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«Il tuo posto? Intendi come produttore di armi per i mostri, non come dio, vero?», sondai.
«La seconda, perché?», domandò lui all'apparenza stupito.

«Sei stato con me fin dalla nascita, avrai sentito tutti i miei pensieri. Dovresti saperlo», risposi semplicemente, come per metterlo alla prova.

«Voi umani siete sempre così imprevedibili. Passerei qui l'esistenza con voi e comunque non riuscirei a capirci niente.», affermò.
«E dicevi di annoiarti su questo pianeta, no?», lo canzonai.

«Beh, è un'altra cosa vedere per la prima volta la vita di qualcuno iniziare e finire. Dopo il secondo centinaio iniziare a dare noia.», sbuffò Lazy.

«È questo che intendevo. Tu vivi nelle menti degli altri, non hai una forma fisica e sei immortale. Come potrei vivere così?», diedi la risposta che aspettava.

Nonostante Lazy non avesse un corpo giurai di averlo sentito sospirare dietro di me.
«Non sarebbe esattamente come con me.», espose, facendo sparire sia la mela che il tavolo. «Tu non sei nata divinità, quindi dovrai fare una specie di accordo con me per poterlo diventare.»

«Il punto è che facendolo finirei per fare la tua stessa esistenza.», cercai di spiegare mentre mi rimettevo in piedi. «Se ottenessi i poteri e il tuo posto, prima o poi finirei per annoiarmi anch'io.»

«Un po' di noia non ha mai fatto male a nessuno.», si lamentò.
«Detto da te fa quasi ridere.», ribattei.

«Io mi annoio ormai da un'eternità!», sottolineò lui cercando di difendersi. «Ho diritto ad avere una pausa anch'io da questa monotonia.»

«Ok allora, questo patto... di cosa si tratta?», indagai.
«Avrai la possibilità di ottenere i poteri di una divinità solo se risponderai "" a una domanda che si avvererà subito dopo la risposta, come una sorta di prima azione divina.», spiegò.

Mi ricordai vagamente di ciò che alcuni mostri mi avevano detto negli ultimi giorni, facevano riferimento a un'importante domanda.

«Sappi però che se risponderai di no morirai entro pochi giorni.», si affrettò ad aggiungere. «Non sei ovviamente tenuta a sentire la domanda. Se vuoi puoi semplicemente andartene, ma così facendo la tua vita verrà dimezzata.»

«Quindi se domani io dovessi morire, morirei oggi, giusto?», cercai chiarimenti.
«Esatto! E non provarci, non ti dirò mai quando dovrai morire. Andrebbe contro i miei principi di pigro essere onnipotente.», decretò.

Se quella, che si era data tanto la briga di seguire la mia vita e portarmi viva fino a lì, era una divinità pigra, allora non volevo affatto conoscere una vera divinità.

«Anch'io sono un vero dio!», sbottò lui arrabbiato. «È solo che gli altri mi chiamano "Divinità Addormentata" perché una volta durante un'importante consiglio di guerra mi sono appisolato e ho iniziato a russare.»

Si fermò a pensare, come se si stesse ricordando qualcosa che da molto tempo non era stato costretto a rivivere. «Comunque, questo non vuol dire che io valga meno di loro. No, io ho creato cose che loro non riuscirebbero mai a fare. Ho sentito cose di cui loro ignorano l'esistenza. Io sono migliore di loro.»

«E se ti stessero ascoltando adesso non finiresti nei guai?», lo ammonii.
«Non mi hanno fatto fuori tempo fa e non lo faranno certo adesso.», rispose beffardo. «Tornando al discorso di prima, cosa stavamo dicendo? Ah, sì, certo... La domanda... La vuoi sentire?»

Questa sì che era una domanda difficile, pensai. Prima o poi sarei dovuta morire, ma accelerare il processo non era nei miei piani. D'altro canto, diventare divinità avrebbe significato non dover mai morire e questo sarebbe stato terribile, ma non impossibile.
Vivere sapendo che da un momento all'altro sarei potuta morire sarebbe stato più simile alla vita quotidiana.

Voglio vivereWhere stories live. Discover now