Gula

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La pozza di sangue si allargò sotto i piedi di Noah.

Le viscere del cavaliere ricoprivano il pavimento e l'odore di bile e escrementi riempì la sala.

Guardando il risultato delle sue azioni il giovane si fermò un istante. Macchie rossastre coprivano le sue scarpe bianche. Altri schizzi erano arrivati più in alto, fino al suo petto.

Con fare pigro Noah aprì il suo inventario, estraendo un cambio di vesti puliti.

Molto meglio.

Pensò il giovane indossando i nuovi indumenti.

"Okay, possiamo andare."

Affermò Noah, voltandosi verso John.

"Posso farti solo una domanda? Perché non hai voluto che ti aiutassi?"

"So che il tuo ultimo scontro ti ha prosciugato, sia fisicamente che mentalmente. Era giusto così, ci copriamo le spalle a vicenda io e te, okay?"

"Va bene."

Uno accanto all'altro, i due proseguirono a passo spedito verso la porta dall'altro lato della stanza.

L'oscurità familiare li salutò, come una vecchia amica che non si vede da tempo immemore.

I ragazzi varcarono la soglia ma, al di là dell'uscio, nessun pavimento era lì per sorreggerli.

"Cazzoooo!"

Urlò John, cadendo nel vuoto.
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"Non potrebbero mettere delle indicazioni la prossima volta? Della serie "attenzione, pavimento bagnato" o... non so... "poco più avanti c'è un buco senza fine, state attenti alle ginocchia"?

Si lamentò John, sollevandosi da terra.

"È già la seconda volta che succede..."

"Appunto. Avresti potuto aspettartelo."

Rispose Noah sbadigliando.

Per la prima volta da quando avevano raggiunto quel luogo, i due si guardarono intorno.

Uno spazio buio, nel quale nessuna luce sembrava riuscire penetrare.

Nessun pavimento, nessun muro, nessun soffitto.

Niente.

Fu il vuoto stesso ad accoglierli al suo interno, come fosse una culla.

In un punto indefinibile, un piccolo trono bianco risaltava nel nero più totale.

"Ben venuti."

Sibilò una voce femminile.

Accanto al trono, lo spazio sembrò deformarsi, come fosse un pezzo di velluto tirato verso l'alto.

Lentamente, la sagoma di una donna andò a formarsi.

Le curve, accentuate dall'armatura in acciaio, facevano trasparire la sensualità della donna le cui fattezze erano celate. Una tuta in cuoio rosso ricopriva l'intero corpo del cavaliere e un elmo con due grosse corna le copriva il viso. Due grosse spade erano legate sulla sua schiena, andando a formare una grossa X.

"Mi presento, sono  Adephagia, ma voi potete chiamarmi Gola."

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ADEPHAGIA,
The Primordial Sin
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_________________________________ADEPHAGIA,The Primordial Sin_________________________________

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"Lo sai anche tu che manca solo una porta."

Disse Isabelle fissando Kevin.

Il giovane si accorse del leggero tremolio nelle parole della ragazza.

"Si..."

Rispose senza far trapelare alcun emozione.

Cosa ti ha fatto quello stronzo?

Si domandò Kevin.

Per un istante gli occhi del ragazzo si posarono sulla schiena di Isabelle. Nonostante la maglietta coprisse quasi completamente la pelle della giovane, a Kevin parve di intravedere un segno lungo e biancastro lungo la spalla sinistra, per poi scomparire sotto il tessuto.

"Andiamo a prendere quello stronzo."

Se il volto stoico di Isabelle non lasciava intravedere alcuna emozione, una luce nei suoi occhi tradiva i suoi veri sentimenti.

Vedendo una tale rabbia celata negli occhi della sua amica, Kevin fece un passo indietro, senza nemmeno accorgersene.

"Va bene:"

E spalancarono la porta.
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"Non me l'aspettavo così, sai..."

"Sì, lo so... tutti assumono che io sia un vecchio bavoso, che mangia e si abbuffa come un maiale... per l'amor di Dio, anche io ho una reputazione da mantenere!"

Sospirò Adephagia, incrociando le braccia sotto i seni.

"Non vorrei interrompervi ma sarei un po' di fretta."

Interruppe Noah, mostrando il proprio disinteresse.

"Non mi interessa se sei magra, grassa, uomo o donna. Tanto finirai come tutti gli altri fino ad ora."

"A sì? E come?"

"Come carne da macello."

E la scure si sollevò in aria.

I am the OverlordWhere stories live. Discover now