Capitolo 5. Di nuovo la villa.

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POV Harry.
Dopo aver mangiato dei pezzi di pane che Hermione aveva trasfigurato decidemmo di agire. Sospirai e mi sistemai gli occhiali. Mi guardai allo specchio. La mia immagine riflessa mi ricordava mio padre, nelle uniche foto che mi fossero mai arrivate riguardanti lui e la mamma. Ero come la sua fotocopia, tranne per gli occhi, gli occhi erano quelli di mia madre.
Un brivido gelido mi percosse la schiena, il loro pensiero mi mise davvero troppa nostalgia, il loro sacrificio, hanno dato la loro vita per salvarmi, e se ora io non ne fossi all'altezza? Se fallissi nella mia impresa? Se morissi invano e Voldemort vincesse. Di scatto abbassai la testa smettendo di fissare il mio riflesso.
No, il loro sacrificio non è stato inutile, io completerò la proferita, solo io sopravviverò.
La cicatrice iniziò inaspettatamente a bruciare. Ci portai una mano sopra per alleviare il dolore. Ma era inteso, e bruciava troppo. Cadetti sulle ginocchia mentre una voce gelida e sibilante mi entrò nella testa.
- Harry Potter...- la voce si interruppe lasciando spazio ad un ghigno soffocato.
-davvero credi che riuscirai a distruggermi? Ti assicuro sul nome del mio vecchio e maledetto padre che non succederà, qualsiasi cosa tu farai perderai, le persone a te care, e qualsiasi cosa a cui tu dia importanza, niente ci sarà più per te.-
La voce cesso di infestarmi il cervello e mi ritrovai sdraiato per terra a sudare freddo.
-Harry, Harry parlami, l'ha fatto di nuovo vero? È entrato nella tua testa.- disse Hermione preoccupata.
-sto bene.- borbottai mettendomi seduto e asciugandomi il sudore sulla fronte con la manica. Appena riuscii ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco la situazione vidi che Ron e Hermione erano già vestiti come due perfetti studenti di Hogwarts, era da molto che non li vedevo con la divisa dei Grifondoro.
-Harry parlami.- disse Hermione scuotendomi la spalla.
Tornai in me completamente strofinandomi la cicatrice.
-sto bene.- ripetei.
La vidi rabbrividire e il mio migliore amico le posò una mano sulla spalla. -ha detto che sta bene, calmati.- disse lui con fare pacato.
Io annuii e lui mi aiutò ad alzarmi.
-cosa ti ha detto?- chiesero in coro quando mi fui rimesso in piedi.
-niente di rilevante.- dissi sbrigativo.
-Harry, dubito seriamente che tu sai chi ti abbia contattato infiltrandosi nella tua mente solo per farti un saluto amichevole.- disse Hermione mordendosi il labbro superiore.
Ron le diede ragione guardandomi storto.
Sbuffai e gli raccontai del suo discorso.
Il volto della Grifondoro divenne bianco come un lenzuolo.
-tranquilla, Harry sa quello che fa. Andiamo. Dobbiamo entrare nel castello.- disse il rosso.
-io andrò a fare delle ricerche.- dissi liquidando il discorso. Avevo voglia di stare solo coi miei pensieri.
Salutai i miei amici con un ultimo sguardo e li guardai scendere le scale.
Aspettai di sentire i loro passi svanire e mi sedetti pensieroso sul letto.
Torno la stessa domanda che mi posi per tutta la sera prima. Perché Draco aveva mentito per salvarmi? E perché mi aveva raccomandato di stare attento. Tolsi gli occhiali e mi strofinai gli occhi. Appena li ebbi rimessi decisi di venire a capo di questa storia. Presi la bacchetta e mi smaterializzai.

Mi ritrovai nella foresta in cui i ghermidori ci avevano dato la caccia il giorno passato. Notai che su un albero li vicino c'era la bruciatura di un bombarda lanciato da GrayBack.
Vidi un branco di Thestral volare sopra di me. Poter essere libero come loro... Sospirai iniziando a camminare. Il sole batteva forte, ma comunque il freddo invernale si faceva sentire rigido e costante. Erano circa le quattro del pomeriggio quando vidi Villa Malfoy in lontananza. Arrivai al cancello nero con lo stemma della famiglia di purosangue che viveva in quelle mura.
Aprii il cancello e iniziai a camminare per il viale piastrellato che portava al portone d'ingresso.
Non avevo paura di farmi vedere, ma avevo anche una strana sensazione positiva, sentivo che sarebbe andato tutto bene. Mi avvicinai alla porta e tirai giù la maniglia. Era chiusa.
-Alohomora.- sussurrai puntando la bacchetta sulla serratura, ero convinto che non funzionasse e che una famiglia del loro livello avesse protezioni massime, la porta si aprì cigolando.
Sorpreso entrai.
-Homenum Revelio.- borbottai.
Non successe niente. Ero solo. Non c'era nessuno in quella casa a parte me.
Ero a dir poco sbalordito, probabilmente erano tutti a qualche specie di riunione dei mangiamorte. Feci qualche passo e mi guardai intorno, era tutto maledettamente lussuoso. Così raffinato e prezioso, ma, la Tana era per me il luogo più accogliente che fosse mai esistito sulla terra. Salii le scale con calma.
Arrivato in cima la prima camera in cui entrai fu quella dei genitori di Draco. Un enorme letto a baldacchino regnava nella stanza padronale con lenzuola bianche orlate d'argento nel pizzo.
Richiusi la stanza che profumava di giglio e continuai ad avanzare nel corridoio.
Mi soffermai su un quadro appeso a mezza via fra una stanza e l'altra, era ritratto un bimbo di appena un anno che sorrideva stingendo una serpe. Aveva gli occhi argentati e i capelli biondo cenere. Era Draco.
Capisco che Malfoy sia sempre stato considerato da tutti il principe delle serpi ma così forse un po' i suoi avevano esagerato.
Entrai in un altra stanza e presunsi che quella fosse la stanza della mia nemesi.
Il letto col baldacchino nero e le travi in mogano, lenzuola verdi e mobili con incisi serpenti ovunque. Ogni cosa lì dentro aveva il suo meraviglioso profu... Odore, aveva il suo odore, non so perché stavo per considerare che quello di Draco fosse un profumo, io lo detestavo.
-Potter.- disse una voce famigliare e irrequieta alle mie spalle.
Malfoy era dietro di me.

Drarry. Il purosangue e il ragazzo che è sopravvissutoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora