II

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14 settembre

Gli ultimi tre giorni in compagnia di Callie sono stati a dir poco fantastici, è talmente capace di mettere le persone a proprio agio che mi sembrava di conoscerla da una vita. Mi ha fatto conoscere alcuni bar nei dintorni e, devo ammettere, anche degli ottimi cocktail.
Ho visitato anche il negozio in cui lavora, si vede l'impegno che ci ha messo nel costruire tutto da zero: ogni singola parte di quel posto è stato curato da lei stessa nei dettagli, dall'arredamento al personale.

Adesso sono però arrivata al fatidico giorno e, onestamente, il mio stato d'ansia pre-lavoro sta divorando tutto il divertimento di questi ultimi giorni.
Questa notte non ho praticamente chiuso occhio. Mi sono talmente divertita che quasi dimenticavo che tutto il mio trasferimento è orientato a oggi, a quando varcherò la porta della Thompson Brooklyn Agency.

Ho impiegato circa mezz'ora per coprire con il miglior correttore che avessi messo in valigia le occhiaie dovute alla mia mancanza di sonno.
Continuo a guardare e riguardare il mio riflesso sullo specchio della camera: ho tentato di sistemare il più possibile i miei lunghi capelli ramati e l'ombretto dorato che mi è stato prestato da Callie, sui miei occhi scuri, sembra a detta sua essere veramente chic.
Mi sento leggermente a disagio con questa camicetta per via del mio decoltè prosperoso, ma è probabilmente la più adatta per l'occasione.

La voce di Callie mi risveglia dai miei soliti pensieri.

"Allora Angie, ci sei? Su, basta guardarti, sei perfetta così!"

Callie si è gentilmente offerta di darmi un passaggio fino alla Thompson, visto che io non ho ancora una macchina.

Sono agitata, fottutamente agitata, è come se ogni ulteriore sguardo che rivolgo allo specchio facesse spuntare man mano un nuovo difetto.
Troppe lentiggini, troppe occhiaie, troppo tutto!

Passo le mani tra i capelli, in preda a un esaurimento nervoso. "Sei sicura? Non sembro troppo volgare per un incontro così importante?"

"Ma se sei elegantissima! Dai, andiamo e soprattutto, mantieni la calma"

"Hai ragione, hai ragione... non voglio farti fare tardi"

Durante il tragitto nella Mini Cooper bianca di Callie mi guardo intorno, per memorizzare la strada. Fortunatamente la Thompson Agency è molto più vicina al nostro appartamento di quanto pensassi, infatti dopo circa dieci minuti mi trovo davanti all'edificio: Callie aveva proprio ragione, è circa il triplo più alto del nostro.

Il mio labbro inferiore tinto di rosso sembra quasi toccare terra. "Ma com'è possibile che sia così immenso?"

Callie scoppia a ridere. "Benvenuta a Brooklyn amica mia... serve aiuto per l'ascensore?"

"Ah ah ah! Simpaticona... ci teniamo aggiornate"

"Mi raccomando, ricordati di non impazzire"

"Mi chiedi decisamente troppo" affermo, mordicchiando l'interno della mia guancia.

Successivamente ci salutiamo con un abbraccio veloce e Callie parte per andare nel suo negozio.

Ci sei Angel, sei davanti alla Thompson Brooklyn Agency.

Il mio futuro dipende da questa giornata.

Dall'entrata dell'edificio entrano ed escono persone ogni secondo che passa, nella mia testa mi domando quante migliaia di persone lavoreranno qui.

Non avendo idea di dove andare, visti i decisamente numerosi piani di questo posto, decido di rivolgermi direttamente alla ragazza che si trova dietro il bancone della reception.
Ha lunghi capelli scuri, occhi grigi e lo sguardo di una persona che ha decisamente tante telefonate a cui rispondere.
Cercherò di essere veloce.

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