8| Only during the hunt

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Tutto in quel momento divenne caotico.
Quella dannata frase, sprigionata casualmente e senza una necessità logica.
La melodia incessante che si impossessava delle menti e quel liquido rossastro nelle coppe di tutti i presenti che invece aveva il potere di offuscarle.

Ma più di ciò, era stata Nefeli a rendere quel leggero caos un vero e proprio putiferio.
L'istinto le giocava scherzi piuttosto pessimi.

Aveva ringhiato come la bestia feroce che si mormorasse fosse in realtà e si era allontanata da quell'idiota velocemente, perché era lui il motivo di quella rabbia improvvisa.
Il motivo era stato l'incontro inaspettato con il primogenito del Manuse di quelle terre.
L'erede delle Acque Specchio.
Ahren.

Che non si era mosso neanche di un passo, sbruffone come un idiota senza cervello.
Nefeli aveva già capito quanto fosse abile nel parlare e di come avesse aspettato il momento giusto per darle quel fastidio.

Il suo malcontento per via di quel matrimonio indesiderato era arrivato in lungo e in largo, a quanto sembrava.
Tutti lo sapevano, persino lui, che non fosse del tutto un piacere.
Ahren, invece, accompagnava quella messa in scena con il sorrisetto che gli piaceva tanto sfoggiare.

«Rientra i canini, serpe.» Le disse ironico.
«Non ne avrai bisogno.»

Lei contrasse le sopracciglia, scrupolosa a captare ogni segnale negativo.
Aveva le gambe pronte per scattare da un momento all'altro e ciò non la preoccupava.
Quello che la faceva sentire insicura, invece, era la presenza dell'uomo, a cui non era abituata.

I guerrieri delle Colline erano fili di erba in confronto.
Più spietati e con meno morale sicuramente, ma erano di costituzione debole.

Nefeli riprese controllo della sua traiettoria, che si era spostata in punti in cui non si sarebbe dovuta soffermare e riprese il discorso.
«Perché mi dite tutti la stessa cosa?»

Ahren alzò il bicchiere e bevve ancora, continuando a scrutarla.
Una volta terminato vide le sue labbra colorarsi di una tonalità di rosso abbastanza scuro.
Gli diede ancora di più un'aria mozzafiato il movimento che fece con la lingua per leccarsi distrattamente le goccioline sulla bocca.

«Il fatto che ti abbiano già chiesto di essere più civile mi preoccupa.» Affermò.
Poi si spostò con un paio di falcate al tavolo più vicino e si sedette su uno sgabello in legno, posando la sua brocca vicino alle altre.
Con una mano protesa la invitò silenziosamente a sedersi, ma lei non la considerò nemmeno un'opzione.

Così Nefeli gli si avvicinò soltanto e distese le spalle tese, sempre tenendo qualche passo a dividerli completamente.
«Non dovrai preoccuparti di me, sarà come se non esistessi nemmeno.» Gli disse sbrigativa, immaginando la sua nuova esistenza, a cui era prossima, rintanata nel luogo più isolato delle Acque Specchio, a farsi gli affaracci propri.

«Che peccato.» Rispose, assumendo una finta espressione triste.
Poi tutto lo scherzo si spense in lui e si fece serio quando si concesse di guardarla con più attenzione di prima.
«Non sei poi così brutale come ti avevano descritta.» E la squadrò, dalla testa ai piedi.

Lei fece una mezza risata.
«Le bestie si riconoscono soltanto durante la caccia.»

Ahren alzò un sopracciglio, sorpreso da quello scambio assurdo di battute.
Poi le fece guardare bene la tavolata in cui si era accomodato.
Degli uomini, seduti vicini ad altri ancora, erano intenti a mangiare e a raccontarsi storie.
Si poteva facilmente notare dalle loro espressioni serene come fossero offuscati dall'effetto inebriante del vino.

Farfugliavano e mettevano insieme frasi con molta difficoltà.
Nefeli si concentrò soprattutto sulle pietanze che le tavolate offrivano, e ciò le causò un brontolio notevole allo stomaco, che la rese nervosa.
Non toccava cibo da un po', considerando che quel giorno, nella Foresta, stava finalmente per cacciare della carne fresca dopo qualche giorno di netto digiuno.

The shadow of lossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora