21.Is there someone else or not?

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SARAH


Avrei dovuto aiutare i ragazzi ma avevo già fatto troppo. Avevo procurato loro un telefono, mandato possibili richieste di aiuto ai loro amici di New York.
Avevo fatto di tutto, nonostante loro non lo meritassero affatto.

L'amore rende cechi e io ne sono la prova vivente.

Nonostante Mike si vedeva con altre io mi occupavo di lui e non vi sono spiegazioni plausibili ero semplicemente innamorata.
Sospiro mentre le porte del carcere si aprono, pronta ad incontrarlo di nuovo.
Mi siedo sempre al solito posto e lo aspetto.

-"Sarah"
dice lui sorridendomi, ma io non ricambiai anzi ero impassibile
-"Mike, come stai?"
-"Bene e tu?"
-"Volevo dirti che non verrò più a trovarti mi sembrava giusto avvisarti"
-"Perché?"
-"Perché ho bisogno di pensare a me stessa"
-"Ti prego Sarah, ci serve qualcuno"
-"Ho già fatto tutto il possibile"
-"Stanotte hanno trasferito Vincent,ha fatto una cazzo di sfuriata con un poliziotto, non ragiona più quel coglione"
-"E con questo?"
-"Non vedi come cazzo siamo ridotti? Tua sorella è riuscita però a scappare come sempre"
-"Mia sorella si è rivolta alle persone giuste, vanti di molta intelligenza perché non pensi tu a portare il vostro culo fuori da queste quattro mura"
-"Cazzo, sei proprio una stronza"
-"Si? Dopo tutto quello che ho fatto, mi dici anche che sono una stronza"
-"Ho fatto bene a scoparmi quella rossa, tanto nella vostra famiglia voi non valete un cazzo. Non valete nulla"
cerco di trattenere le mie lacrime
-"Sei uno schifo, io ho fatto di tutto ma adesso ti sto dicendo che non mi è più possibile.
A scuola sono indietro, la notte non riesco a dormire, ho bisogno di pausa. Capisci? Pausa"
-"Vattene"
Mi alzo velocemente dalla sedia, inizio a piagnucolare.
Non valete nulla.
Continuo a tirare su con il naso per tutto il tragitto dal carcere a casa mia.
Nonostante tutto quello che mi aveva riservato, proverò a fare un ultimo tentativo.
Mi lavo il viso e compongo il numero di Kendall.

-"Kendall?"
-"Dimmi Sarah"
dice dall'altra parte del telefono
-"Dove siete? Mi sono rotta il cazzo, deve tornare ed aiutarli"
-"Non ne so nulla, te l'ho già detto.Basta"
-"Allora perché non sei in casa?"
-"Credo di avertelo già spiegato, sono anche sicura che lo abbia fatto mia madre. Sono ad un corso di fotografia a Los Angeles"

-"Madlyn, so che sei lì cazzo,sono ancora tua sorella, merito almeno  qualcosa non credi? So che ho sbagliato.
So che mi stai sentendo.
Dove sei?
Mi manchi non riesco a stare senza te, ho bisogno del tuo aiuto Madlyn,torna"

Piango imperterrita ma la telefonata non si chiude, sentivo solo un silenzio assordante
-"Sarah, calmati ok?"
era ancora la voce di Kendall
-"Lei ti aiuterà, ma aiuterà te non intende aiutare nessun altro. Solo tempo al tempo. Chiaro Sarah?"
-"Si"
-"Pensa a te stessa"
Ed è qui che la telefonata giunge al termine.
Mi butto sul letto continuando a piangere.
Non so per quanto tempo ero rimasta lì a piangere.
Ero stremata, esausta.
Cerco tra la quantità di vestiti impilati un fazzoletto.
Che casino questa stanza.
Sento il rumore di qualcosa di prezioso cadere a terra. Abbasso lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime.
Era un braccialetto dai motivi rossi e rosa, con due iniziali M & S.
Era il braccialetto che mio padre aveva al braccio prima di partire, partire per Tokyo e non fare più ritorno.
Anche se non ne avevo la certezza, sapevo che era morto che era stato ucciso ,l'istinto da figlia mi dice cosi.
Ma perché era qui?
Lo indosso e asciugo le mie lacrime.

Kendall aveva ragione e avevo ragione anche io: Devo pensare a me stessa.
Pensare al mio futuro.
A fuggire e combinare qualcosa nella vita.

Questo avrei fatto, basta con tutte le cazzate adesso ci sono solo io.

Inizio facendo una lunga doccia e una maschera al viso, indosso un pigiamone enorme e caldo.
Prendo i miei libri e sospiro
-"Okay Sarah, sei pronta"

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