LXI (2)

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A N G E L

«Posso dire che mi mancavano da matti i nostri pomeriggi?» squittisce Callie, mentre attraversiamo la piazza affollata con i gemellini nel passeggino.

«Concordo, siamo state fin troppo lontane e abbiamo perso soltanto tempo», rispondo con un sorriso. Finalmente ci siamo riappacificate dopo settimane di tensione e devo ammettere che è un enorme sollievo.

«Mi dispiace ragazze, so che è solo a causa mia», sospira Sophie.

Nonostante le abbiamo chiarito che tutto quello successo è acqua passata, lei continua comunque a darsi la colpa. Non vogliamo portarle rancore, lei lo ha fatto per noi e noi vogliamo solo che torni la Sophie di una volta.

«Avevi le tue ragioni», interviene Callie dolcemente. «L'importante è che adesso siamo qui, unite».

Sophie annuisce, ma non sembra convinta del tutto. «E niente deve più separarci, soprattutto», aggiungo speranzosa, sperando che questo momento di pace possa durare.

«La riunione dei ragazzi sembra infinita», guarda l'orologio Callie, cercando di cambiare argomento per allontanare il pensiero dalle tensioni.

«Sophie, non hai mai considerato l'idea di partecipare?», chiedo, provando a incoraggiarla. «In fondo l'azienda è anche tua».

Sophie sorride debolmente, ma scuote la testa. «Non credo mi vogliano, sono sempre stata esclusa dagli affari di famiglia».

«Scherzi?! I tuoi fratelli ti adorano», esclamo sinceramente, sapendo quanto Trevor e Duncan amino la loro sorellina. Non penso proprio che la escluderebbero, se lei esprimesse la volontà di partecipare agli affari. La proteggerebbero, certo, ma quella è un'altra storia.

Sophie scrolla le spalle, non convinta. «Ma sono piuttosto certa che non mi adorerebbero sul posto di lavoro».

«Penso che dovresti almeno fare una prova, se ti interessa davvero», insiste Callie, desiderosa di vedere Sophie affermarsi.

«Possiamo parlare d'altro?!», dice lei, forse un po' troppo bruscamente, e mi rendo conto che il suo tono nasconde una strana preoccupazione.

O forse sono le ennesime paranoie che mi faccio, dopo tutte le cose che sono successe.

«Oh, ehm... d'accordo», rispondo io, cercando di riportare leggerezza nella conversazione. «Che dite, giretto da Sephora

D'improvviso, una raffica infinita di messaggi arriva dalla tasca mia e di Callie. Il campanellino della suoneria sembra non volersi fermare nemmeno un attimo.

«Sembra che i nostri cellulari abbiano avuto la brillante idea di impazzire», interviene Callie, distrattamente, e tiriamo fuori i telefoni per vedere cosa c'è di così urgente.

«È Duncan», annuncio dopo aver letto il messaggio, il cuore inizia a battere più velocemente.

Callie sbianca visibilmente, e il suo sorriso scompare. «Anche Trevor mi ha scritto», mormora, guardandomi con occhi pieni di apprensione.

«Che sta succedendo?» domanda confusa Sophie.

Le mie mani stringono istintivamente il telefono, come se volessi bloccare il messaggio che ho appena letto. Bancarotta. L'azienda dei Thompson, la nostra azienda, la più importante e nota di Brooklyn, è in totale crisi finanziaria.

«Non può essere», riesco a sussurrare, ma le parole sembrano non avere senso.

Callie mi guarda, e il terrore nei suoi occhi mi fa capire che è vero. «Sophie, cosa faremo ora?», chiede con voce flebile.

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