Come Morti

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Su Ajan Kloss la situazione si faceva sempre più tesa. L'Ordine Finale era sempre più vicino, il tempo continuava a scorrere, senza che il Falcon desse notizie. Chi era rimasto alla base si affaccendava in qualsiasi mansione potesse risultare utile nell'imminente battaglia: revisionare le navi, rifornire di carburante e munizioni, ricaricare i droidi astromeccanici, rintracciare qualsiasi alleato possibile. Eppure, ogni anima era gravata dal peso del pericolo incombente come una nube nera e densa che offuscava il sole della speranza. Si vedeva l'angoscia nelle teste basse, negli occhi tristi, nelle frasi inespressive. Si vedeva in Larma D'Acy che scioglieva la compostezza formale di fronte a Wrobie Tyce e passando le lasciava una carezza in più. Si vedeva in Rose che lavorava ancora più alacremente del consueto, senza prendersi una pausa dagli schermi dei datapad nemmeno per rilassare gli occhi. E si vedeva in Malco mentre diceva: "Speriamo di no, ma prima che forse muoio mi tolgo questa soddisfazione e vado a fare il bagno nudo sotto la cascata, che è un posto bellissimo ma non ho mai avuto il tempo di godermelo. Guai a chi sbircia." E si inoltrava nella foresta, fingendo di non essersi accorto del ragazzo Twi'lek che lo seguiva, ma in realtà se n'era accorto benissimo. Phasma osservava quella scena con il cuore sanguinante e un mezzo sorriso in volto. Quanti anni potevano avere quei ragazzi? Sedici, diciassette? Due anime così giovani e fresche, ancora impregnate di spensieratezza, prima che la vita gliela risucchiasse tutta. A quell'età, lei condivideva col fratello la leadership di un clan guerriero, passando i suoi giorni a saccheggiare per sopravvivere, convinta che non ci fosse niente di meglio nella vita. Quanto si sbagliava. Si inteneriva a vedere quei due ragazzi aprirsi all'amore e alla vita con tanta sfdfs ma al tempo stesso non poteva non provare dolore. La probabilità che quelle due anima così giovani venissero brutalmente annientate era concreta. E il peso della verità inconfessata gravava ancora sul suo cuore. Diede uno sguardo al suo orologio da polso. Cinque ore. Troppo poche. Non avrebbe aspettato un minuto di più. Abbandonò qualunque cosa stesse facendo, nemmeno si ricordava più cosa avesse in mano, si alzò e si diresse a grandi falcate verso la sala principale. Non aspettò nemmeno di vedere se ci fosse qualcun altro all'interno: "Generale, dovrei..."

Si paralizzò lì dove si trovava. I presenti erano riuniti in cerchio intorno a un corpo coperto da un lenzuolo bianco. Alzò gli occhi, incrociò quelli di Rose. Un suo cenno di assenso confermò il peggio. Leia se n'era andata.

"Mi dispiace Soshan."

Si sentì rompere, come se con la morte di Leia fosse crollato il muro portante di sé stessa.

"È successo da poco."

La sua anima in pezzi franava, frantumandosi sempre di più ogni secondo che passava.

"Ha avuto un infarto, non abbiamo potuto fare niente."

Gli occhi le si stavano già inumidendo, non riusciva a mettere a fuoco il mondo esterno, le parole di conforto di Rose, le voci sovrapposte dei presenti...

"So quanto le eri vicina."

Doveva uscire. Aveva bisogno di stare sola, senza nessuno, a piangere. Balbettò qualche parola di circostanza e uscì di corsa. Ignorò gli sguardi interrogativi, Dum che la chiamava per capire cosa avesse la sua padrona e pur di riuscirci tentava di inseguirla, la poca razionalità che le era rimasta l'aveva impiegata tutta per ricordarsi di correre nella direzione opposta a quella in si era allontanato Malco. Non era un buon momento per creare una situazione imbarazzante. Corse nella giungla, inciampando nelle radici sporgenti e quasi scivolando in una pozza fangosa, corse finché non sentì altro suono che i suoi passi rapidi, il suo respiro affannato, e il vento tra gli alberi. Allora si abbandonò in terra in lacrime.

Leia era stata per lei molto più della generale Organa, e anche più di una semplice amiche. Era stata la prima a credere il lei pur essendo a conoscenza delle sue terribili colpe, la persona che aveva tratto la luce dalla sua anima in tempesta, che l'aveva curata e guidata lungo il sentiero della crescita spirituale. La sua lampada per i suoi passi incerti. Come avrebbe potuto continuare ora? Dove avrebbe trovato il coraggio di confessare tutto a Malco, se non c'era Leia a sostenerla?

Giaceva con l'anima così viva nel dolore da essere sull'orlo della morte, gli occhi inondati di lacrime, la schiena umida contro l'erba, l'odore vivo e bagnato di sottobosco nelle narici. Lei non c'era più; restava solo un guscio vuoto. Finché non udì una voce umana.

"Soshan?"

*¿?*

Nel frattempo, molto più lontano, due assaltatori erano stati incaricati di sbarazzarsi del corpo di Hux. Lo stavano trascinando senza particolare cura per i corridoi della Steadfast, in cerca del compattatore di rifiuti più vicino. Erano completamente ignari di essere attentamente sorvegliati da uno Zabrak negli uffici dei servizi segreti, e non notarono minimamente un insolito rumore metallico sopra le loro teste, seguito da un lamento soffocato. C'erano troppi suoni in quei corridoi, passi, il ronzio dei droidi, un messaggio comunicato dall'interfono, come potevano accorgersi di un suono così insignificante?

"Questa è una vera fortuna." pensò Gwen, schiacciata tra le pareti del condotto di aerazione come un verme sotto una scarpa. "Da che parte devo andare Marvin?" sussurrò al suo comlink.

Sul computer dello Zabrak il messaggio arrivò in forma scritta. Scrisse rapidamente le indicazioni, mentre l'algoritmo le riferiva alla dottoressa con una voce meccanica: "Al bivio a sinistra, poi apri il secondo portellone e sei all'obiettivo. Assenza di sostanze tossiche dopo breve esposizione o inalazione. Livello dei liquami settanta centimetri."

"Più che abbastanza per annegare, dannazione." Imprecò. Eseguì le istruzioni strisciando il più celermente possibile. Al bivio a sinistra, il secondo portellone...

Intanto, gli assaltatori avevano raggiunto lo scarico dei rifiuti. Lo aprirono e ci gettarono dentro il cadavere, che cadde nella sporcizia con un tonfo sordo. Svolto il loro incarico se ne andarono, con la stessa noncuranza di chi getta nei rifiuti della semplice immondizia.

Poco distante dal corpo inerte di Hux, Gwen piovve nell'immondizia in modo molto simile a quello di un elefante a una gara di tuffi. Riemerse faticosamente da una pila di armature distrutte, cercando di non pensare neanche alla quantità di batteri e virus a cui si stava esponendo. Quando vide che Armitage non era caduto nei liquami ringraziò la Forza – quelli sì che erano un concentrato di malattie infettive, senza contare la concreta possibilità di annegamento.

La dottoressa Blake si avvicinò ad Armitage e lo esaminò rapidamente: nessun'altra ferita, niente fratture, nessun segno che facesse pensare a ulteriori danni... Era un autentico miracolo. Estrasse da una tasca una siringa e praticò un'iniezione nel braccio di Hux. Trepidava nell'attesa che il siero facesse effetto, pregando che funzionasse. "Svegliati, svegliati..."

Raga, vorrei sclerare, ma sono l'autrice e farei spoiler quindi rimando al prossimo capitolo 😅
Sperando che la storia continui a picervi vi dò appuntamento a molto presto,

Stella Iris

Salutare in maniera più normale no? No.😅

Fiori Dal FuocoWhere stories live. Discover now