Il ricordo di Peter

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Una cameretta disordinata. La tipica stanza che si direbbe appartenere ad un adolescente scapestrato degli anni '80. Il pavimento era ricoperto da un tappeto di cartacce, miliardi di poster stavano appesi ai muri mentre altri erano arrotolati sulle mensole, piene di souvenir, statuette, action figure o soffici peluche. Era una camera dove il suo proprietario aveva vissuto dalla nascita fino a quel momento, curandosi di mantenere vicino a sé ogni importante ricordo d'infanzia. Se solo ci tenesse abbastanza da spolverarli un minimo e mantenere l'ordine.

Peter era in quella stanza, seduto su un cuscino e con la schiena poggiata al letto dietro di lui, mentre con sguardo pensieroso, distratto, rapito da altro, non rispondeva alle domande di un altra persona lì presente. Egli era un ragazzo poco più grande della sorella. Portava dei lunghi capelli castani raccolti in un codino mentre alcuni ciuffi erano lasciati liberi di viaggiare mossi dal ventilatore puntato direttamente sul suo viso.

- ...Pete? Tutto bene? - gli mise una mano sulla spalla, scuotendolo gentilmente. Lui stava disteso sul proprio letto, sfatto da giorni, mentre in mano teneva il controller di della playstation4, accesa e collegata al televisore rivolto verso i due.

- Eh...? Oh, Milo. Che c'è? - disse Peter tornando alla realtà.

- Dovrei dirlo io a te! Non ti stai muovendo. Dai che dobbiamo andare nel Nether! -

- Ah... sì, scusa! Stavo pensando ad una cosa... - disse Peter vago, guardando lo schermo del televisore. In quel momento, lui e Milo stavano giocando a Minecraft. Si erano presi un momento di pausa perché Milo voleva legarsi i capelli, visto il caldo di quella giornata estiva. Ma... per quanto tempo Peter stava in quello stato di trance?

Milo fece una espressione dubbiosa. Mise in pausa Minecraft e scese dal letto. Indossava una maglia a maniche corte nera con sopra stampato il logo della xbox.

Fece spazio fra una cartaccia e l'altra e, scoprendo quello che sembrava essere il reale pavimento, si sedette accanto al pensieroso bambino - a piccirì, è tutta la giornata che sembri un po' triste. Che succede? Dillo a papà! - disse Milo con un naturale accento siciliano.

Sentendo la frase "dillo a papà", venne spontaneo a Peter piangere ma per qualche strano motivo percepì l'obbligo di trattenersi. Fece solo un trattenuto singhiozzo che bloccò serrando le labbra e trattenne le lacrime chiudendo gli occhi, coprendosi il volto con le mani. Fece cadere a terra il controller.

Milo si allarmò. Non sapendo cosa fare e confuso da quella reazione improvvisa, mise una mano sulla spalla del bambino chiedendogli - ...tutto ok? - con tono più serio e preoccupato.

Fra un singhiozzo e l'altro, Peter rispose, senza però scoprire il suo volto - è... è che... ieri notte è... è successa una cosa particolare... e... e non l'ho capita... ma mi preoccupa e... mi ha spaventato e... non so cosa fare perché... mi sento male e... e... -

- Calmati, calmati... aspè... - Milo si alzò e prese un pacchetto di fazzoletti da vicino il comodino di fianco al suo letto.

Lo porse a Peter che con una mano lo rubò. Era rimasto solo un fazzoletto con cui il bambino si soffiò il naso e asciugò un po' di lacrime.

- Scusami... - disse il bambino dopo qualche secondo.

Milo sospirò - amunì... non ti scusare per il fazzoletto. Ne ho una confezione di ricambio da qualche parte... sotto quella... sotto quella pila di vestiti lì - disse indicando quella che in origine era la sua sedia. - Ora me lo dici che è successo? Non ti vedo mai piangere, parla col tuo migliore amico, ok? -

- Umh... ok...

Allora... è... difficile... ma ci provo... nemmeno io ho capito bene cosa è successo... -

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