazie per avermelo ricordato»

«Dovevo, sei stato uno stronzo fra» Dice sincero.

«Lo so, per questo ieri sera ho provato a chiederle scusa, solo che poi mi ha detto questa cazzata di Parigi, quando le cose iniziano a farsi serie tra noi, lei scappa sempre»

«Quella volta non stava scappando, inseguiva solo il suo sogno e lo sai bene, poi pensavo che con la storia della foto e del concorso le cose tra voi fossero tornate a posto» Continua, lo guardo confuso.

«Foto? Concorso? Ma di che parli?»

«Non ti ha detto niente?» Scuoto la testa, lui sospira.

«Era andata in Francia per partecipare ad un concorso, lo ha vinto con una tua foto» Incredulo mi alzo dal divanetto, portandomi entrambe le mani nei capelli, non ha fatto altro che raccontarmi cazzate.

Quando pensava di dirmelo?

«Cazzo, non ci posso credere, avverti Nico che torno in hotel» Dico sbrigativo aprendo la porta, ho bisogno di sfogarmi.

«Ma abbiamo le prove, tra meno di tre ore inizia il concerto» Prova a convincermi a rimanere.

«Fai come ti ho detto» Pronuncio con fermezza per poi uscire da Cinecittà.

Ho passato le ultime due ore in hotel, sul letto della mia stanza con una bottiglia di Jack nella mano destra, ormai vuota, sbuffo quando sento suonare per la trentesima volta il mio cellulare.

«Che volete?» Chiedo dopo aver premuto il pulsante verde, senza nemmeno vedere il mittente.

«Vedi di portare immediatamente il tuo culo qui» La voce di qualcuno mi invade le orecchie.

«Ti sento anche se non alzi la voce» Biascico.

«Sei ubriaco?» Rido.

«Mandami la posizione, ti faccio venire a prendere da qualcuno»

Un suono fastidioso mi porta ad aprire gli occhi, il mio telefono non smette di suonare, lo afferro accettando la chiamata.

«Alzati, torniamo a Milano, dobbiamo risolvere quello che hai combinato» Afferma dall'altra parte del telefono, incazzato, Amborghini.

Che cosa ho combinato?



Alice.

«Non mi interessa Alex, ho cose più importanti a cui pensare» Dico poco convincente, continuando a guardare il tabellone delle partenze.

«Ti ha dedicato una canzone che sarebbe dovuta uscire il prossimo anno, lo trovo così romantico» Sbuffo facendo finta di ascoltarlo, è da un'ora che continua a ripetermi la stessa cosa, sono stanca.

«Davvero non ti interessa sapere cos'è successo?»

«Si, davvero» Affermo esasperata per poi chiudere la telefonata.

Una voce metallica mi ricorda che il mio volo sta per partire così, con in mano la mia valigia rosa, seguo la calca di persone che si dirigono verso il gate per imbarcarsi, la verità è che sto scappando, di nuovo e so che vedere il video del live di ieri sera probabilmente mi farebbe crollare e io non posso, me lo sono ripromessa.

Prendo posto sul sedile in pelle bianco davanti al finestrino, spengo il telefono e mi godo il lungo viaggio.

Quando arrivo a Parigi è ormai sera, esco dall'aereo e l'aria fredda mi costringe a stringermi un po' di più nel mio giubbotto nero, ma nonostante ciò respiro a pieni polmoni quest'aria, che sa di buono, che sa di casa.

Mi faccio spazio tra le persone cercando una figura minuta e biondina, quella di mia sorella, finalmente, dopo qualche spintone e alzata sulle punte riesco ad individuarla, tiene tra le mani un cartoncino bianco con su scritto in nero e a caratteri cubitali 'Bentornata!' mi libero del bagaglio e corro felice tra le sue braccia, stringendola forte.

«Mi sei mancata così tanto, come stai? Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ci siamo viste» Ammette guardandomi attentamente per qualche minuto, le sorrido.

«Sto bene, mi sei mancata tanto anche tu, sono passati solo due mesi, non credo di essere cresciuta poi così tanto» Dico seguendola verso la macchina.

«Tieniti libera per sta sera, maratona di film romantici e cioccolata calda» Afferma
sorridente guidando nel traffico parigino,
acconsento a tutte le sue proposte sorridendo debole ma in realtà sono persa nei miei pensieri, ha da poco iniziato a piovere e sul finestrino le gocce d'acqua si rincorrono veloci, pensavo che una volta arrivata qui mi sarei sentita subito bene ma in realtà non faccio altro che pensare a lui, ho preferito scappare a Parigi piuttosto che affrontarlo e dirgli in faccia che provo ancora qualcosa per lui, che in realtà da lui voglio qualcosa in più del sesso.

«A cosa pensi?» Mi domanda risvegliandomi dai miei pensieri, ero così presa che non mi sono nemmeno accorta che siamo arrivate a casa.

«Mi era mancato questo posto» Dico istintivamente dirigendomi verso la camera degli ospiti, ho bisogno di una doccia calda.

Quando esco dalla doccia mi sento rigenerata, applico una crema idratante su tutto il corpo e poi, ancora in accappatoio, mi dirigo verso la cucina, con l'intento di mettere qualcosa sotto i denti ma trovo mia sorella, intenta a guardare la televisione, impostata su uno dei tanti canali italiani.

«Cosa guardi?» Le chiedo curiosa analizzando lo schermo, ma il sorriso mi muore in bocca non appena lo vedo, la sua immagine e quella di altre due persone scorre veloce sulla televisione, come se niente fosse, d'istinto mi porto una mano alla bocca.

«Non ci credo» Affermo flebile, mia sorella si volta verso di me confusa, evito il suo sguardo e la sua imminente domanda con una scusa poi, a passo svelto, torno in camera e chiudo la porta a chiave, devo chiamare Alex.

Fedele al quartiere | Neimaezza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora