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"When she was just a girl she expected the worldBut it flew away from her reach And the bullets catch in her teethLife goes on, it gets so heavyThe wheel breaks the butterfly Every tear a waterfall

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"When she was just a girl she expected the world
But it flew away from her reach
And the bullets catch in her teeth
Life goes on, it gets so heavy
The wheel breaks the butterfly
Every tear a waterfall..."
Paradise — Coldplay
(Pt. 1)

Da bambina, ogni notte, contavo le ore mancanti al sorgere del sole. Ero la sveglia di me stessa e, probabilmente, il primo componente della famiglia ad alzarsi al mattino. Questo perché la mia casa era speciale, era magica, o almeno così credevo. Non era totalmente incantata, ma vi era una stanza molto particolare: il bagno. Ero convinta che al suo interno fosse custodito uno strumento magico e dotato di grandi poteri.

L'oggetto in questione non era altro che uno specchio a figura intera dai caratteri vittoriani, bordato di ghirigori intersecati tra venature di placca dorata; era un semplice oggetto senza gran valore, ma ai miei occhi sembrava un tesoro prezioso. Si reggeva su sé stesso, appoggiando la struttura imponente contro il pallido muro del bagno.

Ogni mattino mi alzavo e, di gran carriera, correvo spedita verso il bagno, urtando mobili e vasi di fiori. Una volta giunta di fronte alla porta della stanza magica, serravo le palpebre e percorrevo i pochi metri che mi separavano dalla lastra di vetro incantata della quale pochi riconoscevano la singolarità.

Prima di aprire gli occhi immaginavo qualsiasi cosa. Questo perché il mio specchio era molto selettivo e concedeva la possibilità di cambiare aspetto solo a chi sapeva riconoscere i suoi poteri. O almeno questo è ciò che mi aveva raccontato mio fratello maggiore all'epoca; e a cui io credevo ciecamente.

Ogni giorno trovavo un nuovo personaggio pronto a farmi trascorrere una giornata ricca di avventure e peripezie. Sentivo di avere il mondo tra le mani ed ero convinta di possedere un oggetto che mi avrebbe aiutata a vincere ogni battaglia. Grazie alla sua magia raggiungevo posti conosciuti solo da noi due. E ne ero felice.

Con la pittura arancione avevo dipinto, su un punto della lastra riflettente dello specchio, un cuore. Tutti i giorni mia madre, infastidita e fingendo di ascoltare le mie proteste, lo cancellava. Puntualmente, io ripetevo le azioni del mattino precedente e vi tracciavo l'ennesimo contorno aranciato. Offrendogli il mio cuore come pegno, credevo di porgere omaggio al mio portale magico. Era un modo per sdebitarmi siccome mi aveva permesso di diventare chi volevo: ogni giorno una persona diversa. Quello specchio era il mio confidente più intimo, l'unico a sapere quali fossero i miei desideri più segreti e nascosti.

Non ero felice di essere me stessa. Volevo cambiare aspetto e, grazie alla sua magia, mi potevo trasformare in chiunque volessi e fuggire dalla realtà cambiando immagine ogni giorno.

Ero convinta che lo specchio non mi avrebbe mai abbandonata e che la sua forza avrebbe avuto effetto su di me per sempre.

Eppure, un giorno ha smesso di funzionare ed io ho continuato ad avere fede nella sua magia per anni; ma lui non ha mai più voluto trasformarmi in nessuno di diverso, se non un'ultima volta. Anche se, in quel momento ho creduto che quell'identità non mi calzasse affatto. Da qualche anno prendevo lezioni di danza e l'immagine che lo specchio mi aveva dato non combinava per nulla con i miei sogni. Mi aveva trasformata in un mostro.

IneffabilisWhere stories live. Discover now