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Mi sono sempre chiesto cosa pensa la gente.

Cosa passa per quei cervelli pieni di terminazioni nervose?

Non so nemmeno cosa passa nel mio, quindi la domanda è molto complessa.

Cosa pensa?

Cosa pensava un minuto fa?

Cosa pensa di me?

Su cosa sta ragionando?

Sembra pensieroso...

Tutte domande che cominciano con "Cosa", come se me ne importasse veramente.

É già difficile pensare a me, figuriamoci agli altri. Ma poi vedi o incontri quella cosa o quella persona e tutto cambia.

Vuoi sapere come sta, cosa fa... Cosa pensa di te, quindi la sua opinione ma soprattutto cosa pensa.

Cosa pensi Cenerentola?

Cosa pensi di me, Margot?

Non so perché voglio saperlo, adesso. Non so il perché di questo cambiamento: il voler sapere cosa pensa e cosa pensa di me.

Solo cosa.

« A cosa stai pensando? » è lei a domandarmelo ora.

« A cosa pensi di me »

Tace e si chiude.

Lo sguardo spento, le occhiaie...

É sempre bella, sì, certo, ma a cosa pensa adesso?

« E tu a cosa pensi, Margot? »

« Non lo so » sbuffa.

Perché a volte è meglio non pensare...

« A volte è meglio non pensare affatto » conclude.

La giornata sta prendendo una brutta piega, è chiaro come il sole che splende al di fuori di questa casa.

Illumina l'acqua del lago riscaldandola, batte forte sulle pietre e sul nostro tetto, tranne che su di noi.

Usciamo. Non ce la faccio più a stare qui, sto esaurendo.

Mi alzo dal materasso e prendo due bottigliette d'acqua.

« Cenerentola, alzati »

« Dai, lasciami stare. Sono troppo comoda per muovermi » mi dice mentre mi avvicino alla sua figura stesa sotto la coperta.

« Alzati. Non ce la faccio più a stare qui » mi lamento. « Usciamo »

E, detto questo, lei si gira mostrandomi il suo viso. È occupato da un largo sorriso, a trentadue denti.

È bella soprattutto quando sorride.

« Davvero? » si tira su in piedi ed io annuisco in risposta.

Dei gridolini e dei saltelli di gioia accompagnano la sua espressione angelica.


Il sole splende alto nel cielo privo di nuvole. É una bella giornata, peccato che l'acqua del lago sia gelida.

Mi sento veramente libero e non mi sentivo così da tanto. Ma la cosa mi fa paura, mi terrorizza il fatto che la mia libertà possa dipendere da Margot perché quando dal paradiso precipiterò all'inferno, tornerò al punto di prima, tornerò a soffrire per qualcosa che non potrebbe mai avere una fine.

Quando le nostre strade si separeranno, lei tornerà alla sua vita ed io ne comincerò una completamente nuova, pur sapendo che ad un certo punto della vita ci sarei arrivato.

Quando saremo di nuovo degli sconosciuti, io mi potrò limitare solo ad amarla da lontano, a sognarla, mentre lei sarà sposata con un altro.

Quando i nostri sguardi non si incroceranno più, capirò che sarà tutto finito, finito per sempre.

« Com'erano i tuoi genitori? » domanda Margot mentre strofina tra le dita affusolate le punte dei miei capelli corvini.

« In che senso? »

« Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato vivere con una sorella o un fratello, se i genitori sarebbero stati impari o equi... » spiega nel modo migliore che può quello che intende.

« Dipende, ho sentito di gente che è diventata completamente diversa a causa del rapporto tra i genitori e la sorella. Gente che si rattrista e che dice soltanto: "Dovevano trattare me così, non solo lei" oppure che non riesce a sopportare il fatto che loro stiano dando tutto il loro amore all'altro » affermo mentre fisso il cielo sopra di me.

« Ed era il tuo caso? » fisso Margot mentre me lo chiede, guardo i suoi occhi azzurri e vedo preoccupazione.

Le interessa veramente?

Mi sono sempre accorto del fatto che mamma e papa' prestassero più attenzione a Lilith, ma non li odiavo per questo. Sapevo che mia sorella era una bambina abbastanza agitata e quindi da tenere sotto controllo vista soprattutto la sua tenera età. Ma mentirei se dicessi che non ho mai pensato a me stesso, al me piccolo, al me che veniva trattato con qualcosina in meno rispetto a come veniva trattata Lilith.

Quando lo spiego a Margot, lei rimane in silenzio. Penso che non sappia cosa dire ma leggo nella sua espressione che le dispiace così cerco di rallegrarla.

« Sai, mia madre faceva la sarta e avevamo una stanza fatta appositamente per lei. » inizio a raccontarle una delle cose che non ho mai raccontato a nessuno « Un pomeriggio sono entrato lì e mi sono messo davanti ad una specie di manichino, quello che senza braccia e gambe che viene usato per prendere le misure. Aveva addosso degli strati di tessuto blu e azzurri » mentre parlo Margot torna a posare i suoi splendidi occhi sulla mia figura, appoggiata sulle sue gambe. « Avevo solo dieci anni » specifico come per giustificarmi. « Ho deciso di provarlo: ho cercato di avvolgere il tessuto attorno al mio corpo non curandomi del fatto che non fosse completo e cucito e sono rimasto incastrato. Avevo la testa completamente coperta e come se non bastasse è arrivata anche mia sorella, che si è messa ad urlare pensando che fossi un mostro che voleva portare via tutta la mia famiglia » sorrido al ricordo di quel momento. « Ho spiegato a Lilith che ero solo Ethan, che ero suo fratello, ma lei non mi ha ascoltato. Ha preso il cuscino posizionato sulla poltrona e ha iniziato a picchiarmi con quello. Mi faceva malissimo la testa ma continuavo a cercare di far sbucare fuori la testa e quando ci sono riuscito ero ormai tutto spettinato e con la testa che mi girava » sento Cenerentola ridere.

Mi piace la sua risata.

« Sapeva difendersi » mormora Margot mentre torna a guardarmi.

Sì, dai mostri immaginari sì, sapeva farsi valere. Ma per quelli reali non era ancora pronta.


Nota dell'autrice:

Ciaoo! Come state? volevo informarvi che forse i prossimi capitoli arriveranno più tardi del previsto a causa dei mille compiti che devo fare ma spero comunque di riuscire a pubblicare senza troppi problemi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero soprattutto che la storia vi sta piacendo, anche perché ho notato un calo nelle letture. Detto questo, grazie e alla prossimaa!!!

Come Una PervincaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora