CAPITOLO 7

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Odio rimanere bloccata in auto per ore e ore a causa del traffico, ma purtroppo questo è uno degli svantaggi delle grandi città. Non ci vivi solo tu e pertanto le strade sono sempre affollate. Durante questo tragitto che doveva durare al massimo mezz'ora, ho guardato l'orologio quattrocentocinquanta volte e ho contato i secondi. Ne sono passati fin troppi e la mia ansia di arrivare a destinazione aumenta. I miei nipotini sono soli a casa con una babysitter di cui non so assolutamente nulla, ma di sicuro non può tutta sola occuparsi di una banda di demoni. "Signorina, stia calma. Siamo quasi arrivati." Abbasso le spalle che sono tesissime per la tensione che sento addosso e mi appoggio allo schienale del sedile. Inizio a guardare il panorama che mi scorre accanto e sono sicura che potrei tranquillamente passare per una turista che si gode le bellezze che la circondano se non fosse per il tacco che tamburello senza sosta sul pavimento dell'auto e per le dita della mano che non ne vogliono sapere di stare ferme. Non ho nemmeno il telefono altrimenti avrei già chiamato a casa. Sono sicura che Leonardo, Luca o Serena avrebbero tranquillamente risposto e avrei potuto dirgli di fare i bravi che la zia sta arrivando. Che scema che sono stata a scagliare un telefono da più di mille euro contro la parete soltanto perché avevo perso la testa per lui. "Siamo arrivati!" Mi ridesto immediatamente. Prendo una banconota da cinquanta e gliela porgo senza aspettare il resto. Mi fiondo fuori dalla vettura e inizio a correre lungo il viale fino a giungere alla terza villa che è quella della mia migliore amica. Il cancello è aperto e quindi percorro con più calma il sentiero di fronte casa e salgo le scale. Poi busso alla porta e sento una sottile vocina chiedere dall'interno: "Chi è?" "Sono Desirè." L'uscio si schiude e vedo spuntare il bellissimo visino di Charlotte. "Ciao, amore. La zia è venuta a farvi compagnia." Lei sorride e mi tende le braccia affinchè la sollevi e io lo faccio. Lascio le scarpe e la borsa su un divano nel salone e poi mi reco al piano inferiore dove sento delle voci squillanti ridere e urlare. "Che state facendo?" chiedo alla bimba. "Stanno giocando con le costruzioni, zia, ma io mi annoio. Non sopporto quella stupida babysitter. Per fortuna che sei arrivata tu." Che ruffiana penso tra me e me però le sorrido perché sotto sotto sono contenta che mi preferisca a chiunque altro. Mi fa sentire importante almeno lei. Una volta arrivata alla sala dei giochi entro e saluto tutti i miei piccoli con voce squillante. Questi immediatamente si tuffano su di me e finiamo a terra. Io bacio e abbraccio tutti e particolarmente Luca e Serena, i figli di Emanuele e Alex, perché non li vedo da secoli. Dio quanto sono belli. Entrambi biondi e con gli occhi azzurro ghiaccio, i due bambini sono la fotocopia sputata di Alessandra e Gabriele. Hanno di sicuro il sangue dei Rossi. Del resto, però, anche Emanuele è biondo solo che lui ha gli occhi verdi. "Bambini, spostatevi e fatela alzare immediatamente" dice con tono severo una voce che sono sicura di aver già sentito e infatti non mi sbaglio. Non appena la mia visuale viene liberata, scorgo il viso angelico di Melissa. Mi porge la mano affinchè io la afferri e mi aiuta ad alzarmi da terra. "Ciao, come sta la tua caviglia?" chiedo. "Molto meglio, grazie. Non dovrei ancora muovermi o altro, ma non potevo rifiutare questo favore a Kristal." "Sei la loro babysitter?" "Si, ma non abbiamo mai stabilito degli orari di lavoro precisi. Il tutto varia. Ci sono giorni in cui Kristal stessa va a prenderli a scuola e poi li tiene con se. Lo stesso vale per Alessandra e per i loro papà naturalmente, ma a volte capitano degli imprevisti." "Si infatti. Comunque sono qui per aiutarti. Mi dispiace non essere arrivata prima, ma c'era un traffico pazzesco." "Non ti preoccupare. Lo avevo immaginato." "Cosa facciamo con loro?" "Intanto dovremmo preparargli uno spuntino. Tutti i giorni loro mangiano alle cinque, ma oggi ero sola e non me la sono sentita di lasciarli, ma ora che ci sei anche tu possiamo farlo anche se è più tardi. Poi possiamo fare un gioco tutti insieme e verso le otto e trenta prepariamo la cena o ordiniamo le pizze. Che ne pensi?" "Perfetto. Vedo che sei ben organizzata. Io non ho nemmeno il telefono per chiamare Kristal e sapere come procede, ma tu sai per che ora torneranno tutti?" "Non ne ho idea, ma temo che faranno le ore piccole in quel dannato ufficio. Non è la prima volta che capita." "Immagino!" Mi infastidisce che lei conosca le abitudini di questa famiglia meglio di me, ma del resto che cosa dovevo aspettarmi. Lei c'è e c'è stata, io no! Io sono venuta qui solo quando dovevo e non ero nemmeno contenta di farlo. Che cosa pretendo ora e soprattutto come posso essere gelosa di lei? "​Andiamo tutti in salone che io e la zia vi prepariamo da mangiare" esordisce Mel rivolgendosi ai bambini che iniziano a seguirla come bravi soldatini. Anche io mi accodo e chiudo a chiave la porta della sala giochi recandomi al primo piano. I piccoli si siedono sul divano e accendono la tv iniziando a vedere dei cartoni mentre io e Melissa ci rechiamo in cucina e ci diamo da fare. "Cosa prepariamo?" le domando. "Pensavo a qualcosa di semplice e leggero visto che è tardi." "Macedonia di frutta?" "Perfetto. Kristal ha tutti i frutti del mondo perché ne va matta. Quindi abbiamo libera scelta." "Tipico di Kristal non farsi mai mancare nulla. Comunque mela, pera, banana e kiwi?" propongo. "Okey. Cominciamo." Tagliamo a piccoli pezzi tutti i frutti dopo averli privati della buccia. Ogni tanto una delle due si allontana per andare a dare uno sguardo ai bambini che sono molto tranquilli per nostra fortuna. Dopo dieci minuti sono tutti a tavola e mangiano la macedonia che gli è stata servita in dei piccoli bicchieri di vetro. Io e Mel li fissiamo dal divano e quando finiscono laviamo tutto ciò che abbiamo sporcato. "Prendiamo la pizza stasera?" domando a tutti. I bambini mi ignorano perché sono troppo catturati dalla tv, ma l'australiana sorride e acconsente. "Perché non le ordini già. Credo che sarebbe più sicuro così non ci dimentichiamo." "Perfetto." Anche se siamo in otto le pizze da ordinare sono sei perché come mi spiega Melissa Chanel e Charlotte la dividono sempre mentre Euridice ne mangia meno di una fettina e le darà un po' della sua. Dopo aver svolto alla perfezione tutti i nostri compiti, ci accomodiamo in salone con i bambini e fissiamo la tv senza guardarla davvero. Credo che lei come me sia persa nei suoi pensieri. La pace finisce quando Charlotte mi si avvicina e mi dice: "Zia, andiamo a fare un bagno in piscina." Le sorrido e annuisco perché mi sembra proprio un'ottima idea. "Non se ne parla" tuona la voce di Mel. "Desy ragiona. Hanno appena mangiato e potrebbero sentirsi male." "Ma dai Melissa. Non essere così rigida e goditi un po' la vita. Sono dei bambini e i loro stomaci digeriscono con molta più velocità dei nostri." "Io non sono d'accordo con questa cosa." "E allora rimani qui. Io vado e porto con me solo chi vuol venire." I bambini sentendo queste mie parole, spengono immediatamente la tv e si alzano disponendosi in una fila perfetta di fronte a me. "Noi andiamo con la zia" dichiara in tono solenne Leo e tutti gli altri annuiscono. Sorrido in direzione della faccia contrariata di Melissa e poi mi avvio su per le scale aspettando che il mio esercito mi venga dietro. "Adesso vi aiuto a mettere il costume." Entro prima nella stanza di Leonardo insieme a lui e a Luca e quindi indico loro ciò che devono indossare. Poi procedono da soli perché sono abbastanza grandi e autonomi. Per quanto riguarda le ragazze è molto più complicato. Serena è più grande delle figlie di Kristal e quindi ci mettiamo una vita a trovare un costumino che stia anche a lei. Le bambine poi non sono in grado di prepararsi da sole e dipendono totalmente da me. Quando sono tutti pronti, li faccio fermare nel corridoio di fronte alla mia camera e mi chiudo dentro. "Non muovetevi di lì" urlo giusto per far capire loro che è un ordine. Io, butto via tutti gli indumenti eleganti che ancora porto addosso e indosso un costume intero viola. È abbastanza castigato e lascia vedere solo il culo, ma del resto qui non c'è nessuno su cui far colpo quindi che senso ha sganciare uno dei miei pezzi forti? Quando sono pronta anche io, scendiamo tutti insieme in salone. Melissa è lì dove l'abbiamo lasciata con le gambe raccolte sotto il sedere e lo sguardo fisso sulla tv spenta. È completamente assente. Non ci sente nemmeno arrivare. È chiaro che stia male per qualcosa. "Bambini, avviatevi in giardino, ma non entrate in piscina finchè non arrivo anche io." Loro lanciano un ultimo sguardo a Melissa e poi fanno come gli ho detto. "Mel" la chiamo con un sussurro e lei lentamente si volta verso di me. "Tutto bene?" chiedo ancora. Scuote la testa, ma non risponde. "Posso aiutarti?" "Nessuno può farlo, Desirè. La verità sai qual è? È che hai ragione tu. Sono rigida e non sono in grado di godermi davvero la vita. Ed è brutto essere così all'età di venticinque anni." "Sai, ti capisco perché anche io ero così, anzi sono così. Tu mi vedi in un modo adesso e ti stai facendo un'idea di me che non corrisponde a verità. Io sono la vera me stessa solo quando sto con i miei nipoti perché li amo sopra ogni cosa, ma se conoscessi la vera Desirè quella senza sentimenti, la tiranna al lavoro, capiresti che io sono diversa da quello che sembro. Non ti piacerei." Lei mi rivolge un lieve sorriso e poi si alza in piedi. Si toglie pantaloncini e maglietta e rimane in costume di fronte a me. "Vengo con voi" dice sorridendo lievemente e poi mi precede in giardino. Io rimango incantata a fissare il suo fisico stupendo. Ha tutto quello che ci vuole per far perdere la testa ad un uomo come Aiden ed è pure una brava ragazza. Odiarla sarebbe stato sicuramente più facile che rispettarla. La seguo e una volta che ci siamo entrambe, aiutiamo i bambini a scendere nell'acqua scintillante e lei ed io ci posizioniamo poi in modo che non vadano dove l'acqua è troppo alta. Passano i secondi e poi i minuti. Io mi rilasso sotto l'ultimo sole del giorno e ad un certo punto mi si avvicina Euridice, la più piccola di tutti, dicendoci che non si sente bene. Io e Mel immediatamente ci allarmiamo e la portiamo fuori dall'acqua. Lei inizia a vomitare e continua così per dieci minuti buoni. Il suo visino è pallido e stravolto, gli occhi sono spiritati e le forze la abbandonano. Io mi sento terribilmente in colpa perché Melissa mi aveva avvisato che potevano sentirsi male a fare il bagno subito dopo mangiato, ma io l'ho prima insultata e poi ignorata. Sono io che non so fare un cazzo di niente e non lei. "Mi dispiace da morire. È colpa mia!" dico guardando negli occhi la mia piccolina. "No zia. Io volevo fare il bagno in piscina." "Io sono adulta e tu sei una mia responsabilità. Sono qui per questo e tu stai male ora." "Non fartene una colpa. In fondo lei è la più piccola, ma gli altri stanno benissimo" dice Mel per consolarmi e io le sorrido riconoscente. A quel punto dobbiamo darci da fare per sistemare il casino che abbiamo combinato in poco tempo perché tra un po' è ora di cena. Io rientro in casa e salgo al piano superiore per fare un bagnetto ad Euridice e metterle dei vestitini puliti. Faccio lo stesso con tutti gli altri che decidono di infilare già il pigiama. La piccolina si addormenta e io la tengo stretta tra le mie braccia e la porto di sotto dove la adagio sul divano e ordino agli altri di controllarla mentre io vado a vedere se posso essere utile a Mel. Quest'ultima dal canto suo ha la situazione perfettamente sotto controllo. Si è già lavata e cambiata. Ha pulito i pavimenti, la piscina e ora tutto riluce. Io sono l'unica che ancora deve cambiarsi e quindi approfitto di questo momento di temporanea calma per farlo. Mi faccio una doccia veloce e senza neppure perdere tempo ad asciugarmi i capelli, li lego, indosso l'intimo nero e lo copro con una felpa bianca che mi arriva alle ginocchia. La felpa l'ho comprata anni fa a New York perché mi ricordava troppo una che indossava sempre Aiden nel periodo in cui stavamo insieme. Che scema eh? Quando scendo di sotto, le pizze sono già arrivate e le mangiamo in poco tempo. Poi i bambini si mettono a vedere la tv e alle dieci è ora di andare a letto. Euridice non si è mai svegliata in tutto questo tempo. Quando finalmente tutti dormono, uno spettrale silenzio discende sulla villa. Kristal ha chiamato per dirci che tornerà domani mattina. Io e Mel rimaniamo sole e ci riaccomodiamo sul divano a vedere una serie tv su netflix. In realtà tutto facciamo tranne che fissare lo schermo del televisore. "Puoi andare se vuoi!" le dico per farle sapere che non è obbligata a rimanere. Avrà magari degli amici con cui uscire o dei genitori da cui tornare. Ha anche un fidanzato, ma poiché è al lavoro non credo possano vedersi. "No tranquilla. Non mi va di lasciarti sola. Non si sa mai che potrebbe succedere e poi questo è il mio lavoro." "Io avevo capito che studiavi. Come mai fai anche la babysitter?" "Sto studiando economia all'università, ma la mia famiglia non vive nel lusso e ho bisogno di soldi per continuare così faccio quello che posso per guadagnarmeli. Inoltre sono una surfista e partecipo a delle gare di tanto in tanto, ma anche quelle costano soldi." "Immagino, ma una ragazza bella e intelligente come te possibile non trovi un lavoro migliore?" "Non è così semplice come sembra. Qui a lavorare si cerca solo il meglio del meglio e io non ho ancora un titolo di studi valido. Mi manca ancora un anno. Kristal mi aveva trovato un lavoro come modella e quello sì che avrebbe fruttato tanti soldi, ma stamattina mi ha comunicato che è saltato e non me ne sono sorpresa più di tanto. Sono consapevole di essere bella, ma le modelle sono diverse da me. Loro sono magre e alte, io sono bassa e muscolosa." "Sono stata io a far saltare il tuo lavoro da modella. Io voglio che la mia linea la sponsorizzi Kristal. Solo e soltanto lei e avevo paura che lei non volesse farlo per lasciare spazio a te perché ne avevi bisogno." "Lo immaginavo." "Ma tu quando studi? C'è in questi giorni ti ho visto spesso in giro. Sempre presa da altre mille cose e mi chiedo come riesci ad andare all'università. Ricordo i tempi in cui andavo io e per me esistevano solo due cose libri e amore. Quando ho iniziato a lavorare, ho smesso di studiare perché ventiquattro ore non mi bastavano per fare tutto." "Io non devo seguire tante lezioni e anche gli esami da dare ormai sono pochi. Nella maggior parte dei casi studio di notte o la mattina." "Quindi se io ti proponessi di farmi da assistente alla DLR riusciresti ad organizzarti?" "Me lo stai chiedendo davvero?" "Sì, sto cercando una ragazza motivata a lavorare. Tu non avrai ancora un titolo di studio, ma di sicuro ti servono i soldi e poi ci conosciamo già, andiamo d'accordo e tu sai che da me in ufficio avrai solo il peggio del peggio. Quello è il mio regno, comando io e gli altri obbediscono." "Bhe, wow! Non so che dirti. Non mi aspettavo questo da te. Pensavo che mi odiassi." "Perché avrei dovuto? Io nemmeno ti conoscevo prima di giungere qui." "Sai Kristal mi ha parlato tantissimo di te. So che avevi una storia con Aiden finita molto molto male. Una storia che su di lui ha lasciato una ferita che nessuno potrà mai risanare nemmeno io con il mio amore." "Non credevo che lo sapessi. Comunque sì. Io e lui siamo stati insieme per diversi anni tra tira e molla vari. Eravamo diversi, a tratti incompatibili eppure io lo amavo come non ho mai amato nessuno. Se non avessi messo il lavoro al primo posto e non lo avessi tradito forse noi oggi vivremmo insieme e avremmo anche dei figli, ma purtroppo è tardi per pentirsi. Le cose sono andate come sono andate e io l'ho dimenticato. Per me lui è il passato!" "Ma purtroppo tu non lo sei per lui!" "Cosa vuoi dire?" "Sai, quando l'ho conosciuto era un uomo spezzato anche se aveva un cuore buono ed è quello che mi ha conquistato. Più lo conoscevo, però, e più ero consapevole che lui non mi amava davvero. Che c'era qualcun altro nel suo cuore distrutto. Quando Kristal mi ha parlato di te, io ovviamente gli ho chiesto spiegazioni e lui si è chiuso a riccio per i primi giorni. Ho capito subito che eri tu la ferita letale che si portava dietro. Quando mi ha parlato di te, poi, mi ha detto il peggio del peggio del peggio. Ti ha descritto come un mostro ed è ovvio che non lo sei. Sei fantastica, Desy e lui ti ama così come tu ami lui." "Mel anche se così fosse il divario che ormai ci separa è enorme. Io non farò nulla per avvicinarmi a lui e per portartelo via. Rispetto la vostra storia e non mi metterei mai in mezzo." "Lo so, ma non voglio tenerlo legato a me se vuole te. Stanotte lo aspettavo a casa mia e lui non è arrivato. Era con te, vero? Te li ha fatti lui questi segni sul collo?" "Si, ma non è successo nulla. Te lo giuro. Abbiamo solo litigato per questo ho rotto il cellulare. Mi ha fatto incazzare da morire e i segni non me li ha lasciati lui. Mi rivolge un sorriso triste e io aggiungo: "Non avercela con me e nemmeno con lui per favore. Se lo ami tienitelo stretto perché è un bravo ragazzo e forse dopo tanto può essere di nuovo felice con te." "Perché non credi che possa esserlo con te? Sei anche tu una brava ragazza. Hai un cuore d'oro. Basta guardarti mentre fissi i bambini per capire che vuoi la favola. Sono undici anni che lo conosci e hai amato solo lui così come lui ha amato solo te. Se non vi mettete insieme siete due stupidi." "Scusa, ma non puoi capire perché non sai cosa abbiamo passato. Non voglio maltrattarti o altro, ma è la verità. La nostra storia è stato un inferno dal quale non usciremo mai." "Vabbene. Io rimarrò con lui perché lo amo e non voglio rinunciarci, ma per favore pensaci. Sono disposta a fare un passo indietro in favore del vero amore. Tanto comunque lui non mi amerà mai come ama te. Inoltre accetto il lavoro da segretaria e posso iniziare quando vuoi, ma magari ne parliamo domani. Ora è tardi ed è meglio se dormiamo." Annuisco e decidiamo di spegnere la tv e di rimanere sul divano. Poso la testa sul cuscino e mi assopisco, ma dopo un po' la sento piangere. Mi alzo di nuovo e le chiedo: "Perché piangi ora?" "Perché lo odio! Lo odio perché mi aveva detto che eri un mostro quando in realtà sei una ragazza straordinaria. Lo odio perché non mi amerà mai come io amo lui." Non le dico nulla. Semplicemente le asciugo le lacrime e poso la mia testa accanto alla sua.

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