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Di tutte le volte in cui Marte mi aveva sorpresa quella era decisamente da considerarsi la suprema. Quasi fui tentata di togliermi la mano dagli occhi per controllare che non mi stessi immaginando tutto, ma la stretta all'altro arto ne era la prova.

«Voi andate avanti.», ordinò l'uomo rivolto agli altri due, poi chiese a me. «Possono farlo?»
«Sì, credo.», risposi io un po' scombussolata dalla domanda. «Non ricordo bene, ma...»

«Ok, andremo noi avanti.», confermò Vulcano. «Da che parte?»
«Io andrei per di là.», decretò Artemide.
Sentii i loro passi e capii che stavano veramente percorrendo per primi quel lungo corridoio trasparente.

«Solo una curiosità, perché hai paura?», chiese Marte distraendomi dai passi che si allontanavano.
«I pesci di solito mi guardano male.», risposi con un po' di imbarazzo.
«Ah», mormorò lui.

Come temevo ci fu un lungo e pesante silenzio durante il quale potei percepire una lieve risata da parte dell'uomo. «Seguiamoli anche noi.», disse poi. E io in risposta mugugnai in segno di assenso.

Lentamente, Marte iniziò a camminare dietro di loro, sempre tenendomi stretta la mano. Io proseguivo alla sua destra e tenevo imperterrita la mano sul viso per nascondermi la vista.
Avevo sviluppato la teoria che l'uomo mi stesse portando in un posto isolato per liberarsi di me una volta per tutte. Con i precedenti che avevo con lui, questo avrebbe anche potuto rivelarsi fondato, ma confidavo nel fatto che, se mi avesse abbandonato lì, Artemide sarebbe tornata a prendermi.

«Come ti senti adesso?», azzardò l'uomo.
«Mi fa male tutto il corpo, ma credo che questo dipenda anche dal ciclo.», tagliai corto.
«Capisco.»

In momenti del genere tendo a lasciare che i pensieri escano fuori dalle mie labbra senza alcun controllo. Il più delle volte mi ritrovo a dire e pensare cose senza senso, i ragionamenti si accavallano tra loro.

«No, in realtà non è solo questo. Sono molto confusa, non ci sto capendo più niente», continuai con voce stanca.
«Di cosa?», chiese lui.
«Tutto!», esclamai esasperata. «Dove siamo finiti? Perché siamo qui? E perché ci stanno capitando queste cose?!»
«Vuoi sapere tutto allora.», ripeté.

Marte mi lasciò la mano fermandosi, e per un attimo temetti di aver detto qualcosa di sbagliato, ma mi dovetti ricredere quando sentii il rumore della fiamma che usciva da un accendino. Proprio non riuscivo a capire come certe persone possano provare conforto nella nicotina e nel fumo. Forse amano davvero le sigarette, o le associano a bei momenti. Se penso a esse le collego a quello strano mix di profumi che emanava il cappotto di mia madre.

«Potresti non fumare?», pregai, allungando verso di lui la mano. «Mi infastidisce l'odore.»
«Come vuoi tu, ma sappi che per me sarà ancora più difficile.», mi informò riponendo nella tasca il pacchetto di sigarette e riprendendo quindi la mia mano. «Allora, da dove potrei iniziare...»
«Dall'inizio?», ironizzai.

Lui sbuffò e prese a parlare «Per darti delle basi devo prima spiegarti brevemente ciò che hai visto prima. Cominciamo dalla madre. Era diventata un mostro e aveva trasformato anche la figlia. Vulcano... Leon stava per fare la sua stessa fine, ma in quel momento una trave cadde dal soffitto e uccise il mostro, distruggendo la stessa casa.»
«Lo era diventata? Mostri si nasce, non si diventa.», lo interruppi io confusa.

«Non tutti lo fanno, alcuni nascono così, ma altri lo diventano con il tempo. Non mi interrompere più comunque.», disse scocciato, per poi proseguire il suo discorso. «Così, il ragazzo si è unito a noi e adesso teme di diventare anch'egli un mostro assassino.»

Pensai allo sguardo di Vulcano quando aveva visto la madre, il suo terrore era molto leggibile sul viso, ma allora non avevo capito di che cosa avesse davvero paura.

Voglio vivereWhere stories live. Discover now