0.5 𝗉𝗋𝗈𝗅𝗈𝗀𝗈

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Helen scese con passo deciso le scale ghiacciate del castello, lasciando una scia di acqua sugli scalini, senza curarsi che il lungo vestito scivolava silenziosamente toccandola e impregandosene. Aveva sentito delle voci, al castello. Le prime voci interessanti da quanto? Un secolo, forse? A quanto pare Jadis aveva messo le mani su uno dei figli d'Adamo della profezia, un ragazzino piccolo e minuto che era cascato nel tranello della sua sorellastra. Ovviamente non era la prima volta che scendeva dove teneva i prigionieri, ma di solito lo faceva per dargli una piccola speranza di calore in tutto quel gelo, fargli ballare un po' di fuoco intorno, per poi ritirarlo e andarsene.

Quando arrivò alle celle le osservò un po', spostando lo sguardo da una conquista di Jadis all'altra, finché non arrivò a quella di un piccolo ragazzino dai capelli neri, proprio a
fianco a quella di un Satiro, arrivato da poco. Il ragazzo aveva le labbra quasi viola e si poteva facilmente notare che aveva freddo. Helen rabbrividì; non amava il freddo, anzi, il contrario. I suoi poteri erano l'esatto opposto di quelli di Jadis e la ragazza di certo non amava stare nel suo palazzo; non che avesse molta altra scelta, comunque. Riscaldò piano le mani, appoggiandole delicatamente sulle sbarre della cella. <<Non sono Jadis>> disse piano, visto che il figlio d'Adamo guardava da tutt'altra parte. Fece un piccolo finto sorriso di incoraggiamento quando il ragazzo si decise a guardarla, poi continuò <<Mi chiamo Helen>>.

<<Ed-Edmund>> disse il ragazzino dopo un po', stringendosi a sé stesso. Helen fece un piccolo sorriso, poi emanò del calore e lo mandò verso il ragazzino, facendo in modo che gli girasse intorno, senza toccarlo. <<Edmund>> ripeté <<uno dei due figli d'Adamo. Hai delle sorelle? Un fratello o degli amici, qui con te?>> continuò, avvicinando la corrente d'aria calda ad ogni parola che pronunciava. Edmund sembrò riprendere un po' di colore e cercò di fare un sorriso. <<Susan e Lucy. E Peter>>.

Helen alzò mentalmente gli occhi al cielo, ma continuò a sorridere. <<Che bei nomi. A chi appartengono?>> chiese, facendo in modo che il colore sfiorasse labbra del ragazzo. <<Ai miei fratelli>> fu la risposta. La ragazza sorrise ancora di più, poi ritirò il calore e guardò divertita il figlio di Adamo. <<Sei proprio uno sciocco, Edmund>> lo schernì.

Il ragazzo sembrò stupirsi della cosa e spalancò un po' gli occhi, impaurito. <<Non dovresti dire certe cose a una sconosciuta, non credi?>> continuò lei, accendendo un piccolo fuoco che iniziò a ballare nelle sue mani. Edmund rimase zitto, osservando con grandi occhi scuri il fuoco che danzava tra le mani della ragazza. <<Ma non ti preoccupare. Io non sto con Jadis. Lei è... solo una parente. Sei cascato nelle sue finte parole gentili, non è così? Ora le appartieni. Sei suo. Il tuo sangue è suo>>.

<<Vattene>> disse piano il ragazzino, distogliendo lo sguardo, un piccolo broncio sul viso. A Helen luccicarono gli occhi, una luce che irridiava divertimento. <<Se proprio vuoi. Ma sappi che appena me ne andrò  scenderà di nuovo il gelo, qua sotto. Io emano calore, a differenza di Jadis>>.

Edmund non rispose, quindi Helen si sporse ancora di più verso di lui. <<Non ti verranno a salvare>> disse con un piccolo sorriso. Il ragazzino di nuovo rimase zitto, stringendosi ancora di più a sé. <<Io non ti salverei, specialmente se ti è fatto prendere in giro da Jadis. I tuoi fratelli continueranno a vivere senza di te e tu rimarrai qui per l'eternità. Un piccolo, stupido, sprovveduto ragazzino>> mentì. Non aveva la minima idea dei piani di Jadis, ma sapeva che se la profezia diceva qualcosa, allora prima o poi si sarebbe avverata. E quello che aveva davanti poteva essere uno dei prossimi Re di Narnia. Nonostante questo, prendersi gioco di quel ragazzino la divertiva particolarmente. <<Sono prudenti, non è così?>> chiese <<loro non sarebbero mai caduti nel tranello di mia sorella>>.

Edmund sembrò risvegliarsi e tornò a guardare Helen, che ricambiò lo sguardo stupito. <<Sei sua s-sorella?>> domandò. <<Oh, me lo sono lasciato scappare>> rispose con una risata fredda <<sorellastra>> lo corresse infine.

Edmund tornò a chiudersi in un silenzio pensieroso e alla fine Helen sembrò stancarsi. <<È stato bello conoscerti, Ed>> disse con calma <<ma credo di dover andare>>.

Mosse piano la mano, facendo scorrere del calore lungo il corpo del ragazzino, un calore bollente, che normalmente avrebbe bruciato la pelle, ma non nel caso di Edmund, visto che era sottoposto al freddo di Jadis, a lui dava un piccolo conforto, per qualche secondo. Poi smise e lo osservò. Lui sembrava stupito del gesto, quindi Helen si girò un'ultima volta verso di lui. <<Siamo più simili di quanto pensi. Buona fortuna, qua dentro per l'eternità>> disse con un sorriso freddo, prima di scomparire dalla vista del ragazzo, portando con sé il caldo, lasciando i prigionieri al solito trattamento di gelo pungente.

-mayybe

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𝐓𝐇𝐄 𝐃𝐄𝐕𝐈𝐋 𝐖𝐈𝐓𝐇𝐈𝐍 | 𝖾𝖽𝗆𝗎𝗇𝖽 𝗉𝖾𝗏𝖾𝗇𝗌𝗂𝖾Where stories live. Discover now