Capitolo 41 - Il Circo

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Mentre Margot si accingeva a preparare un litro di caffè per tenere alti i ritmi di   quella squadra, Jacotte sospese la lettura del copione, per guardarsi intorno con fare circospetto. Pamela con un cucchiaino stava cercando di tagliare una fettina della torta Saint Honorè rimasta ancora sul tavolo, Margot era distante. Si tolse gli occhiali, posò la penna stilografica ed andò al piano superiore.

Solito percorso. Attraversò la camera da letto, aprì la porta del balcone e lo attraversò tutto fino all'angolo che dava sulla strada. Sollevò il pesante vaso di petunie gialle e lo posò nuovamente in bella mostra sul davanzale. Tornò al piano inferiore e riprese a scrivere.

«Una tazza di caffè?» chiese Margot.

«Posso avere una tisana al bergamotto?» rispose Pamela con le labbra leggermente sporche di panna.

«Certo!» rispose Margot accarezzandole una spalla. Riprese la tazza appena servita e la dirottò sullo scrittoio di Jacotte.

Fu a quel punto che squillò il citofono. Era il furgone di Marta, dello stesso tipo di quello guidato da Rox ma di colore fucsia molto pallido, quasi rosa. Sulle fiancate un grosso logo floreale, la scritta "Marta Wilson" e in piccolo, sotto, "Costumi di scena e vestiti per spettacoli teatrali". «Pamela, adesso sei mia!» urló con entusiasmo Jacotte.

Margot aprì il cancello dall'interno della casa, il furgone proseguì, conosceva la strada. Scesero due ragazze, sembravano attrici anche loro, senza salutare si diressero sul retro ed aprirono il portellone posteriore del furgone. Dal sedile anteriore scese poi  Marta Wilson in persona.

«Jacotte carissima!!»

«Marta!! Angelo mio!! Sei la mia salvezza!!» urlò sempre a modo suo, un modo decisamente teatrale, Jacotte.

Le due donne si rincorsero in un lungo ed intenso abbraccio, poi confabulando si allontanarono dal resto del gruppo per appartarsi vicino al balconcino. Avevano da che raccontarsi. Rimasero a chiacchierare per diversi minuti. Parlavano entrambe, fittamente, alternandosi, ogni tanto sorridevano, ogni tanto avevano lo sguardo serio rimanendo in silenzio per un attimo, ogni tanto si abbracciavano. Poi rincominciavano. Le due gnocche sapevano cosa fare: stavano scaricando grossi e pesanti bauli dal retro del furgone e li portavano in casa vicino la tavola ancora apparecchiata. Margot era sparita, aveva capito che era quello il momento per fare i servizi che Jacotte le aveva assegnato. Nessuno la notò.

Pamela, ancora con gli occhialoni Chanel indosso era immobile, incuriosita e un po' spaventata da quel circo.

Dopo mezz'ora abbondante Margot fece ritorno, Marta e Jacotte erano ancora al balconcino sotto l'ombra delle piante che discutevano e chiacchieravano. Al promontorio c'era sempre un angolo fresco che ti alienava dal resto del mondo. Ora erano al momento delle risate, di quelle che ironicamente ti fanno venire le lacrime.  Pamela, ebbe un sussulto. Dopo mezzora che tentava, finalmente era riuscita! Ma certo, era lei! Marta White! La famosa Marta White! Aveva anche vinto un premio Oscar molti anni prima per i costumi del film "La dama qualunque"! Ne era certa! Era lei, anche se un po' invecchiata!

«Pamela cosa fai lì impalata, lascia che ti presenti la mia carissima amica Marta White...» Si vedeva che Jacotte era davvero felice oggi.

«La donna qualunque...», disse timidamente Pamela.

«Piacere mio», rispose Marta White.

«Bravissima Pamela La dama qualunque!!» corresse con stile Jacotte. «Ho già spiegato tutto a Marta, ora le ragazze ti prenderanno le misure, ci vorranno pochi minuti. Poi Margot ti farà vedere la stanza degli ospiti così puoi avere un po' di privacy. Qui tra poco ci sarà fermento.»

Il citofono suonò ancora, era Gegè. Guidava una Volvo 240 Station Wagon ed era da solo. Altre feste e altri baci, tanti baci. Jacotte era una trottola felice che spargeva sorrisi e abbracci. Gegè, alto profumatissimo e tosato di fresco indossava pantaloni bianchi, larghi e camicia abbondante a fiori. Tirò fuori dal taschino un biglietto da visita nero con caratteri oro e con un gioco di dita lo passò a Pamela: "Gegè MakeUp Artist".

Pamela non disse nulla, annusò; era profumatissimo anche il cartoncino.

Alle loro spalle arrivò Ebo, lui non aveva citofonato, non ne aveva bisogno, era vestito come quella mattina, aveva la camicia sbottonata più del solito e la collanina d'oro con una piccola medaglietta era nascosta dal pelo del petto. Rimase in disparte. Fu Pamela ad avvertire Jacotte: «È arrivato il bell'uomo», le disse.

Jacotte salutò velocemente Ebo, gli dette alcune istruzioni veloci e andò via. Ebo rimase appoggiato al suo fuoristrada in attesa di qualcosa.

Eva e Marilyn, le due ragazze di Marta, erano intorno a Pamela. Marilyn prendeva le misure, Eva scriveva. Marta era, invece, nella sala del camino, seduta al divano con un blocco da disegno sulle gambe e alcuni appunti che le aveva passato Jacotte poggiati sul divano. Lavorava in silenzio.

Gegè prese due grossi trolley dalla sua station wagon, uno in particolare era molto grande, quattro cassettoni impilato. Trascinò il primo, quello più piccolo, passando vicino alle due ragazze che continuavano a misurare ogni rotolo di Pamela. Un leggero segno di disprezzò sembrò apparire sulle sue sopracciglia regolate di fresco. Al secondo passaggio, trasportando il trolley gigante, quello che conteneva anche le luci da trucco, il gesto fu più marcato ancora.

Dopo pochi minuti arrivò Mario, il coiffeur personale di Jacotte e Margot. Lui non aveva un grosso bagaglio, solo un trolley a due cassetti. Era di casa e conosceva molto bene il salone di bellezza al primo piano. Mario non aveva mai vinto alcun premio Oscar, ma solo perché non lavorava nell'ambito cinematografico. Almeno non ancora.

Il citofono suonò per la terza volta. Aprì Ebo con il telecomando che aveva in tasca, senza nemmeno vedere chi fosse. Entrarono tre furgoncini bianchi "Culinary Delight Catering". L'ampio parcheggio sul retro della villa cominciò a riempirsi. Dal primo furgone scesero due ragazzi ben vestiti. Ebo andò loro incontro e dette istruzioni indicando l'infinito prato alle loro spalle. I tre si incamminarono nella stessa direzione. I due ragazzi poi fecero un cenno affermativo verso i due furgoni bianchi rimasti in attesa.

«Pamela seguimi, ti faccio vedere la tua stanza.», disse Margot. «Porta pure le tue borse.», Non era una stanza vera e propria. Era un mini appartamento situato a piano terra sul lato opposto della casa. Aveva anche un accesso diretto. Era composto da un soggiorno, con annessa una sala lettura con una ricca libreria a parete, due camere da letto matrimoniali comunicanti, un piccolo studio, una cucina abitabile e tre bagni. C'era anche una taverna ma quella Margot non la presentò.

Mentre Jacotte dava istruzioni a Gegè, indicandogli in quale delle stanze del nuovo appartamento di Pamela sistemare il suo camerino ambulante, entrò con sguardo investigativo e un grosso punto di domanda piantato in testa Balik Putu. Balik Putu notò subito la torta Saint Honorè ancora sulla tavola. Alzò lo sguardo al cielo e, ancora in abiti ordinari, prese il vassoio e lo portò in cucina per riporla in frigorifero e mettere al riparo quel che rimaneva. Nel frigorifero vide un fagotto unto, molto sospetto. Fece spazio per riporre la torta e tirò fuori il fagotto poggiandolo sul tavolo. Lo aprì molto lentamente, usando solo due dita. Dentro una palla lucida, color ambra scuro con venature marmoree più chiare. Si avvicinò per guardarla da vicino e poi la odorò una, due, tre volte. Fece una smorfia di disgusto. Si allontanò per prendere dalla dispensa un nuovo vassoio di plastica con un coperchio trasparente, poi, aiutandosi con due cucchiai trasferì la palla di fango indurito nel suo nuovo contenitore e la ripose in frigo. Finalmente si ritirò nel suo appartamento al piano intermedio parlando tra sé e sé in una lingua conosciuta a pochi. Riapparve dieci minuti più tardi, impeccabile nella sua inconfondibile uniforme con pantaloni neri e giacca caffè latte a righe sottili.

«Alfred!!!» urlò Jacotte, senza sorridere questa volta. «Eccoti qui, finalmente! Abbiamo un bel programma per oggi, serve il tuo aiuto!»

«Buon pomeriggio signora!» rispose con un inchino Balik Putu nato pronto.

The RockerWhere stories live. Discover now