Messaggio in segreteria.

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Attacco il telefono al caricabatterie per poi mordicchiarmi nervosamente un'unghia, impaziente di vederlo acceso.

Appena lo schermo si illumina sobbalzo, le numerose chiamate di Amine mi investono, clicco su una di queste e dopo uno squillo sento la sua voce, il mio cuore riprende a battere, sto per dire qualcosa ma parte la segreteria, annunciandomi un nuovo messaggio in bacheca, prendo coraggio e lo ascolto.

«Sono incazzato, sappilo, perché devo venire a sapere le cose che ci riguardano sempre da altre persone? Richiamami, dobbiamo parlare»
Sospiro chiudendo per qualche secondo gli occhi, avrei dovuto dirgli della foto, quando li riapro sullo schermo vedo comparire una chiamata in arrivo da Alex, faccio scorrere il dito sul pulsante verde, rispondendo.

«Alice, che fine hai fatto? È tutto il giorno che provo a chiamarti, sei arrivata a Parigi?»

«Si, che cosa sta succedendo Alex? Perché è sul telegiornale?» Lo sento sospirare e poi cercare le parole giuste per dirmi quello che già so, ma voglio la sua conferma.

«Io, mi dispiace così tanto tesoro, promettimi che resterai lì con Benny e non farai pazzie»

«Non posso, non l'ho nemmeno salutato come avrei voluto, non me lo perdonerà mai» Il mio migliore amico prova a rassicurarmi con parole dolci, quelle parole che tutti si vorrebbero sentir dire quando le cose non vanno come vorremmo, ma le lacrime non smettono di scendere, mi sento così impotente.

Sono passati due giorni da quella chiamata con Alex e mentirei se dicessi che mi sono ripresa, continuo ad immaginarlo da solo in un posto dove nessuno si sentirebbe a proprio agio, prendo un respiro e mi alzo dal letto, la mia immagine riflessa allo specchio è uno schifo, i capelli sono arruffati, il viso è bianco e le occhiaie mi arrivano alle ginocchia, avevo in mente di fare così tante cose una volta arrivata qui, tra queste c'era anche la fotografia, ma nemmeno questa sembra tirarmi su il morale o almeno, lo fa solo in parte.

«Smettila di farmi le foto e vieni qui» Quasi mi ordina Amine tirandosi su dal letto, lasciando metà del suo corpo coperto dal lenzuolo bianco, i capelli sono disordinati e la luce del sole filtra calda dalla finestra, andando ad illuminare la sua pelle olivastra, non posso fare altro che pensare a quanto sia bello.

«No, mi piace così tanto metterti in soggezione»
Affermo divertita facendo un altro scatto.

«Queste non le pubblicherai vero?» Mi chiede alzando un sopracciglio, guardandomi severo.

«Chissà»

«Ti conviene iniziare a correre»

«Non mi fai paura, Ezza» Sottolineo il suo cognome per poi vederlo alzarsi dal letto e iniziare a rincorrermi per tutta casa.

«Ho vinto» Mi circonda i fianchi da dietro con entrambe le braccia, sorrido voltandomi nella sua direzione, l'ho lasciato vincere.

«Davvero? E cosa avresti vinto?»

«Non lo so, tu cosa vorresti farmi vincere?»Chiede malizioso a pochi centimetri dalle mie labbra, mi sporgo di poco e lo bacio, facendogli capire le mie intenzioni, mi afferra per i glutei trasportandomi insieme a lui nel box doccia, l'acqua fredda mi investe immediatamente facendomi rabbrividire, sento i pochi vestiti che ho ancora addosso appiccicarsi alla mia pelle e, come se lui mi avesse letto nel pensiero, me li sfila, lasciando strisce di baci umidi fino al mio interno coscia, porto le mani sulle sue spalle quando lo sento dentro di me, cercando di ritrovare un minimo di quell'equilibrio che sembra venir meno in questo momento.

«Non voglio che parti» Afferma tra un bacio e l'altro.

«Lo so, ma vedrai che questo tempo passerà veloce, non cambierà nulla, te lo prometto» Pronuncio ansimante stringendo più forte le mie gambe attorno al suo bacino.

«Ti amo» Lo sussurra, è quasi impercettibile, per poi cadere sfinito sul mio petto, lo amo anche io.

E invece in un anno è cambiato tutto.

Fedele al quartiere | Neimaezza Where stories live. Discover now