7.

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« Chi è lei? » mi fa questa domanda da questa mattina. Non ce la posso fare. Vuole sapere tutto di me e, anche se lei non è molto, lei è tutto ciò che c'è da sapere sulla mia vita. Non penso di volerlo condividere con Margot, nonostante sia la mia Cenerentola. Non l'ho mai detto a nessuno e gli unici a saperlo erano gli insegnanti a scuola e i miei compagni.

Non rispondo alla domanda di Margot ma la ignoro completamente. Rimango seduto sulla sedia e fisso un punto nel vuoto. Devo cercare di non pensare a Lilith, ma devo cercare anche di piangere. Devo riuscire ad abbattere tutte le barriere e i muri che si trovano tra le due cose, così che si colleghino e che io compia l'impresa più difficile della mia vita. E sembra una sciocchezza: piangere un'impresa? Ma in realtà è la cosa che desidero più di tutte. Piangere per mia sorella, per quello che le è successo.

« Ethan, c'è altro da mangiare oltre a crackers? » Cenerentola demorde, finalmente, facendomi quella domanda.

« Sì, ci sono dei panini con pomodori e insalata » dico io per poi mettermi davanti al frigo per bloccarla, quando lei lo sta per aprire.

« Li mangiamo solo se moriamo di fame » spiego. Margot assume una faccia stupita, sembra scioccata.

« E come sai che non sto morendo di fame scusa? »

« Non credo che tu stia morendo ».

Torna a sedersi sul suo materasso mentre io faccio lo stesso sulla sedia e passiamo così il resto del tempo, seduti, immobili a pensare. Con gli sguardi vacui noi fissiamo un punto nel vuoto, tristi, soli.


Durante la notte non chiudo occhio, fisso la parete davanti a me e vorrei che Lilith fosse qui. Chiudo gli occhi con l'idea di piangere, di piangere per lei.

Primo ricordo:

« Ethan! Ethan! sono stanca di camminare » dice ad alta voce Lilith e so già cosa significa. Devo prenderla in braccio fino ad arrivare a casa ma sono stanco.
« Prendimi sulle spalle » afferma fermandosi.
« No, cammina, Lilith »
Rimane immobile, non si muove ma l'unica cosa che fa è il musetto e gli occhioni dolci. I suoi occhi azzurri mi stanno implorando di aiutare quella piccola creatura stanca e io, come sempre, cedo. Quella dolce bambina lancia dei gridolini di gioia quando è ormai sulle mie spalle e ci dirigiamo a casa.

Secondo ricordo:

« Ti ho fatto anche io un regalo » afferma lei con quella vocina inconfondibile. É il mio tredicesimo compleanno e stiamo festeggiando con una torta alla panna.
Mi ha appena detto che mi ha fatto un regalo e non me lo aspettavo sinceramente ma sono felice e so che non sarà niente di stratosferico ma sarò felice lo stesso, felice perché l'ha fatto lei.
Mi porge un foglio di carta piegato e mi sorride mentre lo fa. Ha un bellissimo sorriso.
Quando apro il foglietto mi si apre davanti agli occhi un disegno: tanti pianeti e tante stelle e, in mezzo ad esse, ci sono io, con una tuta spaziale.
« Così ti ricorderai di me quando sarai un astronauta »

Sì, un astronauta...
Sì, un assassino.
Sì, un criminale.
Sì, un mostro.

« Mamma... » di nuovo.
Margot sta di nuovo sognando sua madre. E mi dispiace per lei ma in un certo senso la invidio. Vorrei sognare io Lilith. Sono sicuro che riuscirei a piangere in quel modo.

Si mette seduta di scatto, urlando. Mi alzo e prendo una bottiglietta d'acqua dal mini frigo, per poi avvicinarmi alla sua figura ansimante. Mi siedo accanto a Cenerentola e, mentre la guardo, ricomincia a piangere e il suo pianto è simile a quello che ho visto e sentito la prima volta. Le lacrime che sta versando sono quelle che ha versato quel pomeriggio. Io con l'occhio nero e lei con un lutto da portare.

Porta le mani agli occhi e non smette per un secondo di piangere e singhiozzare.

Quanto vorrei piangere...

« Mi ricordi Lilith, mia sorella. per questo ti seguivo » mormoro confidandomi, lasciando cadere il mio segreto, abbattendo tutte le mura tra noi due. « È morta, a dodici anni, impiccandosi. »

Margot piano piano smette di versare le lacrime per poi rivolgermi uno sguardo distrutto ma compassionevole e poi fa una cosa del tutto spontanea: mi abbraccia. Mi abbraccia di sua volontà.

Penso che lo faccia perché si sente come se io sopportassi la stessa cosa che sopporta lei: la morte di qualcuno di importante.

Il profumo di vaniglia persiste e la sua pelle è sempre morbida, vellutata. É delicata, il suo tocco lo è.

Chissà a cosa pensa.

É strano, penso che non mi avrebbe mai abbracciato prima di oggi, prima di questa confessione. Le mie barriere crollano e ricambio l'abbraccio. Intanto comincia di nuovo a singhiozzare mentre il profumo dei suoi capelli mi entra nelle narici.

« Shh... » cerco di calmarla, di fermare il suo pianto.

Le accarezzo i capelli corvini, morbidi e lucenti.

« Ti capita mai di sognarla? » chiede nascondendo il viso.

« Non sai quante volte »

Ogni notte, ogni volta in cui sto fermo a pensare, ogni volta in cui provo ad addormentarmi, ogni volta che chiudo gli occhi, ogni volta che ho lo sguardo perso... sto pensando a lei.

Nota dell'autrice:
Ciao! Scusate se non ho aggiornato negli ultimi giorni ma non sono stata a casa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe molto se scriveste nei commenti cosa pensate della storia per adesso. Detto questo vi saluto!💜

Come Una PervincaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora