ONESTO

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"Mi rubi il posto, Grindelwald."

Il posto? Nessuno viene mai in questa parte del Lago Nero. Nessuno. Neanche Noora la conosce. Nè Sirius.
È... come dire... mio.

Può un luogo pubblico essere mio? No.
Non credo. Ma l'ho sempre catalogato tale perché nessuno è mai venuto.

È difficile venire in questa parte del Lago Nero.
Bisogna scavalcare i due grandi sassi. Attraversare le erbacce. Salutare i gufi sull'albero lì vicino. Ora stanno in silenzio, prima starnazzavano perché ero una sconosciuta. E infine si arriva in questa piccola spiaggia, a forma di mezza luna.

-"Te lo rubo?" dovetti ridurre i miei occhi in fessure perché il sole stava tramontando proprio di fronte al mio viso. Ma quando lo vidi - Regulus - ancora una volta pensai che la sua bellezza fosse più raggiante. Anche se non assocerei mai il sole a uno come Regulus.
Nemmeno la luna. Ecco, lui è una stella.
Tiene alla perfezione il nome che porta.
-"Non sei mai venuto qui."

Perché era qui?

Posò il borsone del Quidditch sui ciottoli.

Si sta sedendo con me?

Si abbassò, sedendosi e tenendo le gambe incrociate.

Si, l'ha fatto.

-"Venivo." poggiò i suoi avambracci sulle ginocchia e notai che i suoi occhi stavano ispezionando il mio viso baciato dal tramonto
-"Ma c'è chi non mi lasciava tempo per respirare. E non sapeva nemmeno scavalcare quelle due pietre, o meglio, non voleva." fece spallucce e non ebbi il bisogno di chiedergli se stesse parlando di Alexa, era chiaro che stesse parlando di lei.

Feci un cenno, solo quello.
Non sapevo più cosa dire. Non lo conoscevo. Non mi conosceva. Forse non avevamo nulla in comune. E cosa avrei potuto fare? Rattoppare i silenzi con domande futili?
Lo troverebbe noioso.
Il silenzio però era assordante. Come anche l'imbarazzo nel mio silenzio. Il mio cervello si sforzava di dire qualcosa, ma non ero brava a relazionarmi. Con lui sopratutto.

"Quanto sei noiosa, Helena."
Questo penserà.

-"Grazie per questa pace..." prese il suo borsone per farlo diventare un cuscino. Si sdraiò e ci posò sopra la sua testa. Sotto di essa inserì le sue mani, e il suo corpo divenne una T.
Divenne la mia lettera preferita.

Mi schiarii la voce, lo facevo sempre prima di parlare con lui, come se mi preoccupassi anche di fargli piacere il mio tono -"Sei venuto qui per studiare?"
Aprì un occhio perché l'altro gli dava fastidio per il sole -"No. Sono venuto per... non fare un cazzo." ridacchiò.

Sorride.

-"Perciò, ti ringrazio per il silenzio." continuò.

Mi stavo scervellando per nulla? Voleva il silenzio. Niente parole inutili.
Beh effettivamente non si aspettava nessuno qui. Come se io fossi in più.

Smisi di guardarlo e restai in silenzio, come lo ero prima che arrivasse. Il problema era che i miei pensieri iniziarono a parlare perché, il mio cervello sapeva che non eravamo da soli.
C'era Regulus e lui era... la mia cotta segreta da sempre. Ero agitata neanche avessi tredici anni.

Ma... dovevo solo stare in silenzio. Era la cosa che mi riusciva meglio, no? Quella che richiedevo quando c'era troppo baccano.
Ecco perché mi trovavo lì.
Anche io stavo cercando... pace.

Impugnai la mia matita e continuai a scrivere sulla pergamena per un compito di Erbologia.
Era scomodo scrivere sulle gambe ma lo era ancora di più cercare di studiare in biblioteca quando era pieno di studenti.

Deatheater ~ Regulus BlackDonde viven las historias. Descúbrelo ahora