Capitolo 3

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Quando torniamo in Hotel dopo aver mangiato una pizza, Stefan si mette sul letto e io invece esco fuori al balcone per fumare una sigaretta.
Faccio per accenderla, ma lui arriva, me la strappa dalle mani e la butta giù.
"Ma cosa fai?" Gli domando
"Devi smetterla" fa lui in tono duro.
"Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare Stefan, se voglio fumarmi una sigaretta me la fumo"

Lui mi guarda con aria ancora più incazzata,gli passo accanto ed entro dentro, entra subito dopo di me.
"Perché io sto con te?" Dice.
Sento un dolore al petto, mi giro a guardarlo, spero di non aver sentito bene, ma invece non è così.
"Perché mi ami" rispondo ovvia.
"Come faccio ad amare una come te? Insomma guardati cazzo! Fai schifo! Sei una troia" sento gli occhi iniziare a pizzicare, lui è l'uomo della mia vita, l'uomo che amo da sempre.
"Ma che stai dicendo Stefan?" Una lacrima scende sul mio viso.
"Tu non mi hai mai amato!" Urla
Continuo a fissarlo confusa, incredula, proprio lui mi dice questo?
"Porca puttana Stefan sei tu che non hai attenzioni verso di me! Te lo sto ripetendo da mesi e sei stato tu quello che mi ha tradito con la mia fottuta migliore amica! E io ti ho perdonato, perché ti amo davvero, nonostante il dolore che mi hai procurato!" Urlo io esasperata , le lacrime si sono moltiplicate.

Abbasso la testa, lui si avvicina con i pugni chiusi, mi stringe le guance e mi costringe a guardarlo.
"Devi smetterla di ripeterlo!" Urla e mi tira uno schiaffo, giro la faccia di lato, mi massaggio la guancia.
Una consapevolezza fa ancora più male di questo schiaffo, quello di ieri non era solo un sogno. Era tutto vero.
"Adesso mi picchi anche?" Chiedo girando la faccia e tornando a guardarlo.

Mi prende per il collo spingendomi verso il muro, mi sento inutile, non mi muovo, non cerco di difendermi,non ci riesco.

"Faccio il cazzo che mi pare con te" dice a denti stretti, mi sputa addosso, mi guarda disgustato, cerco di pensare a quando mi guardava con gli occhi di una persona innamorata per davvero.
Mi butta a terra, inizia a riempirmi di calci, di pugni, schiaffi, l'unica cosa che faccio è mettermi le mani sulla faccia per proteggermi. Continua così per un lasso di tempo che mi sembra un'eternità .
Quando smette mi toglie le mani dalla faccia, mi dice che me ne devo andare a fanculo, mi alzo con fatica recupero la borsa ed esco, vado via.
Lontana da quella persona che non conosco più.

Arrivo ad un parco, non so quanto ho camminato, mi lascio andare su una panchina, continuo a piangere, mi chiudo una canna.
Lui non lo sa, non approverebbe mai, ma a me serve ogni tanto per superare delle situazioni difficili. Inizio a fumare continuando a piangere e singhiozzare.
Non posso chiamare nessuno, le uniche due persone che ho sono lui e Katerina, ma lei è sua sorella e non mi sembra davvero il caso di affrontare pure una guerra di famiglia.
Sono stanca e sola, mi sono sempre fatta in quattro per lui, ho perdonato il suo tradimento, il suo trattarmi come se fossi quasi un estranea, e questo è il ringraziamento.
Non voglio più pensarci, non voglio più soffrire, ma dove trovo il coraggio di lasciarlo? Di lasciare andare quello che ho di più caro? Dopo una vita passata insieme non mi sembra possibile e rimuovo subito questo pensiero. Non posso lasciarlo.

Mi sfreccia una macchina davanti, e assorta nei pensieri sussulto,appoggio una mano al petto e mi aspetto il peggio quando vedo che la macchina rosso fuoco fa una frenata brusca e torna indietro.
Inizia a salirmi l'ansia, ho paura e sono sola, completamente, qui non c'è nessuno.

La macchina rosso fuoco si ferma proprio davanti a me, all'inizio non riesco a capire chi è che mi sta guardando da dentro , forse per il fatto che sto fumando una canna e sono leggermente fatta.
Chiudo un momento gli occhi, e quando li riapro vedo un viso conosciuto, cavolo è Charles.
Mi guarda un po' preoccupato, devo avere un aspetto tremendo.

"Ciao Grace, stai bene? Che ci fai qui da sola?" Mi domanda.
"Sono uscita a prendere un po' d'aria" dico cercando di sforzare un sorriso.
"Posso prendere un po' d'aria con te?" Fa lui sorridendo, rivelando due fossette ai lati della bocca che sono così carine, mi ispira così fiducia che alla fine annuisco.
Lui parcheggia con una facilità impressionante e scende dall'auto. Indossa una camicia bianca messa dentro dei pantaloni beige. È molto bello e non posso fare altro che fissarlo mentre si avvicina alla panchina.
Si siede accanto a me mentre io continuo a fumare, mi guardo le scarpe, sono un po' imbarazzata.
"Vuoi?" Spezzo il silenzio chiedendogli se volesse fare qualche tiro.
"Non tocco quella roba" fa lui.
Annuisco e torno a guardarmi le scarpe.
Non so perché ma il fatto che lui sia accanto a me mi dà una leggera sicurezza e mi fa sentire bene, nonostante non ci conosciamo per nulla.
"Stefan?" Domanda lui.
Le immagini tornando nitide nella mia mente, il petto inizia a farmi male perché il cuore batte talmente forte, il problema di ricevere una violenza da chi ami è che senti più dolore dentro che sul tuo corpo.
"Oh, lui era stanco" rispondo senza guardarlo, faccio l'ultimo tiro e butto via.

"Stai bene?"
Dopo qualche istante di silenzio mi porge questa domanda.
No non sto bene. Non sto per nulla bene. Mi sento una nullità, una persona con zero valore, se mi fermo a pensare , Stefan non ha mai fatto nulla per me.
Sono stata sempre io che gli sono stata accanto in qualsiasi momento.
Quando è morta mia nonna, lui mi ha lasciata da sola per andare in vacanza con i suoi amici in Grecia, ho perdonato anche quello. Ovviamente lui può avere amici, io no, perché a lui non sta bene, mi sono sottomessa a lui ma non credo si possa tornare più indietro.
"Si" rispondo solamente.

Passiamo ancora qualche minuto a chiacchierare, Charles è stato gentile, mi ha aiutata a riprendermi un pochino nonostante non sapesse nulla di tutto ciò che era successo.

"Si è fatto tardi, meglio che vada" dico
"Ti accompagno" fa lui
"Oh nono, tranquillo"
"Insisto"
"Va bene" accetto e sorrido.

Saliamo in macchina, gli dico il nome dell'Hotel perché io non conosco la strada.
"Come ti è sembrata la gara?"
"Mi è piaciuto vederla, non ne guardavo una da anni"
"Ah, bene questo vuol dire che una volta le guardavi" sorride lui e viene da sorridere anche a me.
"Si, con mio nonno"
Lo guardo mentre guida, lo fa con attenzione ma allo stesso tempo con così tanta disinvolutura, dovrei smetterla di fissarlo ma è così difficile staccargli gli occhi di dosso.
Charles è davvero un gran bel ragazzo, ed ha un viso così dolce.

Scuoto la testa, sono fidanzata.

"Grazie mille" dico non appena arriviamo sotto l'hotel.
"Di nulla, è stato un piacere" mi regala un sorriso.
"Lo è stato anche per me, però devi farmi un favore" quasi dimenticavo.
"Dimmi tutto"
"Non dire a nessuno che ci siamo incontrati, soprattutto a Stefan"
Mi guarda interrogativo.
Sposta lo sguardo su qualche parte del mio corpo, e vedo che fa una faccia che non riesco nemmeno a descrivere.
"Cosa ti sei fatta lì?" Mi indica il braccio.
Lo guardo, c'è un grosso livido viola che è impossibile non notare, non so cosa dire, il cuore inizia a battermi forte per l'ansia ,non posso dire nulla.
"Oh, non saprei sono così delicate le mie braccia che se anche le accarezzi mi faccio male" sforzo una risata.
"Si è fatto proprio tardi, vado, grazie ancora. Ciao Charles." Dico ed esco dalla macchina.

Sotto la stessa luna ~Charles Leclerc~Where stories live. Discover now