3

25 5 1
                                    

Di cosa cazzo stava parlando? Questo era quello che si chiedeva. Renejk sorrise, in una maniera che gli fece correre un brivido attraverso la schiena. Se di disgusto o rabbia non lo sapeva dire. Strinse le labbra, pensando a cosa rispondere. Lui del complotto di cui parlava Renejk non conosceva nulla. Era pure la prima volta che ne sentiva parlare; non era possibile che qualcuno dei suoi uomini avesse architettato tutto senza renderlo partecipe. Che Renejk stesse mentendo? No, non era una bugia, lo notava dal suo sguardo. Era infastidito davvero. Se tutto ciò era vero, chi aveva potuto organizzare un piano di tale portata dietro le sue spalle? Renejk aveva ragione, la cerchia di persone sospettate era abbastanza stretta. Stretta, certo, ma non del tutto esigua. Consiglieri, ministri, amministratori, ufficiali militari, avevano tutti un potere e una rete di conoscenze che permetteva di organizzare un complotto di tale portata.
Un tocco caldo contro la sua guancia lo fece sobbalzare. Renejk aveva appoggiato le sue dita poco sotto una ferita.
«Ti hanno medicato bene.» Gli occhi - o per meglio dire l’occhio - studiava il taglio. Il nero dell’iride si confondeva con quello della pupilla, gli parevano simili a quelli dei fottuti corvi. L’occhio con la cicatrice si muoveva, ma era evidente che non focalizzasse. Da vicino erano inquietanti entrambi. O forse era la persona ad essere inquietante.
Si discostò dalle dita pallide. «Mio figlio?» disse, provando a concentrare l’attenzione su un altro argomento. Non avrebbe risposto alle domande sulla spia, decise che fosse meglio tergiversare.
Renejk sorrise divertito, si allontanò tornando a versarsi da bere. «È stato sistemato in un'ala del castello, in una sontuosa camera. Gli sono stati portati acqua e cibo, oltre ad alcuni vestiti.» Prima che potesse parlare, Renejk continuò. «Ah, e sì, ho lasciato in vita la sua allevatrice. Sembrava essere l’unica in grado di comunicare con lui. Te l’ho detto, non gli mancherà nulla.»
«Posso vederlo?» Il tono gli uscì più come un’affermazione che come una domanda. Renejk non si scompose.
«A tempo debito.»
La pressione in quella stanza pareva soffocante, neppure la luce del sole che illuminava lo sfarzo dell’ambiente riusciva a mitigare l’inquietudine che provava. Renejk lo fissava, pareva volergli leggere l’anima. Mai si era sentito in soggezione come in quell’istante. Renejk lo superava di poco in altezza, ma possedeva un qualcosa che lo faceva sembrare un mostro gigantesco pronto a sbranarlo; era proprio così che si sentiva, una preda nelle fauci del predatore. Gli sembrava quasi di sentire la consistenza delle zanne nella carne.
«Al momento il mio esercito controlla Џlsea. Ho dato l’ordine di non fare del male al popolo, ovviamente solo se avessero ubbidito.» Fece un gesto con la mano che teneva il calice, come se la prospettiva di una rivolta e di conseguenza di una strage lo divertisse.
Disgustoso, pensò. Tutta quella storia gli sembrava fottutamente assurda, ancora non era certo se fosse la realtà. Come era potuto succedere? Perché era successo? Nel quadro complessivo mancavano troppe parti. Odiava non sapere, l’ignoranza era la perdita di controllo e un re non poteva permetterselo.
«Perché?» chiese, anche se non si aspettava che Renejk gli rispondesse.
«Perché, cosa?»
«Perché la guerra? Amhon è prospera e ricca.»
Renejk si avvicinò a lui portando le labbra vicino al suo orecchio. Il suo stomaco si strinse a quella vicinanza.
«Mi annoiavo.»
Il respiro gli si bloccò nei polmoni a quella risposta. Non si rese nemmeno conto di aver alzato il pugno finché questo non si infranse contro il volto di Renejk.

Che cosa aveva fatto? Da tutta la vita professava di essere un uomo controllato e ora faceva quello? Rise di se stesso, aveva compiuto l’azione più stupida che potesse. Dare un pugno a un re. Una colpa che veniva punita con la morte di solito.
Si teneva il viso tra le mani, seduto sul letto della stanza dove aveva passato la notte.
Ad un certo punto la porta si aprì e un uomo di età avanzata, talmente magro da sembrare che potesse scomparire e così alto da superarlo di tutta la testa, si fermò con le mani dietro la schiena a fissarlo silenziosamente. Gli occhi castani gli scivolarono addosso con disgusto malcelato. Un movimento del naso aquilino gli disse che lo sconosciuto non gradiva quello che vedeva. Era vestito con abiti troppo raffinati per un servo qualsiasi, ma non abbastanza da classificarlo come un nobile. I capelli bianchi erano radi e perfettamente in ordine.
Un capo maggiordomo? Pensò, mentre l’uomo prendeva il cerchio, coperto da chiavi, attaccato alla cintura. Tirò fuori una chiave singola e si avvicinò alla porta che precedentemente lui aveva trovato chiusa.
«Seguimi.»
Seguimi, si ripeté quella parola nella testa. Nessun Altezza, nessun voi. Nessuna cordialità né gentilezza. Il peso di ciò che aveva perso era racchiuso in una unica parola.
Seguí l’uomo, mentre il soldato che era stato a guardia della camera camminò a qualche passo dietro di loro. Ovviamente non lo avrebbero lasciato senza sorveglianza.
All’istante capí dove portava la porta; alle stanze del re. La sua camera era collegata direttamente a quella di Renejk.
L’uomo di cui ancora non conosceva il nome tornò a guardarlo. «Ora ti elencherò i tuoi compiti, tienili bene a mente. Se non compierai il tuo lavoro verrai punito. Mi sono spiegato?»
L’istinto gli urlava di trafiggerlo con la spada. «Certo» si limitò a dire.
«Le lenzuola vanno cambiate ogni mattina, il letto rifatto come ti farò vedere adesso.» L’uomo si avvicinò al talamo e con una veloce e precisa spiegazione lo istruì. La nozione non era complicata, eppure lui già si era dimenticato qualche passaggio. Non aveva mai rifatto un letto. Lui era un re. Lo era stato per lo meno, si disse con un sorriso rabbioso.
L’uomo continuò: «In questa cesta dovrai mettere i panni sporchi e ogni due giorni, quando sarà piena, li laverai. Dopo ti mostro la lavanderia. All’alba dovrai essere in piedi e ti dovrai dirigere verso le cucine…»
Lo ascoltò parzialmente, continuando a stargli dietro mentre lui camminava per mostrargli i suoi doveri.
Perché non era incatenato e flagellato? Non era possibile che il suo affronto al re non venisse punito. Si era aspettato che i soldati venissero a prenderlo, si era aspettato il dolore e il sangue. Di certo non quello, che fosse una forma contorna di umiliazione? Poteva essere, non capiva che cazzo passasse per la testa di Renejk.
«Mi hai capito?» gli chiese l’uomo.
Erano nella cucina del castello; il rumore di stoviglie e persone che parlavano facevano da sottofondo.
Annuí con un cenno del capo.
Il naso dell’uomo si mosse in un gesto stizzito. «Il tuo primo compito sarà pulire le stanze del sovrano. Per stasera devono essere linde. Ti seguirò io quest’oggi.»
Stronzo, pensò mentre lo seguiva. Memorizzò i corridoi; ovviamente il castello era grande e presentava una rete intricata di scale e passaggi. I soldati erano ovunque. Figure immobili vestite di nero che osservavano i movimenti delle persone. Contò per ogni piano almeno una ventina di guardie, comprendeva sempre meglio perché l’esercito di Amhon fosse così temuto. L’organizzazione pareva impeccabile.
«Nella tua stanza ho fatto portare il necessario.» La voce si inflesse in una sfumatura contrariata al pronome.
Gli oggetti che si ritrovò davanti li conosceva, li aveva visti usare dalla servitù, ma mai ne aveva usufruito personalmente.
«Iniziamo dai pavimenti» disse l’uomo, mettendogli in mano una scopa.
Strinse il manico in legno, con la forte tentazione di spezzarlo e ficcarlo nella sua gola. Seguì le indicazioni e ad ogni sbaglio dovette ripetere l’azione per tre volte. Più sbagli e più dovrai rifarlo, diceva quello che ormai aveva capito essere un maggiordomo di alto livello. 
All’ennesimo commento sulla sua incapacità strinse talmente forte i denti da sentirli stridere. Non poteva perdere la pazienza, non poteva. Per Khali.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 19, 2022 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Warriors Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora